1. GIOCHI PREZIOSI (E PERICOLOSI). IL PRESIDENTE DEL GENOA PERDE E EVOCA MAFIA CAPITALE: “A ROMA SUCCEDONO TROPPE COSE. NON VORREI FOSSE COINVOLTO ANCHE IL CALCIO” 2. DIETRO JUVENTUS E ROMA, IL NULLA CHE SGOMITA. NAINGOLAN, UNA MERAVIGLIA. IL MIGLIOR CENTROCAMPISTA DEL CAMPIONATO. GLI SI PERDONA PURE LA CRESTA COLOR PISCIO 3. TERZO PAREGGIO CONSECUTIVO DELLA JUVE. SCONTA DI QUESTI TEMPI LA PERDURANTE SINCOPE DI VIDAL, IL MOMENTO COSÌ COSÌ DI TEVEZ E LA MINORE FEROCIA DELLE FASCE 4. SI CHIAMANO GABBIADINI E RIZZO E GIOCANO NELLA SAMP. CONTE DEVE FARLI AZZURRI. SUBITO. IL GABBIA HA UN SINISTRO CHE SPAVENTA I PASSERI. RIZZO FA PENSARE A KAKÀ 5. QUESTA VOLTA IL RUBICONDO RAFA BENITEZ LASCIA IN PANCHINA HAMSIK E TIENE IN CAMPO QUATTRO SUOI SPAGNOLI. NON SERVE. E’ LA PARTITA DI MENEZ CHE AFFETTA IL NAPOLI

ENRICO PREZIOSI

Giancarlo Dotto per Dagospia

Basta poco per tornare alla pozione magica della serie “diamocela a bere”. Calcio di casa nostra. Dietro Juventus e Roma, il nulla che sgomita. La banda di Garcia, a Genova, rinuncia alle icone per darsi una camaleontica frenesia davanti innescata da quello strepitoso cartoon stile Mazinga, uno che scaglia petardi anche dal buco dell’ano. Naingoo ha carpito, rapito, colpito e trafitto. Una meraviglia. Il miglior centrocampista del campionato, a dir pochissimo.

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Gli si perdona pure la cresta color piscio (peggio solo il codino di Mexes). Terzo pareggio consecutivo della banda di Allegri che si conferma non inesorabile come quella di Conte. Meno furore e meno terrore (dell’uomo in panchina). Sconta di questi tempi la perdurante sincope di Vidal, il momento così così di Tevez e la minore ferocia delle fasce.

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Ottime notizie per Don Antonio. Si chiamano Gabbiadini e Rizzo e giocano nella Sampdoria. Conte deve farli azzurri. Subito. Il Gabbia ha un sinistro che spaventa i passeri. Non ha tatuaggi e questo vuol dire che si va a pelle. Il secondo ha tocchi, movenze e strappi che fanno pensare (esagero) a Kakà. Il bravo Mihajlovic che gioca a fare il duro per disdire la faccia bambaciona che si ritrova spiega che lo fa partire dalla panca per educarlo. Questa non è pedagogia, è masochismo.

La grandezza di un club. Si misura in tanti modi. Nella collezione dei trofei. Nella somma dei fenomeni. Nella capacità di condizionare direttamente e indirettamente tutto ciò che c’è prima, durante e dopo una partita. Infine nel  suo tasso di arroganza. La Juventus è un grande club. A fine partita due dirigenti bianconeri, Nedved in testa, prendono di petto l’arbitro Doveri che, per tutta la partita, fa battere calci d’angolo irregolari a Marchisio, incluso quello del gol, e “si dimentica”, nel finale, di mostrare il secondo e sacrosanto cartellino giallo a Vidal.

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E Benitez prende appunti. E’ una vita che succhia caramelloni e scribacchia chissà cosa su quel quaderno. Di fatto, resta il pallido leader di una squadra che non è mai stata capace di credersi grande per più di un mese. Fa e disfa. Prende la sberla anche a Milano.

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Questa volta il rubicondo Rafa lascia in panchina Hamsik e tiene in campo quattro suoi spagnoli. Non serve. E’ la partita di Menez. Il sosia di Casey Affleck affetta il Napoli. Liquidato come l’eterno incompiuto sembra aver trovato con l’anfetaminico Pippo il ruolo e le carezze giuste.

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Anche Preziosi parlò perché volle Dio. “A Roma succedono troppe cose. Non vorrei fosse coinvolto anche il calcio”.

GIOCHI PREZIOSI (E PERICOLOSI)

La Stampa.it - E a fine partita Preziosi non le manda a dire. «Troppe cose stanno succedendo a Roma... Non vorrei che fosse coinvolto anche il calcio», dice il presidente rossoblù alludendo alle vicende giudiziarie di “Mafia capitale”. L’arbitraggio di Banti non gli è piaciuto e non lo nasconde. «Mi spiace per l’arroganza di certi arbitri che vengono qua ed innervosiscono il pubblico», conclude. 

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