carolina kostner - alex schwazer

CI HO PENSATO DOPING - IL CAPO DELLA PROCURA DI BOLZANO SINTETIZZA COSÌ IL COMPORTAMENTO DI CARLINA KOSTNER E ALEX SCHWAZER: “LUI NON HA MAI DETTO LA VERITÀ E LEI HA MENTITO. MA NON ABBIAMO PROVE CHE SAPESSE DEL DOPING DEL FIDANZATO”

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Giuseppe Toti per il “Corriere della Sera”

 

ALEX SCHWAZER SPONSOR KINDER FERRERO ALEX SCHWAZER SPONSOR KINDER FERRERO

La fotografia esatta, nella sua estrema sintesi, l’ha scattata Guido Rispoli, capo della Procura di Bolzano, nell’intervista pubblicata ieri dalla Gazzetta dello Sport : «Schwazer non ha mai detto la verità, Carolina Kostner ha mentito ma non abbiamo sufficienti prove che sapesse del doping del suo ex fidanzato». Poche parole per spiegare tutto. Al di là di «confessioni esaustive» che non ci sono state e delle «clamorose discrepanze» in realtà minime, che non spostano di una virgola i pilastri della vicenda. 

dolore e rammarico per il suo errore alex schwazer ha al suo fianco il conforto della fidanzata carolina kostner e la famiglia e dolore e rammarico per il suo errore alex schwazer ha al suo fianco il conforto della fidanzata carolina kostner e la famiglia e


L’altoatesino, il 20 novembre scorso, è stato di nuovo ascoltato dalla procura antidoping del Coni: ma nelle 37 pagine di verbale ribadisce di aver fatto tutto da solo. Un «geniale» autodidatta — fermato per 3 anni e mezzo — a volersi bere tutto ciò che sostiene. «(...) Decisi di andare in Turchia perchè (...) i miei colleghi (marciatori russi, ndr) Borchin, Kanaykin e Morozov mi dissero che facevano uso di sostanze dopanti (...). Mi dissero di diventare russo per avere un’assistenza a 360 gradi, incluso il doping. Io raccontai la cosa alla mia fidanzata, a Didoni e Fiorella. Carolina mi disse di lasciar perdere quello che facevano gli altri e di concentrarmi su me stesso».

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Riguardo al giorno in cui nascose i farmaci in frigo e al fatto se Carolina fosse presente, Schwazer risponde di non ricordare. «Io comunque avevo le mie chiavi. Me le aveva date lei e io non le ho più ridate perché le ho perse nel 2013 (secondo la Kostner non le ha mai avute, ndr). (...) Io dissi però una bugia da subito dicendo che questa vitamina B12 doveva essere conservata in frigo. Lei si fidò di quello che avevo detto». 

ALEX SCHWAZER ALEX SCHWAZER


Sul 30 luglio fatidico a Oberstdorf e l’arrivo dell’ispettore della Wada, Schwazer spiega: «Potevano essere le nove. Dormivamo entrambi. Carolina si alzò per rispondere al citofono, io le dissi che se fosse stato il Dco (l’ispettore, ndr) doveva dirgli che io avevo dato la disponibilità a Racines e che non sono in casa. (...) Carolina rientrò dopo pochi minuti e mi guardò strana, forse un po’ turbata ma non arrabbiata».

 

Quando parla di Michele Ferrari, il medico inibito, Schwazer tira in ballo alcuni ciclisti italiani: «(...) Vidi personalmente Garzelli, Masciarelli Francesco e Bertagnolli in albergo in quei giorni (...). Tra novembre 2009 e dicembre 2010 andai a Ferrara per un test (...), Ferrari ricevette una telefonata da Enrico Franzoi (campione del mondo di ciclocross Under 23, ndr). Anche dopo il test (...) lui mi riparlò di questo Franzoi» 

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La Kostner è finita davanti alla Procura antidoping del Coni il 26 settembre scorso, ben due anni dopo la positività di Schwazer: tempo infinitamente (e stranamente) lungo. Diciotto pagine di verbale che sembravano avere «accontentato» il Coni, prima della randellata del deferimento e i 4 anni e 3 mesi di squalifica richiesti.

 

«Credo fossero le 7 di mattina (quando arrivò l’ispettore Wada, ndr), eravamo in cucina, stavamo facendo colazione... Fu Alex a dirmi che forse erano i Dco (la Wada, ndr). (...) Mi disse di dire che era a Racines in quanto aveva dato la sua disponibilità lì (...) Uscii dal mio appartamento sul pianerottolo (...) risposi che Alex non era in casa mia ma a casa sua (...). Non ricordo che dissi ad Alex di temere ripercussioni sulla mia persona (...). Non ho riflettuto e mi sono fidata della persona che amavo».

 

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Ancora: «Sono rientrata e ho esortato Alex ad andare a casa sua. (...) Quando uscii vidi che il Dco era ancora lì ma non ci parlammo. Al mio rientro vidi di nuovo il Dco ed essendo infastidita dalla situazione chiamai Alex (al telefono, ndr) per passarlo all’ispettore (...). Quando rientrai Alex era ancora lì, diventai ancora più infastidita e gli intimai nuovamente di andarsene». 


Risposta dal valore particolare: la Kostner racconta cose importanti che però ha taciuto l’anno prima ai magistrati di Bolzano. Sospettando di essere stata in qualche modo «imbeccata», i pm riconvocano l’atleta il 13 ottobre scorso e la interrogano per 10 ore. Alla Procura Coni Carolina aggiunge: «Non denunciai l’accaduto perché ritenevo che l’aver comunque fatto il controllo antidoping avesse reso inutile parlare del mancato controllo». Non v’è «certezza che sapesse», per i magistrati. Ce n’è abbastanza per il Coni per 51 mesi di stop. Il 16 gennaio il primo verdetto.