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Quanto sareste disposti a sborsare per un’opera d’arte? E quanto se invece si trattasse di un qualcosa che esiste solamente sotto forma di asset digitale? Qualcuno oggi ha staccato un assegno dall’importo pari a 69,3 milioni di dollari per “EVERYDAYS: THE FIRST 5000 DAYS, 2021” di Beeple, all’anagrafe Mike Winkelmann.
Ad ospitare l’asta la londinese Christie’s. Di cosa si tratta? Un NFT, acronimo di cui sentiremo parlare sempre più spesso. Per esteso si legge Non-Fungible Token. A conti fatti è un file, un collage di immagini dalla risoluzione complessiva pari a 21069×21069 pixel.
L’autenticità e l’unicità del pezzo sono certificati mediante l’impiego di una blockchain, tecnologia già alla base di criptovalute come Bitcoin.
Chi segue notizie e aggiornamenti su queste pagine non faticherà a ricordare che solo una decina di giorni fa un’altra opera di Beeple era stata venduta per 6,6 milioni dollari: un video da 10 secondi (di cui comprensibilmente non ne è stata diffusa alcuna copia) raffigurante Donald Trump sconfitto.
Ogni contenuto digitale può diventare un NFT, ogni categoria può avere il suo mercato, anche i post sui social network. Il primo pubblicato su Twitter dal CEO e fondatore Jack Dorsey è valutato almeno 2,5 milioni di dollari.
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