fausto salsano

LO RICONOSCETE? OGGI, CON UN CAPELLO TINTEGGIATO DI BIONDO, FA PARTE DELLO STAFF DI MANCINI. QUANDO ERA MORO HA VINTO ANCHE UNA COPPA ITALIA CON LA ROMA - HA GIOCATO INSIEME AL "MANCIO" ALLA SAMPDORIA, E LO HA SEGUITO NELLE DUE ESPERIENZE ALL'INTER, AL MANCHESTER CITY, AL GALATASARAY E ALLO ZENIT SAN PIETROBURGO. DI CHI SI TRATTA?

Da ilportico.it

 

Fausto Salsano ex centrocampista e ora assistente del Mancio in Nazionale

 

fausto salsano

Figlio di Ciccio, il guardiano dello stadio di Cava de’Tirreni, Salsano nasce il 19 dicembre 1962. Sin da piccolo ha la passione per il calcio. Cresce nella Pistoiese, per poi essere acquistato dalla Sampdoria nel 1979. Con la maglia dei blucerchiati colleziona 277 presenze, segnando 16 gol e vincendo 4 Coppe Italia e la Coppa delle Coppe. Dopo l'addio al calcio, nel 2000, Salsano entra nello staff dell'amico Mancini, che segue nelle due esperienze all'Inter, al Manchester City, al Galatasaray e allo Zenit San Pietroburgo. Nel maggio 2018 entra a far parte dello staff della Nazionale maggiore accompagnando nella sua nuova avventura il neo Ct.

 

 

SALSANO

Mario Sconcerti per calciomercato.com

fausto salsano

 

Nell’Italia c’è Mancini, ma ci sono anche Vialli, Evani, Lombardo, Salsano. Hanno giocato tutti nella stessa squadra, la Sampdoria. Stanno insieme da più di trent’anni, hanno ormai lo stesso senso della vita, di cosa li faccia divertire e li commuova. Non so quanto questa diversa storia del gruppo aiuterà a vincere, ma è un modo di gestire l’Italia che non c’è mai stato. 

 

Fino agli anni novanta i c.t. crescevano dentro la federazione, non erano presi dal campionato. Valcareggi aveva Bearzot come vice e Vicini come terzo. Quando gli subentrò Bearzot, Vicini divenne il suo vice, e via così. Li ho conosciuti bene, era gente brava ma in concorrenza, non so quanto riuscissero ad essere anche amici. Cambiò tutto con Sacchi, quando si cominciò a scegliere nel campionato.

fausto salsano

 

 

Grandi tecnici, TrapattoniLippi, che portavano con sé i loro assistenti, ma non propriamente amici o compagni di squadra. Mancini ha fatto una scelta tecnica che è stata molto personale, quindi pericolosa. Ma l’ha fatta rispondendo alla stessa convinzione di trent’anni fa, che in fondo a quel gruppo ci fosse un grande destino o niente. E lui aveva fin da allora scelto il tutto.

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