DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI…
1 – DA RECOBA A DIDA, DA VERON A CAFU: IL VECCHIO VIZIO DEL CALCIO FURBETTO
Giorgio Coluccia per “il Giornale”
Sarà che per i buchi neri del calcio il rettangolo di gioco è troppo stretto. È successo spesso di tracimare, di finire nel vortice di documenti e carte bollate, sospetti e norme bypassate in modo maldestro.
Uno dei casi più eclatanti risale al settembre del 2000, il brasiliano Warley Silva dos Santos fu fermato all'aeroporto Chopin di Varsavia mentre assieme ai compagni di squadra, in forza all'Udinese di Luigi De Canio, si era recato in Polonia per una partita di Coppa Uefa.
Un ufficiale della guardia di frontiera lo bloccò dopo aver scoperto che il suo passaporto portoghese era falso, addirittura era stato emesso negli anni Novanta da un funzionario lusitano mai esistito. Per il calcio italiano era scoppiato così il bubbone di passaportopoli, destinato ad allargarsi a macchia d'olio nelle stagioni successive a causa di naturalizzazioni illecite di tanti extracomunitari. Uno dopo l'altro, spuntarono anche pezzi grossi, come Recoba all'Inter, Veron alla Lazio, Dida al Milan, Cafu alla Roma.
La procura di Udine, una delle prime a occuparsi del caso, parlò apertamente di «passaporti di Topolino, utili a tanti giocatori stranieri per poter girare in Italia dopo aver falsificato tutta la trafila per richiederli».
E se Perugia tira dentro la Juve con Luis Suarez, nel 2012 l'indagine su Gonzalo Bergessio nacque a Fermo, nelle Marche, dove l'attaccante argentino del Catania (assieme ad altri calciatori professionisti) si sarebbe recato per provare a diventare cittadino italiano, presentando all'ufficio anagrafe una documentazione non autentica per la procedura.
cherubini nedved paratici foto mezzelani gmt 012
Secondo gli inquirenti, a spingerlo era stato il suo procuratore, Juan Carlos Pizzi, ovviamente di origini argentine e guardacaso residente a Fermo anche lui. Diversi procuratori dei calciatori, interessati più che mai ai trasferimenti, tornano spesso come protagonisti in queste storie, rivestendosi da faccendieri e titolari di pratiche, come accadde a Barend Krausz, fiorentino di origine polacca, per il noto caso Recoba all'Inter.
L'attaccante uruguaiano, stando alle carte processuali, da anni cercava di diventare comunitario e Krausz risolse l'intoppo in pochi giorni, forte di solide relazioni in Sudamerica e di un metodo rodato con diverse società italiane. Certo, poi ogni pedina aveva il suo lauto prezzo. Perché tra le righe dei documenti torbidi del pallone qualcuno ci guadagna sempre.
CHIELLINI SUAREZ BY BOCHICCHIO
2 – COSA RISCHIA LA SIGNORA DA UNA (PROBABILE) MULTA FINO ALLA RETROCESSIONE
Domenico Latagliata per “il Giornale”
Si era già mossa, la Procura della Federcalcio. E si muoverà ancora: inevitabilmente. Perché quanto accaduto ieri a Perugia non può non interessarle. Intanto, è giusto ricordare che a fine settembre la Figc aveva già aperto un'inchiesta sulla Juventus per la vicenda dell'esame «farsa» sostenuto da Luis Suarez all'università umbra per l'ottenimento della cittadinanza italiana: c'era insomma puzza di bruciato a tutti i livelli e gli 007 federali volevano vederci chiaro.
Adesso, complice la svolta nelle indagini della magistratura, vorranno approfondire e cercare di capire se la Juventus fosse a conoscenza degli accordi stipulati con l'ateneo così da avere elementi chiari sui quali innestare un eventuale procedimento. Altra bufera in arrivo, insomma.
Pur se la Signora rimane convinta di essere nel giusto e, nel comunicare l'iscrizione di Fabio Paratici (capo della sua area sport) nel registro degli indagati, ribadisce «con forza la correttezza del suo operato e confida che le indagini in corso contribuiranno a chiarire la sua posizione in tempi ragionevoli».
Non resta che attendere. Nel frattempo, vale la pena prendere in considerazione la norma del codice di Giustizia Sportiva che fa riferimento al caso dei bianconeri, ovvero il comma 7 dell'articolo 32 su «doveri e divieti in materia di tesseramenti, trasferimenti, cessioni e controlli societari». Qui, trattandosi di falsa attestazione di cittadinanza, si entra nel campo dell'illecito disciplinare. Con relative e inevitabili sanzioni.
In sintesi, la società bianconera potrebbe incorrere in una punizione più lieve (ovvero ammenda per responsabilità oggettiva; inibizione di qualche mese per i tesserati colpevoli; squalifica) oppure andare incontro ad altre pene molto più gravi che comportano «penalizzazione di uno o più punti in classifica; retrocessione all'ultimo posto in classifica del campionato di competenza o di qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria; esclusione dal campionato di competenza o da qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria; divieto di tesseramento di calciatori fino a un massimo di due periodi di trasferimento».
Si vedrà. Ricordando anche che nel corso degli anni per questioni analoghe non si è mai affondato oltre modo il coltello. Nel 2001, per esempio, scoppiò il caso dei passaporti falsi che investì tra i vari club anche l'Inter e Alvaro Recoba: la sentenza in primo grado della Commissione Disciplinare della Lega Calcio condannò al pagamento di ammende salate (da uno a tre miliardi delle vecchie lire) Udinese, Inter, Lazio, Roma, Sampdoria, Milan e Vicenza.
LUIS SUAREZ E L'ITALIANO BY OSHO
La sentenza venne confermata anche in sede di Corte d'Appello Federale. Ecco perché la sanzione più probabile per la Juventus è una multa molto salata nel caso in cui venisse confermato il legame tra la società bianconera e quanto avvenuto a Perugia. Un'ultima nota è legata al fatto che l'eventuale comportamento irregolare del club non avrà alterato la competizione sportiva, dato che il calciatore non è mai stato tesserato dalla Juve: questo però non basterà a escluderne l'ipotetico coinvolgimento e, di conseguenza, le relative sanzioni.
LUIS SUAREZ A PERUGIAWarley Silva dos Santos
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