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Francesco Persili per “Dagospia”
«Io finito? Chi lo dice non capisce nulla di calcio. Non sono secondo a nessuno. In Italia l’unico che mi fa divertire è Totti, che è al di fuori della norma». A Cassano basta un derby per riprendersi il centro della scena e tornare Fantantonio. Settantacinque minuti da urlo tra fantasie d’artista e rifiniture alla Hidgekuti.
Regista d’attacco e cesellatore di assist per i gol di Soriano ed Eder. La Sampdoria gira intorno a lui. La sua classe aggiunge uno scatto creativo alla squadra. Perché Cassano quando torna indietro a prendersi il pallone, sposta in avanti la squadra. I compagni lo conoscono. Prendono coraggio e si buttano dentro. Lui sente l’avversario e crea attesa. Piede sulla palla e coscia che pompa. Una carezza, e il pallone ti arriva con i giri giusti sulla corsa. Una magia, e sei a tu per tu con il portiere.
Cassano è la rottura della monotonia tattica, il colpo che anticipa la ragione, rivelazione d’assoluto e segno spregiudicato di un talento che non si può spegnere. Piuttosto consumare, sperperare. «Genio allo stato puro», il comico-calciatore Gene Gnocchi, il Savicevic della Bassa, santifica la riapparizione del Peter Pan di Bari Vecchia. Uno che non è mai stato come gli altri fin da quando aveva cinque anni e giocava con quelli più grandi perché lui li faceva vincere. Fuori dal mucchio, mai conforme, straordinariamente diverso. Un funambolo sempre in bilico tra volo e schianto, ovazioni e pernacchie.
Lo avevamo archiviato dopo il mondiale in Brasile come il più grande rimpianto del calcio italiano degli ultimi 20 anni, in settimana le foto del suo arrivo a Madrid nel gennaio di 10 anni fa con il pellicciotto beige Dolce&Gabbana da 3mila euro avevano scatenato nuove ironie, le immagini di queste domeniche lo mostravano imbolsito e immalinconito. Ne parlavamo ormai al passato.
Mentre lui, sempre duro a morire, con volontà e voluttà di stupire, ci dava dentro. «Durante le feste mi sono messo a correre, ho perso un chilo. A 33 anni ho capito che mi devo sacrificare, se l’avessi capito a 20 anni…». Con Zenga non c’era feeling, l’arrivo dell’ex compagno Montella sulla panchina della Samp è stato il gong che lo ha rimesso al centro del ring: «Lui mi fa partire alla pari con gli altri. Se sto bene, gioco sempre. Sono uno che fa ancora la differenza».
Fantantonio è cresciuto, Fantantonio è tornato. «Non so se è meglio il film di Zalone o i piedi di mio marito…», scrive la moglie Carolina Marcialis su Twitter. Lo sberleffo sempre incorporato nel dribbling, divertimento e leggerezza da sperperare, as usual, Cassano torna ad incantare col suo calcio strafottente e monello e non rinuncia a fare un pensierino alla Nazionale: «Voglio giocarmi le mie carte…». Croce e delizia, vertigine e rimpianto. Questo è Fantantonio. Prendere o lasciare. (Prendere sempre, naturalmente)
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