LE (FERRO)VIE DELL’ARTE SONO INFINITE – RITROVATE TELE DI GUAGUIN E BONNARD: UN EX OPERAIO FIAT LE AVEVA ACQUISTATE AD UN’ASTA DI OGGETTI SMARRITI DELLE FERROVIE DELLO STATO NEL 1975 PER 45 MILA LIRE – OGGI I QUADRI VALGONO TRA I 30 E I 40 MILIONI DI EURO

Grazia Longo per ‘La Stampa'

«Lo confesso: aver apprezzato e comprato due capolavori senza sapere che lo erano, da semplice operaio, mi rende molto orgoglioso». Linguaggio semplice ma argomenti forti per Nicolò, 70 anni, proprietario a sua insaputa di un Gauguin e un Bonnard. Ci sono miracoli che si nutrono di cultura e di arte anche se ti guadagnavi da vivere alla catena di montaggio della Fiat.

Come dimostra la storia di Nicolò (il nome è di fantasia: «Ho paura, ci sono troppi soldi in ballo») a un passo dal diventare milionario. I quadri di Paul Gauguin e Pierre Bonnard, scelti e comprati tra gli oggetti smarriti sui treni, per 45 mila lire nel 1975, valgono tra i 30 e i 40 milioni di euro. «Ma al di là della possibile ricchezza - confessa l'ex operaio oggi in pensione -, la cosa che più mi rallegra è l'orgoglio per l'acquisto e il piacere di aver convissuto così a lungo con due capolavori».

Per 39 anni li ha ammirati nel salotto di casa, prima a Torino dov'era emigrato, poi, una volta pensionato, in Sicilia. «Di recente mio figlio ha scoperto che possedevo un tesoro e così abbiamo avvertito i carabinieri». Ed ecco che i militari della Tutela patrimonio culturale, agli ordini del generale Mariano Mossa, hanno ricostruito la storia.

Rubate il 6 giugno 1970 a Londra ai coniugi Marks e Kennedy (che risultano senza eredi e dove Marks sta per Marks & Spencer, quelli della catena di grandi magazzini) e ritrovate su una carrozza del Parigi-Torino (i corrieri-ladri sono stati disturbati?), le due preziose ma sconosciute tele finiscono abbandonate in un deposito delle Ferrovie e all'asta. Non risultavano nella banca dati delle opere da cercare, ma poi è emerso che sono dei maestri dell'Impressionismo e dei Nabis Paul Gauguin e Pierre Bonnard, il «Fruits sur une table ou nature au petit chien» e «La femme aux deux fauteuils».

«Sono sempre stato curioso e appassionato di pittura - ricorda il pensionato-. Non ero tipo bar o da giochi di carte con gli amici e così, finito il turno a Mirafiori, giravo tra i mercatini dove c'erano quadri e disegni degli studenti dell'Accademia di Belle arti e due volte all'anno andavo all'asta delle Ferrovie in via Sacchi. Duravano anche due settimane, tanta era la roba dimenticata. E pensi che l'annuncio dell'asta, con tanto di elenco degli oggetti in vendita, lo leggevo proprio su La Stampa».

I due appuntamenti annuali si rivelano fonte di enorme soddisfazione. «A parte diversi quadri, ho comprato di tutto. Una collezione di pipe, bastoni da passeggio e un oftalmoscopio degli Anni 30. Nel mio cuore però al primo posto ci sono sempre state quelle due tele di cui mi sono innamorato a prima vista».

Meglio ancora di una vincita alla lotteria. «Eh sì, perché sarò pure stato fortunato, ma ho avuto buon gusto. A dirla tutta le ho anche pagate meno del prezzo iniziale». Possibile? «Certo, il prezzo base era di 60 mila lire, ma non ho alzato la mano perché sapevo che se andava deserta la prima, si faceva una seconda offerta con il 20% di sconto. E infatti la seconda vendita è partita da 40 mila lire: a quel punto è partita una gara con un altro signore a colpi di 100 e 500 lire, fino appunto ad arrivare a 45 mila lire. Era comunque una bella cifra, calcolando che oggi corrisponderebbe a 300 euro. Ma mi piaceva l'idea di investire nelle cose belle».

Un interesse talmente profondo da essere stato trasmesso ai due figli. Una è laureata in Storia dell'arte, l'altro si è improvvisato detective e ha capito che le «croste» in realtà erano state realizzate da due stelle dell'Impressionismo e dei Nabis. La ricerca non è stata semplice, ma ancora una volta è cominciata dall'amore per l'arte.
«Un pomeriggio, sfogliando una monografia di Bonnard, mi sono accorto che il giardino dove lui era raffigurato assomigliava incredibilmente a quello del quadro appeso in salotto.

Ed è stato mio figlio a dirmi: "Ma allora l'autore è Bonnard, non Bonnato o Bonatto come leggevamo noi e come il professore delle superiori a Torino mi aveva suggerito, scambiandolo per l'opera di un piemontese dell'800". A quel punto mio figlio ha proseguito le ricerche e si è insospettito pure dell'altro quadro». Quello di Gauguin, non firmato, ma con un minuscolo cagnolino rosso in basso a destra. «Mio figlio ha scoperto che ricorreva anche in alcune lettere di Gauguin e e ha confrontato la sua grafia con quella della dedica a una contessa, sul quadro. Era la sua!».

Immediata la segnalazione ai carabinieri della Tutela Patrimonio culturale che hanno svelato tutta la verità. È grazie al lavoro dell'Arma se i due capolavori sono stati svelati al pubblico. Ieri mattina a togliere il drappo rosso c'era il ministro dei beni culturali Dario Franceschini. «Ho visto il filmato al Tg e mi sono commosso», conclude Nicolò. E ora per lui - se la procura di Roma confermerà che il suo è stato «un acquisto inconsapevole» - si spalancano le porte della ricchezza. «Tenerli? È impossibile».

 

 

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