FLASH – LA DISPERATA CACCIA AI VOTI PER ELEGGERE SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA RAI FA UN’ALTRA…
MAURIZIO STEFANINI per Libero Quotidiano
Si fa sempre più probabile l' elezione di Jair Bolsonaro a presidente del Brasile, ed uno dei segnali più importanti è nella quantità e qualità di gente che gli sta dichiarando il suo appoggio per il ballottaggio. Ovviamente qualcuna di queste posizioni è più uno «strano ma vero» che altro.
Il fratellastro di Obama Malik che ha espresso il suo appoggio a Bolsonaro via Twitter, ad esempio, in realtà non apporta neanche il suo voto, visto che di cittadinanze ha solo quelle kenyana e Usa: non quella brasiliana. Peraltro, dopo che si era già dichiarato pro Trump nel 2016 non rappresenta neanche una novità.
Più clamoroso è invece il sempre più massiccio appoggio espresso da campioni sportivi. Non solo calciatori come Ronaldinho, Cafu, Rivaldo, Felipe Melo, Lucas Moura, Edmundo ma anche l' ex campione del mondo di Fornula 1 Emerson Fittipaldi, che lo è andato anche a trovare in ospedale dopo la coltellata ricevuta, facendosi fotografare assieme a lui con addosso il numero 17 del suo bollettino elettorale! Questo è il numero che desidero per i miei figli e per le prossime generazioni di brasiliani», ha detto.
VENDETTA CATALANA Tra tutti il pioniere è stato Felipe Melo, che lo fece addirittura nel 2017 attraverso un video su Instagram, col vantaggio che la sua pelle scura come quella di Ronaldinho, Felipe Melo o Lucas Moura può far gioco rispetto all' immagine di razzista del candidato di destra. Peraltro l' adesione data via Twitter da Moura, giocatore del Tottenham, è tutto tranne che di tono estremista. «Nessun candidato è il salvatore della patria, ma credo che sia necessario un cambio radicale». E sull' immagine di razzista: «Se lo fosse, sarebbe in carcere».
Più sfumata è l' immagine di Romario e Bebeto: eletti rispettivamente senatore e deputato per un partito che si chiama Podemos ma che sta a destra e sta schierandosi massicciamente con Bolsonaro. Loro però evitano prese di posizione nette, e Romario dice solo che sta «con la democrazia».
La posizione pro-Bolsonaro sta creando problemi a Ronaldinho e Rivaldo, che dopo aver smesso di giocare hanno firmato tutti e due con il Barcellona un lucroso contratto commerciale di «ambasciatori» a livello mondiale. Senza avere il coraggio di condannarli apertamente, ha iniziato però a diminuire la presenza di Ronaldinho in eventi con sponsor o anche in partite amichevoli tra vecchie glorie.
EX COMUNISTI Peraltro, anche nelle nazionali maschili di pallavolo e pallacanestro sono venuti importanti appoggi per Bolsonaro, anche se ovviamente i relativi nomi a livello planetario non sono altrettanto mediatici. Perfino nel Corinthians sono saltati fuori due giocatori che hanno chiesto di votare per l' ex-capitano dei paracadutisti.
Squadra tradizionalmente di sinistra, all' epoca di Socrates i Corinthians avevano addirittura costituito una sorta di collettivo per l' autogestione dei giocatori che era stato battezzato «Democrazia Corinthiana», e il detenuto Lula ne è notoriamente un tifoso accanito. Sostanzialmente, l' unico calciatore che ha preso una posizione pesante contro Bolsonaro è Juninho Pernambucano, già giocatore dell' Olympique Lyon, che si è scandalizzato alla sola idea di vedere «giocatori e ex-giocatori di destra»: «Noi veniamo dal basso, siamo popolo. Come possiamo metterci dall' altra parte?
Appoggerai il fascista Bolsonaro, fratello?». L' evangelica voce che grida nel deserto.
Nel frattempo, pallone a parte, cresce in Brasile anche l' aspettativa per ciò che l' elezione di Bolsonaro potrebbe rappresentare a proposito dell' estradizione di Cesare Battisti, dopo che lo stesso Bolsonaro su Twitter ha ribadito il suo «impegno a estradare il terrorista Cesare Battisti, amato dalla sinistra brasiliana, immediatamente in caso di vittoria alle elezioni».
Intervistato da Afp, l' ex- terrorista ha detto che Bolsonaro «non ha niente a che fare con la questione perché non è lui che decide». «Non mi preoccupo perché non è l' esecutivo che decide su questo in questo momento, è la magistratura». In realtà, non è proprio così. Nel 2010 era stato Lula che nell' ultimo giorno del suo mandato aveva respinto la richiesta di estradizione di Battisti decisa all' epoca dalla Corte suprema, per decreto.
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