DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Elmar Bergonzini per gazzetta.it
Esultanze, minacce, sfottò, provocazioni. E poi tante, tante scuse. Germania-Svezia, decisa al 95' dal gol magia di Kroos, porta con sé un camion di micro-storie. Troppe emozioni, troppe sensazioni contrastanti per viverla normalmente. La più brutta riguarda, suo malgrado, lo svedese (ma di origini turche) Jimmy Durmaz, entrato a pochi minuti dalla fine per mantenere l'1-1. Quando Werner, a una manciata di secondi dalla fine, lo ha puntato, lui lo ha buttato giù. Punizione e gol di Kroos. E sui social, come troppo spesso accade, gli utenti lo individuano come capro espiatorio.
POLEMICHE — In pochi minuti sono arrivati migliaia di messaggi contro Durmaz. Eppure i compagni si sono schierati tutti con lui, a partire da Ekdal: “Vinciamo e perdiamo da squadra, non c'è nulla di negativo da dire su di lui”. Guidetti se la prende invece con il popolo dei social: “Durmaz corre e si sbatte per tutta la partita, è davvero idiota odiarlo per quel fallo”. Insulti e minacce si sono però sprecate a tal punto che perfino la Fifa, su twitter ha pubblicato un post a riguardo:
“Durmaz ha ricevuto oltre 3000 commenti sotto il suo ultimo post su Instagram, fra i quali minacce di morte e offese razziali”. Alla nazionale svedese, molto più del fallo di Durmaz, ha dato fastidio l'atteggiamento di alcuni tedeschi in panchina. Georg Behlau e Uli Voigt (due membri della DFB), alla rete di Kroos, hanno esultato provocando la panchina avversaria.
L'allenatore della Svezia Janne Anderson non ha affatto apprezzato: “Bisognerebbe rispettare l'avversario con cui si è combattuto per 95 minuti”. Anche Emil Forsberg, numero 10 degli svedesi che gioca in Bundesliga col Lipsia, si è detto indignato: “Un comportamento schifoso, hanno mancato di rispetto”. Pochi minuti dopo la mezzanotte la DFB ha chiesto scusa su twitter: “È stata una partita emozionante. Alla fine alcune manifestazioni di gioia rivolte alla panchina svedese sono state eccessive. Non è questo il nostro stile. Per questo ci siamo scusati con loro”.
I GIOCATORI — A fine partita i tedeschi non hanno però pensato solo a festeggiare. I giocatori della Mannschaft si sono tolti un peso dallo stomaco. Hanno rischiato di uscire, per la prima volta nella storia, alla fase a gironi. Il pareggio, infatti, non li avrebbe estromessi aritmeticamente, ma li avrebbe esposti a un pareggio di comodo fra Messico e Svezia.
Eppure Kroos ha voluto mandare un messaggio chiaro a chi, dopo la sconfitta all'esordio, era stato disfattista: “Si ha la sensazione che in molti sarebbero stati contenti se fossimo stati eliminati. Cerco sempre di evitare di vedere la tv e leggere i giornali dopo le partite. Prende parola certa gente... Si sentono tutti esperti, e mi riferisco anche a quelli che scrivono. Ho la sensazione che sia più divertente parlare e scrivere male di noi. Non veniamo aiutati da tutti questi signori”. Reus, autore del momentaneo 1-1 ha provato a essere più diplomatico: “Per me ha ragione Kroos, molti volevano la nostra eliminazione già ai gironi. Ora però sinceramente non me ne frega nulla. Volevamo e dovevamo vincere e ce l'abbiamo fatta”.
RETROSCENA — Quel gol di Kroos che può cambiare il destino tedesco ai mondiali non è però arrivato per caso, come raccontato dal centrocampista del Real Madrid alla tv tedesca: “Prima di calciare la punizione ho parlato con Reus – ha raccontato –. Abbiamo notato che per tutta la partita la loro difesa liberava bene l'area sui nostri cross.
Per questo Reus mi ha detto che aveva intenzione di calciare direttamente in porta. Io gli ho risposto che non ero convinto fosse una buona idea. Per questo abbiamo deciso di toccarla leggermente per avere un angolo migliore per il tiro. Per fortuna è andata bene. So che Hummels dalla panchina urlava che dovevamo crossare, ma non l'ho ignorato, non l'ho proprio sentito”. Difficile che Mats gliene faccia una colpa. Anche se sarebbe l'ennesima micro-storia di questo incredibile Germania-Svezi
2. DURMAZ
Matteo Dalla Vite per la Gazzetta dello Sport
L a sconfitta all’ultimo minuto? Sì, ok, ha fatto male. Ma peggio, molto peggio, hanno potuto gli insulti a sfondo razzista con minacce di morte lanciati verso Jimmy Durmaz, autore del fallo che ha portato alla punizione-gol di Kroos.
Social invasi da un minuto dopo il k.o., a tal punto che: a) la Fifa ha segnalato questa orribile esondazione urbi et orbi arrivata a oltre 4.000 messaggi; b) ieri, nel ritiro di Gelendzjik, tutta la squadra si è riunita proprio dietro a Durmaz, ala di origini aramaiche, in un simbolico abbraccio. Scena esemplare di lotta al razzismo.
IL DISCORSO Durmaz ha preso il microfono davanti alla stampa con alle spalle la squadra schierata. «Sono un giocatore di calcio ed essere criticati è qualcosa con cui viviamo, fa parte del nostro lavoro, succede.
Ma essere chiamato suicida-esplosivo, minacciare la mia famiglia, i miei figli e ricevere minacce di omicidio è assolutamente inaccettabile. Sono svedese e con orgoglio indosso la nostra maglia e la nostra bandiera. Poi, allo stesso tempo, vorrei ringraziare tutte le persone meravigliose là fuori che diffondono gioia. Siamo uniti, siamo svedesi e “Fuck Racism”». Slogan condivisibile e comprensibile a tutti.
PROBLEMA CULTURALE Una serata che si era conclusa con una mezza rissa subito dopo il fischio finale (due membri della delegazione tedesca erano andati ad esultare verso la panchina svedese provocando prima il parapiglia e poi le scuse ufficiali, ieri, della federcalcio tedesca) ha quindi avuto strascichi peggiori, esecrabili. «Sono incredibilmente preoccupato - dice Berg -. Ci siamo seduti a parlarne a lungo al mattino, io, lui, Olsson e Thelin. È terribile che le persone abbiamo certi pensieri. È un problema culturale e va affrontato adesso».
MI VERGOGNO E poi, ecco l’ex Cagliari e Bologna Albin Ekdal: «Si vince e si perde in undici, non c’è nulla di negativo da dire su di lui». E ancora John Guidetti: «Corre e si sbatte per tutta la gara, è idiota odiarlo per quel fallo». E Sebastian Larsson: «Mi vergogno della Svezia». Davanti a questa esondazione d’odio risultano più che subordinati i dubbi svedesi sulla Var non interpellata dall’arbitro Marciniak per il fallo di Boateng su Berg. «È assurdo che un sistema così non sia utilizzato» ha detto nella notte di Sochi Guidetti. «C’è uniformità di applicazione o no?» diceva Ekdal. Ma ieri, per fortuna, la lotta al razzismo ha prevalso
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