DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
Giampiero Boniperti si era un po' perso nella nebbia del tempo. Era stato il miglior giocatore degli anni Cinquanta ma erano stati anni duri. La Nazionale giocava tre partite l' anno, c' era poca comunicazione, nessuna televisione. Le cose accadevano solo per chi era sul posto. Per questo Boniperti è stato quasi soltanto un eroe juventino, quindici anni da giocatore e poi due lunghe gestioni da presidente.
Ma ai suoi addendi manca il totale e quello dice che fu un grande centravanti. Era abbastanza alto per i tempi, 1.75, aveva un fisico compatto. Non spaventava i difensori, ma ne anticipava gli sbagli.
Ha debuttato talmente giovane che quando si trovò contro la Triestina, Memo Trevisan, una pasta d' uomo ma burbero, gli gridò «cosa fai Puparìn nella mia area di rigore, torna nella tua». E il ragazzo Boniperti tornò nell' area della Juve. Dove trovò Parola che gli gridò ancora: «Va lassù falabrac (lazzarone)».
Boniperti aveva stacco, tecnica, forza, ma anche tempo nella paura. Una volta, contro il Padova di Nereo Rocco, in piena area vide arrivare un pallone dalla destra che sembrava buono. Il problema era che si era già mosso su di lui Scagnellato, difensore duro.
Boniperti vide la montagna arrivargli addosso e reagì d' istinto, non si mosse. Nel frattempo alle sue spalle si era messo in movimento anche Azzini in rovesciata per anticiparlo. Il risultato fu che Azzini finì con un calcio sulla faccia di Scagnellato e con la palla tra i piedi di Boniperti che non si era mosso. E fu gol.
Sulle rovesciata c' è una storia bellissima che riguarda il suo grande amico Parola. Ricordate la figurina Panini diventata icona, quella in cui Parola vola compiendo un' incredibile rovesciata? Dopo anni di uso di quell' immagine, l' imprenditore che era dentro Boniperti aveva fatto i conti e non sopportava più l' insulto commerciale. Cercò l' editore Panini, lo trovò e gli chiese: «Si rende conto quanti soldi lei deve a Parola per lo sfruttamento di quella foto?».
Panini ci pensò. Pochi mesi dopo alla famiglia Parola arrivò un assegno da cento milioni.
Nella Juve giocò centravanti fino al 1957, da qualche tempo segnava meno, la Juve aveva deciso di rinnovarsi. Arrivarono Charles e Sivori.
Charles era il giocatore più alto che la Juve avesse mai avuto. Quando arrivò fu portato a casa del capitano Boniperti per una prima conoscenza. Boniperti rimase stupito dal fisico di Charles. Lo guardò per qualche minuto poi gli disse: «Quando salti ricordati sempre di allargare i gomiti.
Li butti tutti a terra come birilli». Con la Juve Boniperti ha vinto 14 campionati. Fu poi un presidente pignolo, intrigante, a volte ingombrante perché si occupava di tutto, anche degli spazi di gioco. A Trapattoni chiese perché Di Livio e Marocchi giocavano così vicini: non era meglio che ognuno tenesse il proprio spazio? Il Trap disse: «Presidente, stanno vicini perché così dal centro non passa nessuno, al massimo vanno sulla fascia e lì li prendiamo dieci metri dopo». Boniperti rimase colpito, capì che il calcio era cambiato.
Il suo tempo svoltò con il Mondiale del 1982. Era abituato a risolvere l' aggiornamento dei contratti in un pomeriggio. La sua stanza di venti metri quadri sempre piena del fumo di sigarette e un contratto già compilato sulla scrivania dove mancava solo la firma del giocatore. Si entrava, si cercava di discutere, lui guardava, chiedeva, dava improvvisamente del lei: «Sa dove si trova? Con chi gioca? Firmi, grazie».
E fuori dalla porta c' era il suo assistente Giuliano a ributtare dentro chi se ne andava arrabbiato.
boniperti con lapo e jaki elkann
Nell' estate dell' 82 la Juve aveva però due suoi campioni del mondo che si presentarono con l' agente. Era cominciato un altro calcio. Boniperti lo capì subito, ma non lo accettò mai.
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