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Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
L'Inter non è più sotto il controllo di De Boer. E mi viene sinceramente il sospetto che non abbia nemmeno voglia delle sue attenzioni. Non è una squadra guidata, è solo una squadra che gioca a soggetto, stanca dal primo minuto, svogliata e confusa. Poche volte i giocatori boicottano un allenatore, molte volte lo abbandonano alle sue idee, non le condividono, non le capiscono, non sanno realizzarle, e fanno un passo indietro, come si dimenticassero di lui.
L' Inter mi sembra a questo livello, non ha interesse per il destino di De Boer e nemmeno per se stessa perché l'incompiutezza di De Boer copre le colpe di tutti. Date un alibi ai giocatori e lo useranno contro di voi. Il problema non è se De Boer sia un buon allenatore o meno ma se possa o no recuperare un rapporto con la sua squadra attuale. A me sembra di no.
È evidente che allenatore e squadra parlano linguaggi diversi, che non c' è complicità. Ognuno si fa i fatti propri nella speranza che qualche volta collimino. Ma esistono gli avversari, esiste la voglia di correre, la necessità di muoversi con ordine. Questo manca all' Inter. Non è un problema di schema, qui l' errore è dovunque. È qui che scompare De Boer, in questo infinito lattiginoso che non è mai riuscito a controllare.
DE BOER DURANTE INTER JUVENTUS
Oggi i soldati di una squadra sono più importanti dei generali, ma anche Alessandro, anche Cesare, furono uccisi dai loro compagni. Figuriamoci De Boer che si è trovato in mezzo a una Babilonia di lingue e di ambizioni opposte senza avere né i mezzi per difendersi, né una società. L'Inter di oggi, come il Milan di domani, sono oggetti dove un padrone di altri continenti cerca solo la grande conquista, la massima evidenza, non il rifugio per il gossip atletico che affonda una squadra.
Ma De Boer è andato oltre. Pace alla sua bravura di fondo, non è in discussione e francamente interessa a pochi. Ma guerra profonda al suo sbando, alle conseguenze illetterate della sua gestione. Si dice, ma chi al posto suo? È una cattiva domanda. Al posto suo deve andare la responsabilità dei giocatori, il loro non avere più alibi. Altrimenti avremo sbagliato tutti, chi ha comprato e chi ha avuto fiducia. E non siamo tutti scemi.
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