DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Paolo Tomaselli per corriere.it
Allora le antiche mura di un regno crollano davvero così, dopo nove anni? Mattone dopo mattone, pareggio dopo pareggio, nelle fredde serate di una stanca tournée di provincia fra Crotone, Benevento e Verona, la Juventus sta smontando il palco sul quale per nove volte di fila ha celebrato lo scudetto: la retorica di certi momenti, l’anomalia di una stagione in cui le cose possono cambiare in fretta e l’aritmetica consigliano di non dare per spacciata la Juve.
Ma realisticamente quella di Pirlo, che ha 8 punti in meno di Sarri e 17 in meno dell’ultimo Allegri, sembra sempre di più una squadra che non sa per cosa combatte. E dopo il pareggio con il fiatone di Verona — durante il quale Juric come sempre ha telecomandato i suoi in ogni contrasto o passaggio, mentre il silenzioso Pirlo, per sua stessa ammissione, ha chiesto a Ronaldo e Alex Sandro di dare una sveglia ai più giovani — ha anche poca voglia di darsi delle risposte.
Così l’Inter con gli stessi 56 punti fatti un anno fa, adesso è davanti di 10, con una partita ancora da recuperare per la Juventus, il 17 marzo contro il Napoli. Senza contare che l’ingorgo con Roma, Milan e Atalanta in zona Champions consiglia grande prudenza a Madama, perché una resterà fuori dalle prime quattro.
Non si può dire che Pirlo e il suo staff non abbiano provato a costruire qualcosa di duraturo: prima della trasferta persa a Napoli il 13 febbraio, i bianconeri hanno vinto 10 partite su 11, conquistato la Supercoppa e la finale di Coppa Italia. I malanni assortiti e in contemporanea di Chiellini, Bonucci, Dybala, Cuadrado, Arthur e Morata però le hanno tolto certezze, leadership, idee ed energia: appena è arrivato il momento di capire la consistenza dei vari Ramsey, Rabiot, Bentancur o Bernardeschi, la stoffa si è rivelata quel che è: molto cara, ma poco adatta per andare in battaglia senza sentirsi a nudo.
Ronaldo non ha mai segnato con questa frequenza ma con un centrocampo così piatto alle spalle non basta. E tutto quello che ha attorno sicuramente non basta a lui: David Bechkam ha detto che vuole Cristiano e Messi nella sua Inter Miami. Il portoghese ha un altro anno di contratto a 60 milioni lordi, ma davanti, dopo le sfide allo Stadium contro Spezia e Lazio, c’è già un primo spartiacque: non superare il Porto e fermarsi quindi per due volte di fila agli ottavi di Champions aprirebbe un’altra crisi, profonda e dagli esiti non scontati: per il futuro di Ronaldo, di Pirlo, ma anche del direttore Paratici, in scadenza di contratto, che ha costruito questa Juve pensando più alla convenienza economica di certe operazioni che alla loro efficacia. Avere una fuoriserie come CR7, ma dover risparmiare sulla benzina: i regni possono crollare anche così. Per dei calcoli sbagliati.
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