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Stefano Mancini per "lastampa.it"
La Formula 1 è un mondo maschilista, basta accendere la tv un quarto d'ora prima di un Gran premio per farsi un'idea: sulla griglia di partenza ci sono 22 piloti maschi pronti a guidare a 300 all'ora, circondati ognuno da una ventina tra ingegneri e meccanici maschi che ripassano strategie, cambiano gomme e fanno le ultime verifiche tecniche. E davanti a ogni monoposto c'è una ragazza scosciata e/o scollata che regge un cartello con il numero del pilota e sorride ai fotografi. Il ruolo femminile nel mondo dei motori salvo rare eccezioni si limita a questo: un accessorio estetico.
Quando torno a casa dalle trasferte di F1 sento i commenti invidiosi dei colleghi, ''certo che tu te la spassi''. Non è esattamente così: le grid-girl (impossibile italianizzarle in "grigline") arrivano su un pullman poco prima dell'evento, si mettono in posa per quella mezz'ora, risalgono sul bus e tornano alle loro vite.
Il maschilismo di fondo adesso comincia a collidere con la sete di denaro. Per una donna pilota gli sponsor farebbero follie, come sa bene il patron Bernie Ecclestone. Il problema è trovarne una che valga almeno Chilton o Van der Garde. "Purtroppo non ce n'è nessuna all'altezza", si è lamentato Ecclestone.
Perché? Stirling Moss, 83 anni, il più forte pilota a non aver mai vinto un mondiale (più sinteticamente: un eterno secondo), ha esposto una teoria: "Ci sono donne grandi e forti come un uomo, ma non hanno l'attitudine mentale al duello, allo scontro ruota contro ruota. Se è a rischio la vita, lo stress mentale induce una donna a rallentare. Questo significa non avere l'attitudine a vincere".
Vero o falso? Il dibattito è aperto. Una donna che mena i maschietti in pista è Danica Patrick, che gareggia in America (due vittoria in Indycar e una pole nell'ultima Daytona 500). In F1 l'ultima presenza è quella di Giovanna Amati, che nel '92 non riuscì a qualificarsi. Lella Lombardi rimane l'unica ad aver conquistato mezzo punto nel Gp di Spagna '75. Dunque?
"Rispetto Moss, ma è di un'altra generazione - si arrabbia Susie Wolf, che alla Williams segue il progetto Donne in F1 -. Oggi le macchine sono molto più sicure e io stesso sto coltivando la speranza di correre in un Gran premio. Se non lo credessi possibile di certo non ci proverei". Ma non è una risposta chiara: una donna sarà mai in grado di correre alla pari di un uomo? Il dibattito è aperto.
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