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ITALIA, OCCHIO ALLA SECONDA! - DAL PAREGGIO CON GLI USA NEL 2006 AL TONFO COL COSTARICA IN BRASILE: LA SECONDA PARTITA DEL GIRONE NON PORTA BENE AGLI AZZURRI - GLI SVEDESI CONTRO CHIELLINI, L’EX COMPAGNO EKDAL: "IN CAMPO DIVENTA UN MAIALE"

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1. BUONA LA SECONDA... FORSE ALL' ITALIA NON PORTA BENE

Marcello Di Dio per “il Giornale”

 

Da sempre la seconda partita di un girone è uno snodo cruciale per le grandi manifestazioni dell' Italia. Dal 2000 (proprio una sfida con il Belgio, un 2-0 con i gol di Totti e dell' attuale ct azzurro) la nostra nazionale non la vince e la sequenza tra Mondiali ed Europei parla di cinque pareggi per 1-1 e due ko - clamorosi - con Croazia e Costarica.

 

Persino la squadra campione del mondo di Lippi nel 2006 non riuscì a superare il secondo ostacolo del girone - gli Usa - in una partita in cui De Rossi commise la follia di farsi cacciare per una gomitata a McBride. Conte spera che l' aria cambi, una vittoria odierna ci manderebbe diretti agli ottavi con la prospettiva - Irlanda permettendo - del primo posto blindato.
 

E per far mutare il trend, il ct si affiderà di fatto alla stessa squadra, con un solo cambio (Florenzi per Darmian). Solo Cesare Prandelli, nelle ultime edizioni delle grandi competizioni, decise di confermare l' undici della gara d' esordio: era l' Europeo 2012 in Polonia e Ucraina, l' Italia partì con l' ottimo pareggio con la Spagna ma con la Croazia finì allo stesso modo.

 

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Più di un ct ha cambiato invece solo un titolare tra prima e seconda partita: Zoff nel 2000 batté la Turchia e con il Belgio inserì tra i titolari Iuliano per Pessotto; due anni dopo nel Mondiale 2002 in Corea e Giappone Trapattoni, dopo il successo con l' Ecuador, sostituì Di Biagio con Zanetti ma perse con la Croazia; turnover minimo anche per Lippi nei due mondiali 2006 e 2010: in Germania, contro gli Usa, Zambrotta prese il posto di Grosso, quattro anni dopo in Sudafrica il cambio fu obbligato e già avvenuto nella sfida precedente, con Marchetti in porta per l' infortunato Buffon. La rivoluzione fu di Arrigo Sacchi nell' Europeo del 1996 in Inghilterra: dopo il 2-1 alla Russia, ben cinque i cambi nell' undici titolare.

 

In pratica solo la difesa rimase la stessa, tanti gli avvicendamenti dalla cintola in su, con Fuser, Dino Baggio, Donadoni, Chiesa e Ravanelli titolari al posto di Di Livio, Di Matteo, Del Piero, Zola e Casiraghi. Risultato: l' Italia perde 2-1 con la Repubblica Ceca e la qualificazione viene compromessa.
 

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Stessa scelta di Donadoni nell' Europeo 2008 in Austria e Svizzera, ma lì gli azzurri arrivavano da una batosta subita dall' Olanda (0-3). Contro la Romania Chiellini e Grosso diventano titolari in difesa al posto di Materazzi e Barzagli, De Rossi e Perrotta entrano in luogo di Gattuso e Ambrosini, mentre in attacco Del Piero sostituisce Di Natale. Finisce 1-1, ma con la Francia il ct brianzolo ottiene il pass per la fase a eliminazione diretta. Turnover nel segno del tre per il Prandelli brasiliano del 2014, ma il cambio di Buffon fu obbligato perché il portierone juventino era infortunato per il debutto con l' Inghilterra e per il Trap portoghese del 2004, con l' ingresso di Cassano, Gattuso e Pirlo e l' esclusione di tre campioni del mondo due anni più tardi (Totti, Perrotta e Camoranesi). Due spedizioni entrambe disgraziate. Segno che non sempre le rivoluzioni pagano.
 

 

 

2. BOTTE, MORSI E OPERE DI BENE SVEDESI CONTRO CHIELLINI “È SCORRETTO E FA SCENA”

SO FOOT - ITALIA BELGIOSO FOOT - ITALIA BELGIO

Francesco Saverio Intorcia per “la Repubblica”

 

IL Gorilla ha un’anima feroce in campo e un’indole tenera fuori, e magari è proprio questo contrasto che spiazza gli avversari. Se l’Italia si preoccupa di Ibrahimovic, la Svezia teme non poco Giorgione Chiellini, i suoi gomiti, la sua falcata, la sua furia cieca.

 

E il diffuso sport di denigrarlo e provocarlo questa volta l’ha praticato Albin Ekdal, che ha giocato con lui nella Juventus. «Chiellini — ha detto il centrocampista svedese — in campo sa essere un maiale, se vuole. Quando arrivai alla Juve mi trattava benissimo, quasi come un fratellino, non avevo la patente e mi scorrazzava in giro.

 

EQUIPE - ITALIA BELGIOEQUIPE - ITALIA BELGIO

È una persona eccezionale, ma in campo si trasforma, diventa un altro. Gli piace fare scena e influenzare gli arbitri, classica roba italiana, e poi è un cascatore. Noi dovremo provare a fare altrettanto, a mandarlo fuori dai gangheri, anche se lui non è uno sprovveduto».

 

Del Gorilla hanno un po’ paura anche gli azzurri, perché adesso Giorgione è il compagno buono, d’accordo, ma gli scontri in campionato con maglie diverse mica si dimenticano. «Uno dei vantaggi di quest’Europeo è che non giochiamo contro di lui, diciamo che è un osso duro», sorride Florenzi. «Se Chiellini va spesso a terra è perché gli fanno tanti falli, poi lui è un generoso, si getta sempre sul pallone», lo difende Candreva. E chissà se si sente sollevato il neobianconero Miralem Pjanic, che due anni fa assaggiò i gomiti del bianconero. In fondo, al primo Europeo, nel 2008, il livornese in ritiro azzoppò Cannavaro, anche se poi pianse dal dispiacere.

 

bonucci giaccherini italia belgiobonucci giaccherini italia belgio

L’unico ad aver trovato buono, anzi, buonissimo Chiellini è Luis Suarez, al punto che provò a mangiarselo a Natal, in Italia- Uruguay del mondiale brasile. Ma persino l’attaccante uruguaiano, poi stangato dalla Fifa per quel morso sfuggito all’arbitro, trovò il coraggio di scaricare la colpa sul difensore: «Io ho sbagliato, ma Chiellini è irritante, uno che ti infastidisce e ti provoca durante tutta la partita ». Ibra lo teme e lo cita nella sua biografia, ha messo in guardia anche John Guidetti, l’attaccante di origini italiane considerato proprio l’erede di Zlatan: il tipo che l’anno scorso affossò l’Under 21 di Di Biagio all’Europeo di categoria poi vinto dagli svedesi.

 

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Chiellini è fra i dieci azzurri più presenti della storia: se arrivasse in finale raggiungerebbe Del Piero, e fra quelli di questa spedizione è secondo per gol segnati (6, come Pellè), alle spalle di De Rossi. Racconta Giorgione che da bambino immaginava di essere Hulk, e più o meno gli è riuscito, anche se non diventa verde di rabbia. In partita è uno da duelli acerbi, abituato a giocare col turbante, a metterci e rimetterci il nasone, operato già quattro volte in carriera.

 

Fuori, è un dottorino appassionato di matematica e tecnologie, di Kobe Bryant e dei gialli di Allan Folsom, ha scritto un libro su Gaetano Scirea e sta per prendere la laurea specialistica in Economia e Commercio, dopo essere uscito con 109/110 dalla triennale. E poi è costantemente impegnato nel sociale. Un duro a tempo determinato, che non ha tatuaggi e non ha mai visto in vita sua Il Padrino (ci credereste?), mentre la stampa straniera lo dipinge come un brutto ceffo.

 

La storia del Gorilla, poi, all’inizio era solo un’esultanza, i pugni battuti contro il petto dopo un gol, adesso è un marchio e un business: il logo delle app sviluppate dalla società che ha con il suo gemello Claudio (“Twin Group”), che vanno da un gioco di calcio a un flipper, fino a quella che consente di seguire e sapere tutto del giocatore.

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E la disavventura con Suarez? Ha saputo prenderne spunto: da lì è nata l’idea di un gelato e di una campagna pubblicitaria durante l’Europeo: «Non mordere».