DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
1. CAPOLAVORO DEL CARRACCI ALL’ASTA A NEW YORK - SGARBI: VENDITA ABUSIVA
Da “la Stampa”
Un capolavoro di fine ’500 riaffiorato a metà del XIX secolo a Palazzo Gnudi Scagliarini, a Bologna. Bologna che è la città in cui nacque l’autore del quadro, Annibale Carracci, e che ha custodito l’opera, «Vergine orante», fino al 2013. Quando, in circostanze poco chiare, è sparita per poi spuntare a New York. Battuta per 965 mila dollari in un’asta di Christie’s. Una «scandalosa esportazione abusiva» sbotta Vittorio Sgarbi. Che, in una nota in cui accusa i tutori del patrimonio artistico di non aver protestato, annuncia per oggi un esposto ai carabinieri.
La «Vergine orante» di Carracci si trovava in una collezione privata a Bologna - ricostruisce il critico -, il 15 ottobre del 2013 passò poi in un’asta Dorotheum a Vienna e fu aggiudicata per 389.300 euro. Infine, il 28 gennaio è stata rivenduta a New York. «Ironia della sorte - rincara la dose - il capolavoro scompare ora che in città s’inaugura una mostra sulla pittura bolognese a Palazzo Fava, dove sono custoditi affreschi di Carracci». Mostra - da lui curata - che ha sollevato un polverone, con 130 fra professori ed esperti, capitanati da Daniele Benati, che avevano firmato un appello per fermarla («quelle opere sono già nei musei civici») e tirato in ballo il ministro Franceschini (Sgarbi aveva risposto querelandoli).
Ora il caso della «Vergine orante», periziata proprio da Benati. «Avremmo potuto acquistarla noi - commenta Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae - ma nessuno ce l’ha proposta». E Sgarbi non si dà pace: «Vendita spudorata. Perché Benati e gli altri non hanno presentato un esposto a Franceschini per l’opera sottratta al nostro patrimonio? O è colpa dell’ignoranza di un funzionario? In questo caso il silenzio sarebbe ancora più grave».
2. CARRACCI, LA MOSTRA E LE RAGIONI DI UN APPELLO
Lettera di Tomaso Montanari al “Corriere della Sera”
Vittorio Sgarbi (Corriere di ieri) accusa di omertà (o di distrazione: bontà sua) me, Carlo Ginzburg e Anna Ottani Cavina. La nostra colpa sarebbe quella di aver firmato un appello (contro una sua mostra bolognese) promosso da Daniele Benati, tacendo circa l’esportazione di un Carracci studiato dallo stesso Benati. L’appello chiedeva al ministro Franceschini di impedire una «mostra priva di alcun disegno storico e della minima motivazione scientifica: un insulto alle opere, trattate da soprammobili; alla memoria di Longhi e di Arcangeli - e naturalmente un attacco ai musei, con la colpevole connivenza di chi li dirige». Il fatto che il ministro, invece, ne taglierà il nastro permetterà a tutti di farsi un giudizio (sul ministro).
Sgarbi ha preferito aggredire i firmatari. Non conoscevo la vicenda del Carracci, e non so dunque se le cose stiano come scrive Sgarbi: ma se anche fosse così, gli argomenti contro la sua mostra non perderebbero alcuna efficacia. Semplicemente perché le due vicende sono del tutto irrelate. Ho denunciato lo scandalo delle esportazioni di un Simone dei Crocifissi, di un Bronzino e di un Bernini. E non mi sono mai sognato di considerare «omertoso» il silenzio di Sgarbi. Se ora Sgarbi inizierà ad occuparsi delle indegne sottrazioni di opere importanti al nostro patrimonio, sarò il primo a rallegrarmene. Altrimenti vorrà dire che siamo di fronte all’ennesimo, un po’ isterico, depistaggio
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