aldo biscardi

SCIOCCHEZZAIO ALDISSIMO – “SGUB”, “PINGO-PONGO”, "ALLA GENTE INTERESSA DEL 'MANDORLONE', PARLIAMO DI DOPING": FRASI IMPOSSIBILI, STRAFALCIONI E GAG-ATE DI BISCARDI, L’UOMO CHE HA PORTATO IL BAR SPORT IN TV - "IO SONO COME JOYCE, LEOPARDI E PASOLINI: È IL DESTINO DEI GRANDI POETI ESSERE DILEGGIATI..." - VIDEO-BLOB

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LE FRASI FAMOSE

BISCARDI

 

- Cerchiamo di non provocare scintille polemiche, altrimenti si sollevano polveroni che intorbidano le acque

 

- Stasera al Processo le polemiche fioccano come nespole

-  Al Milan hanno negato un rigore piramidale

- Abbiamo fatto questo pingo-pongo per svirilizzare gli animi

troppo accesi in questa contesa

-  Hai messo la piaga nel dito

 

- Alla gente interessa del mandorlone, parliamo di doping

- Non ci sarà più un duello a due

- Abbiamo uno sgub

- Non parlate tutti insieme, al massimo due o tre alla volta

BERLUSCONI BISCARDI

- Io sono come Joyce, Leopardi e Pasolini, è il destino dei grandi poeti essere dileggiati

- Il Processo è sempre al di sopra delle parti!

- Dove giocherà Baggio l’anno scorso?

 

 

LE VOCI ASFRATTE E LE FERVIDE NOZZE DELLA TV

 

georgia viero con biscardi

Stefano Bartezzaghi per la Repubblica

 

ALL' INIZIO c' era chi schiettamente si scandalizzava. Nel contesto caotico di un talk show che con il più tradizionale bar sport non aveva in comune solo le vocali, l' italiano parlato in tv si allontanava sideralmente dal modello della Rai d' antan, quando vi era una copia di un dizionario di pronuncia in ogni redazione.

 

A partire dal direttore del circo, l' Aldo Biscardi che oggi commemoriamo, saltava la pronuncia (lo «scoop» diventava più vicino a un fumettistico «gulp»), ma anche il lessico («Le voci mi giungono un po' asfratte»), i nessi sintattici («Non interloquite gli altri, il vocione può trombare»), la semantica («Auguro fervide nozze») e, last but not least, la logica stessa del discorso («Dove giocherà Roberto Baggio, l' anno scorso? »).

 

ALDO BISCARDI E ALDO MARIA BISCARDI

Quando poi fece pubblicità a un corso di inglese dicendo «Deng you», e scrisse un' autobiografia e l' intitolò «Se non c' ero io» si capì definitivamente che Biscardi, uomo di indubbia intelligenza, sapeva benissimo di essere Biscardi.

 

Gli archivi restituiscono una perla, inconsapevole e rivelatrice: «Non parlate tutti insieme, massimo due o tre per volta». A togliere definitivamente la maschera fu una memorabile sentenza, che accolse la tesi difensiva di Biscardi in un processo (vero) per diffamazione: «la credibilità dell' informazione offerta e la conseguente attitudine di questa ad essere, in ipotesi, idonea a ledere l' altrui reputazione sono oltremodo inconsistenti».

 

MARADONA BISCARDI 4

Al Processo se ne potevano dire così di tutti i colori. Chi si ricorda una remotissima puntata del Processo in cui Gianni de Michelis (ministro degli Esteri in carica) polemizzò a lungo con il malcapitato giornalista Gianni Pennacchi, deformandone il nome fino a sfiorare la pernacchia, si capì il messaggio profondo di Biscardi: facciamo e diciamo così, perché piace a voi. Non solo sapeva di essere Biscardi, ma sapeva anche che noi eravamo noi.

 

A quel punto divenne sostanzialmente inattaccabile e solo la geniale parodia di Michele Serra poteva adeguatamente commentare, nella mimesi appena esagerata, l' arte biscardiana del talk-show. Michele gli faceva dire ogni volta la parola «eccipuo», inesistente saldatura di «eccipiente » (ingrediente superfluo) e «precipuo» (la cosa principale, fondamentale). La parola che meriterebbe di stare davvero nel vocabolario, a designare la qualità di ciò che sa essere vizio e virtù contemporaneamente. Il bello e il brutto delle trasmissioni e delle espressioni linguistiche di Biscardi si confondevano, per l' appunto, «eccipuamente ».

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