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“L’ADDIO DI PANICHI E BADIO? NON C’E’ UNA RAGIONE SPECIFICA. CERCO PERSONE DI CUI MI POSSO FIDARE, ANCHE COME COMUNICAZIONE” – SINNER ALLA VIGILIA DI WIMBLEDON NON CHIARISCE I MOTIVI DELLA ROTTURA CON PREPARATORE E FISIOTERAPISTA - A PESARE È STATA PIÙ L’INSODDISFAZIONE PER IL PROGRAMMA DI LAVORO IMPOSTATO INSIEME DAL SETTEMBRE 2024, CHE FORSE ULTIMAMENTE NON HA DATO I RISULTATI SPERATI OPPURE CERTI COMPORTAMENTI GIUDICATI SOPRA LE RIGHE DALL’UNDERSTATEMENT ALTOATESINO?
Gaia Piccardi per corriere.it - Estratti
Sulla cima della montagna, il giorno dopo la piccola bufera, sembra già tornato il sereno. C’è il torneo più importante della stagione, Wimbledon, all’orizzonte. E un avversario, Luca Nardi nel derby del primo turno, da rispettare.
Jannik Sinner ci sta abituando a una certa distanza tra quello che dice e quello che pensa («Dentro di me magari c’è una tempesta, ma cerco di non mostrarlo» dixit al Roland Garros) e a questa tecnica di autodifesa personale non sfugge la vicenda di Marco Panichi e Ulises Badio, allontanati dal cerchio magico del n.1 con tempismo sbagliato.
«In questo momento non sto cercando niente, ho altre cose per la testa…» dice, lapidario, nel giorno zero della sua campagna londinese sull’erba. Felpa chiara, sguardo serio, non troppa voglia di chiacchierare. Né di precisare i motivi della separazione da preparatore atletico e fisioterapista, un fulmine a ciel sereno che ha squarciato la quiete di Church Road, cogliendo l’ambiente alla sprovvista. È un Sinner loquace solo per dovere di firma la versione del campione che si presenta in conferenza stampa all’All England Club.
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Non è chiaro se a pesare sia stata più l’insoddisfazione per il programma di lavoro impostato insieme dal settembre 2024, che forse ultimamente non ha dato i risultati sperati (a Roma e Parigi, però con l’alibi validissimo dei tre mesi di sospensione), oppure certi comportamenti giudicati sopra le righe dall’understatement altoatesino e, di conseguenza, ritenuti stridenti con le regole del team. Possibile che tra adulti, tra professionisti, non ci fosse margine per un chiarimento?
marco panichi jannik sinner ulises badio
Se Sinner non ha voglia di spiegare, non c’è nessuno che possa farlo al suo posto. «Non c’è una specifica ragione — ribadisce —, non è accaduto nulla di strano. La finale del Roland Garros per me è stato un traguardo pazzesco. Punto. Sono cose che nello sport possono accadere: a volte succede che un giocatore si senta in modo un po’ diverso, e questo è il mio caso».
Racconta che la decisione del divorzio è recente («Dopo Halle», quindi dopo la sconfitta con Bublik), gli chiedono della canzone con Bocelli («I tre mesi in cui sono stato fermo erano il momento giusto per incidere e fare il video, Andrea è un artista incredibile»), del doppio misto che giocherà all’Open Usa con l’americana Navarro; seguono altre facezie poco rilevanti (la cena che lo sponsor del lusso ha organizzato per lui a Londra). Ma il tema è la terza rivoluzione impressa nella carriera alla sua squadra, sulla soglia dell’appuntamento più clamoroso dell’anno: un argomento su cui Jannik non è disposto a concedere spifferi.
simone vagnozzi jannik sinner darren cahill
«Nulla di grave — torna a dire ermetico, questa volta in italiano —, anzi. Abbiamo fatto un grandissimo lavoro, soprattutto nei tre mesi in cui non ho potuto giocare tornei. Poi, a volte, le cose succedono… Il timing ovviamente non è il migliore ma avendo fatto tanto lavoro prima non influirà su questo Slam. Wimbledon è un torneo speciale, voglio dare il massimo». Sostituti? «Eh ancora non ci ho tanto pensato, non è il momento. Le opzioni non mancano, ma non qui, non ora».
Quali caratteristiche dovranno avere i prossimi collaboratori? «Cercherò persone adatte anche agli altri componenti del team: perché il gruppo funzioni la comunicazione è importante. Bisogna fidarsi. Come mio papà in cucina: se il cuoco non fa le cose per bene, gli altri stanno male. Cerco queste cose qua… Stiamo tanto tempo insieme, è importante trovare le persone giuste». Fiducia è la parola chiave. Non poteva più fidarsi di Panichi, e quindi di Badio. Si rifugia nel tennis, il suo maso: «Mi sento bene, sono preparato, non vedo l’ora di scendere in campo». Vale la pena fidarsi.
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