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KARIM AMICO TI SCRIVO - ALLA SOGLIA DEI 35 ANNI, L'ATTACCANTE FRANCESE VIVE LA SUA MIGLIORE STAGIONE IN CARRIERA, CON 37 GOL IN 36 PARTITE, E STA TRASCINANDO IL REAL MADRID IN CHAMPIONS A SUON DI TRIPLETTE - LE SUE PRESTAZIONI RECENTI GLI HANNO PERMESSO ANCHE DI TORNARE IN NAZIONALE, DOPO L'ESCLUSIONE PER IL VIDEO-RICATTO A LUCI ROSSE AI DANNI DEL SUO COMPAGNO DI NAZIONALE VALBUENA - ZEMMOUR NE HA FATTO UN BERSAGLIO PERCHÉ NON CANTA LA MARSIGLIESE, MARINE LE PEN HA DETTO "NON AVREBBE MAI DOVUTO RAPPRESENTARE LA FRANCIA", MENTRE MACRON… - VIDEO
Giulia Zonca per “La Stampa”
KARIM BENZEMA CONTRO IL CHELSEA
Da quando ha iniziato a parlare non ha più smesso di segnare. Karim Benzema è il leader del Real Madrid, un ruolo non così scontato per uno che fin da bambino si è sempre sentito tirato in mezzo, che spesso ci è finito e che a lungo, a lunghissimo, ha preferito restare defilato.
Ora ha 34 anni, ha segnato 6 gol nelle ultime due partite di Champions, tre triplette consecutive ovvero la totalità delle reti del Real nella fase eliminatoria della competizione più importante. Come prendere le chiavi di una squadra e prenotare il Pallone d'oro.
Prima di questo filotto ha urlato dentro lo spogliatoio, all'intervallo della partita di ritorno degli ottavi contro il Psg: «Andiamo, non possiamo uscire con queste facce. Si può fare». Ha fatto quasi tutto lui, ha ribaltato quel risultato e ora si è ripetuto con il Chelsea. Lui, Benzema tutto oro e niente cervello, il gatto, il menefreghista, il combina guai, frasi che si è sentito dire e alcune, a tratti, avevano pure senso, altre arrivavano a gratis.
Si è spinto indietro, al riparo dai giudizi e dal suo stesso carattere. Adesso fa la differenza.
Ha un armadio che sta tra quelli di Modric e Kroos, quindi ha le spalle coperte, gioca con chi ha quarti di nobiltà calcistica, magari non hanno più l'età per andare sempre a mille ma stanno insieme da una vita e apprezzano la confidenza. Benzema si sente al sicuro, una sensazione che ha provato raramente e che sposta: non solo segna, 37 gol in 36 partite, la sua miglior stagione, trascina. Senza più paura.
Sta in un club abituato all'alto livello, il suo presidente, Perez, lo adora, non fa che migliorare, ha tutti i numeri del repertorio: il tiro, i colpi di testa, il senso della posizione, il fisico, l'intuizione che spiazza. Ha il profilo del condottiero, ma non ne ha certo la storia. Lui era il reietto, l'innominabile, l'uomo che la Francia ha definito «inconvocabile», hanno cambiato idea, però certe offese lasciano il segno.
Benzema ne porta parecchi, svariati se li è fatti quando ha iniziato, sul campetto di Terraillon, al Bron di Lione, quartiere oggi in fase di mutazione, allora periferia di immigrati e cemento. Però casa, da sempre e così è rimasta anche nei momenti più complicati. Quel campo glielo vogliono intitolare, lui ci torna spesso, parte della sua famiglia è rimasta lì.
Otto fratelli: i Benzema come i Bridgerton solo che nessuno ha mai debuttato in società. Ora sua sorella allena la squadra femminile del Terraillon e suo cognato fa il presidente. Lì c'era chi si rifiutava di guardare la Francia campione del mondo, nel 2018, quando lui era bandito. Colpa del sextape, ma non solo. Benzema finisce ai margini e ha l'impressione di non essersi mai spostato da lì, chiede «dimenticatemi».
Prima degli Europei di casa sua, quelli del 2016 viene fuori una storia losca da cui certo non esce pulito: il compagno di squadra Valbuena lo accusa di estorsione. Un filmato in cui fa sesso finisce in mano a un guitto che lo ricatta e per farsi considerare coinvolge amici di Benzema. Le intercettazioni provano che il giocatore del Real proprio fuori non è rimasto.
Chissà perché, fa da intermediario o così sembra, viene condannato a un anno con la condizionale ed è in attesa nell'appello. Diventa il cattivo, il tizio che spreca il talento, gli rinfacciano la vita intera, gli atteggiamenti, le frequentazioni, il passato. Lo accusano di essere rimasto legato alle origini algerine, di non amare la Francia.
Ci si perde per molto meno, a Benzema non è successo. Si è fatto invisibile eppure è rimasto essenziale. Non una frase da gregario di Ronaldo quando era fornitore di assist. CR7 è partito e lui è cresciuto, è tornato al centro della scena, ancora muto. La Francia lo ha richiamato e lui si è rimesso la maglia che pensava di detestare. Zitto. Ha sostenuto di essere rimasto fuori dal giro in quanto arabo ed è rientrato senza fare un accenno al caso.
Solo numeri, reti e basta.
È il più citato della campagna elettorale per le presidenziali. Zemmour ne ha fatto un bersaglio perché non canta la Marsigliese, Marine Le Pen ha detto «non avrebbe mai dovuto rappresentare la Francia», Macron lo considera un esempio di integrazione. Uno che ha saputo riscattarsi. Benzema non ha risposto mai e non intende ripulire il suo nome, solo farlo valere. Con i gol e ormai pure a parole: «Adesso mi diverto».
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KARIM BENZEMA CONTRO IL CHELSEA
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KARIM BENZEMA CONTRO IL CHELSEA
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KARIM BENZEMA CONTRO IL CHELSEA
KARIM BENZEMA CONTRO IL CHELSEA
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