SOTTO-MESSI DA UNA PULCE STELLARE: CIAO MILAN

Gianni Mura per "la Repubblica"

Un Barcellona immenso: 4-0 e arrivederci Milan. Messi scatenato, Iniesta perfetto, per il Milan solo un palo di Niang sullo 0-1. Lì la svolta, perché un minuto dopo Messi ha segnato il 2-0. Indubbiamente va avanti in Champions la squadra più forte, se sommiamo la partita di San Siro e quella di ieri. A Milano s'era visto un Barcellona molle, soprattutto nei suoi uomini. E aveva perfettamente funzionato la gabbia predisposta da Allegri intorno a Messi.

Al Camp Nou la gabbia non ha resistito più di 5'. Messi ha segnato un gol fantastico, in capo a un'azione tutta di prima. Fin qui, a una squadra italiana aveva fatto gol solo su rigore, ieri si è rifatto con gli interessi e nello stadio è festa grande. Altro che crisi, altro che fine di un ciclo. C'era stato, adesso si può dire, un ottimismo eccessivo intorno alla gara di ritorno, anche se qualche precedente del Milan invogliava a gesti scaramantici.

L'ottimismo partiva da un dato di fatto, dalla non eccelsa difesa del Barça. Che infatti ha rischiato, sia nell'occasione del palo di Niang sia in altre, sciupate da passaggi errati, e anche nel finale. Negli ultimi dieci minuti il Milan ha fatto soffrire gli avversari, Jordi Alba ha salvato la sua porta su tiro di Robinho e poi è andato a segnare il 4-0.

Bella partita tra due grandi squadre, ma il Barcellona è ancora più grande del Milan. Nei primi venti minuti, a un ritmo pazzesco, gol di Messi, due grandi parate di Abbiati, un sospetto di rigore (Abate su Pedro). Come in panchina ci fosse ancora Guardiola. Il Milan aspetta che passi la tormenta, mostra anche personalità sullo 0-2, quando la partita è in bilico e il Barça comincia a risparmiare fiato. Non c'è molto da rimproverare alla squadra e l'analisi della gara che fa Allegri è molto onesta.

Contro un Barcellona così, era difficile reggere fino in fondo e se la partita è rimasta in bilico è anche merito del 2-0 dell'andata. Il Milan era andato molto oltre il ruolo di vittima sacrificale, e può andarne fiero, ma il Barcellona si è ripreso la luce dei riflettori con una partita delle sue, di quelle che riconciliano col gioco del calcio. Quattro gol, tutti belli, bellissimo il primo di Messi, solo in mezzo a cinque milanisti ma capace di un incredibile numero col sinistro. Per i catalani, Deu significa Dio ma anche 10. Religiosamente o calcisticamente, sanno chi ringraziare.

Quando le cose stavano prendendo una brutta piega Roura s'è deciso a togliere Pedro per Adriano, e già aveva inserito Puyol per Mascherano: più peso e più centimetri sui palloni che il Milan buttava in mezzo. Contromosse di una certa logica, di fronte all'ingresso di punte per il Milan. Va detto che, su quei palloni, sarebbe stato utile Pazzini, ma sono dettagli.

Contro un Barcellona così concentrato nel pressing offensivo e assai meno sprecone del solito nei tiri in porta, c'era poco da fare. Il Milan ha fatto quello che poteva e non è bastato. Dopo le illusioni create all'andata, uscire così brucia, ma non c'è nulla di male ad ammettere che gli altri (con una maglia decente) sono stati più forti. Se questa è crisi, complimenti. Gli avvoltoi cambiano direzione. Partita tiratissima ma senza isterismi, anche questo alla fine va sottolineato, come il buon comportamento arbitrale.

 

 

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