DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Da gazzetta.it
Un punto in due partite. Stefano Pioli aveva la fama di partire forte quando entra in corsa, ma al Milan l'avvio è a rilento. Anche il tecnico pensava di iniziare meglio. "Mi aspettavo di più - incalza dopo la sconfitta con la Roma all'Olimpico -. Ci abbiamo messo molto del nostro, sia per non vincere con il Lecce che a perdere oggi a Roma. Errori incredibili. Nel primo tempo la partita è stata equilibrata, nella ripresa l'inerzia era dalla nostra dopo l'1-1, ma non puoi concedere un gol come quello di Zaniolo. Occorre invertire la tendenza perché i numeri sono tutti contro di noi adesso".
"Errori evidenti, sui calci d'angolo, nelle uscite palla al piede - continua Pioli -. Non ci ha messo pressione la Roma, ma abbiamo sbagliato solo noi. E nelle palle aeree ok che hanno più centimetri, ma far colpire indisturbato un avversario non è questione di fisico. Inutile girarci intorno o parlare di singoli, è un passo indietro rispetto a una settimana fa". In alcuni casi sembra essere mancato anche il carattere."Non credo sia una questione di mancata voglia o grinta, ma tecnica. Sono stati errori tecnici o di attenzione. Contro una squadra del tuo stesso livello paghi se sbagli di più".
Contro la Roma è partito lo stesso undici visto con il Lecce. "Stessa formazione? Ho lavorato ancora poco con la squadra e mi sembrava giusto continuare con chi mi aveva dato delle buone indicazioni contro il Lecce. Ora abbiamo altre partite e di sicuro vedremo anche qualcun altro".
ROMA MILAN
Marco Pasotto per gazzetta.it
Una squadra, la Roma, che si rimette in pista nelle zone della classifica che inducono a sorridere – meno uno dalla Champions – e un'altra squadra, il Milan, che per il momento certifica il gap con le concorrenti che corrono per l'Europa. Il 2-1 dell'Olimpico per i giallorossi racconta innanzitutto questo, oltre a diverse altre indicazioni. Per esempio il fatto che la Roma sta affrontando con lo spirito giusto l'ecatombe di giocatori e ha saputo rimettere dalla sua parte una partita che il Milan aveva riacciuffato.
Oppure, per esempio, che per quanto abbia fatto registrare un miglioramento nella manovra e nell'atteggiamento, il Diavolo vive ancora nel terrore dello sbaglio e, soprattutto, è vittima di amnesie individuali e di reparto. Entrambi i gol sono emblematici in questo senso. Dunque niente aggancio ai giallorossi, anzi: gli uomini di Pioli, in termini strettamente aritmetici, sono a tre punti dalla zona retrocessione. In realtà resta una classifica corta, dove (quasi) tutto è ancora più o meno possibile, ma intanto il Milan non riesce a invertire la tendenza e le settimane passano.
La Roma si è presentata a questo appuntamento con otto indisponibili tra infortuni e squalifiche, e Fonseca anche stavolta ha dovuto fare di necessità virtù. Ovvero confermare la coppia mediana Mancini-Veretout, con Spinazzola preferito a Florenzi come terzino destro. Dietro a Dzeko il tridente formato da Zaniolo, Pastore (evidentemente ritenuto arruolabile nonostante le fatiche di coppa) e Perotti. Pioli invece ha potuto concedersi il lusso di confermare in blocco la squadra che gli aveva dato – ma solo nel primo tempo – indicazioni più che confortanti nella sfida col Lecce. Quindi Conti e non Calabria, Biglia e non Bennacer, e soprattutto il criticatissimo Suso e Leao, preferito di nuovo a Piatek (seconda panchina consecutiva).
EQUILIBRIO E PAURA
Il primo tempo scorre via blando, anzi soporifero, fino al gol di Dzeko. Si affrontano squadre ferite, alle prese con innumerevoli problemi, e quindi nessuno ha davvero il coraggio di affondare il colpo. Il risultato è che per oltre mezzora il giro palla su entrambe le sponde è prevedibile (sebbene il Milan tenti qualche strappo in più, soprattutto con Hernandez e Calhanoglu) e dà il tempo alle difese di organizzarsi e chiudere i varchi.
edin dzeko foto mezzelani gmt031
Tanti anche gli errori in fase di impostazione, soprattutto da parte giallorossa, con l'Olimpico che si spazientisce. È il Milan infatti ad approcciare meglio la sfida, gestendo palla e provando a innescare un Leao che – a parte un buon inserimento con conclusione sull'esterno - stavolta gira quasi sempre a vuoto. Così ci prova un paio di volte Calhanoglu, una Suso, c'è un gol giustamente annullato a Paquetà per fuorigioco, un tiro al volo di Pastore fuori non di molto e una bella parata di Donnarumma su di un siluro di Zaniolo. Quasi tutte fiammate da lontano. L'inerzia si spezza al 38' quando Mancini "spizza" un angolo di Veretout tagliando fuori praticamente tutto il Milan. La palla arriva a Dzeko, di cui Kessie si dimentica completamente, che infila di testa in solitudine.
Una rete che il Milan accusa visibilmente e che sveglia i giallorossi, da quel punto in poi padroni del campo. Ci deve pensare Donnarumma a tenere in vita il Diavolo con un miracolo su Pastore, agevolato da un erroraccio di Conti. La ripresa è decisamente più vivace, anche se nella maggior parte dei casi i pericoli arrivano a causa di disattenzioni difensive più che per bravura di chi gestisce palla. È la Roma a riprendere subito possesso della gara, con Smalling che di testa conclude a pochi centimetri dal palo, ma dopo dieci minuti il Milan si rimette in partita grazie a Hernandez, solito moto perpetuo in fascia, che su di un cross di Calabria si traveste da centravanti e – anche grazie a una deviazione di Smalling – supera Lopez. La soddisfazione rossonera dura poco. Appena quattro giri di lancetta. Stavolta è Calabria, subentrato a Conti, a compiere il misfatto regalando palla ai giallorossi in zona (molto) critica e spalancando la porta a Zaniolo. Pioli prova a rimediare inserendo Piatek e tenendo in campo Leao, ma la mossa non funziona. A metà frazione Mancini si divora un gol di testa in totale solitudine – scena già vista sul gol di Dzeko -, dopo di che ci mette un'altra pezza Donnarumma su Zaniolo. La sfida si chiude col Milan che ovviamente si riversa nella metà campo avversaria (lasciando praterie di cui i giallorossi non riescono ad approfittare), ma che non riesce più a raddrizzare la gara. Per Pioli un punto in due uscite: la strada è già in salita.
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