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Antonio Riello per Dagospia
La Gran Bretagna aveva creato, per prima in Europa, le premesse economiche, tecnologiche e industriali di quella che viene comunemente definita come "Modernità". Ma in termini di gusto e percezione estetica le Isole Britanniche rimasero a lungo una roccaforte conservatrice, fortemente legata ad abitudini/ tradizioni quasi medievali.
L'insularità evidentemente non è solo un fatto geografico ma anche una condizione psicologica, la diffidenza verso le novità del continente europeo è stata una costante della mentalità anglosassone.
All'inizio del XX Secolo le rivoluzionarie novità delle Avanguardie Storiche dell'Arte nate in Francia ma anche in Italia (Futurismo) in Germania (Kandinsky) e in Russia (Malevitc e gli altri) non trovano quindi una grande accoglienza sul suolo britannico. Così accade anche per la grande stagione del design industriale (Bauhaus). Sì, il movimento delle Arts and Crafts aveva avviato un rinnovamento estetico, ma rigorosamente nel solco di una ritrovata tradizione.
Bisogna aspettare l'ascesa al potere in Germania del Nazismo (1933) perchè una nutrita serie di intellettuali e creativi dal Centro Europa - perseguitati per la propria religione/razza o per il proprio credo politico - cerchi rifugio nel Regno Unito. Che comunque, per fortuna, tra le sue polverose tradizioni annoverava anche l'ospitalità, la democrazia e la tolleranza. Sostanzialmente le coordinate della Modernità nell'Arte e nell'Architettura in gran parte arrivano qui al seguito di questi espatriati.
Il pittoresco villaggio sulla collina di Hampstead, nel Nord di Londra, ha sempre ospitato eccentrici ed artisti (il poeta John Keats, lo scrittore George Orwell e l'architetto Erno Goldfinger abitarono qui; oggi è una zona delle tra le più ambite della capitale).
Dove inizia Hampstead (verso Sud, tecnicamente siamo ancora in Belsize) sorge un edificio, "Lawn Road Flats", che in effetti sembra un po' discordare dai tipici edifici di stampo vittoriano ed edoardiano che gli stanno intorno.
Per la Londra di oggi ovviamente niente di inusuale ma nel 1934, quando fu costruito, era un edificio davvero rivoluzionario. L'architetto canadese Wells Coates (1895-1958) lo concepì come una struttura assolutamente razionalista, realizzato interamente in cemento armato e senza inutili fronzoli, con un grande terrazzo praticabile al posto del classico tetto a spioventi (chissà come avrà fatto allora ad avere i permessi edilizi....).
I committenti erano Ms Molly Cook Pritchard (1900-1985) e Mr Jack Pritchard (1899-1992). Una coppia straordinaria di intellettuali-imprenditori di grande generosità e con vedute decisamente progressiste. Finanziarono interamente la costruzione di questo edificio che fu il quartier generale dell'azienda di mobili in legno, ISOKON, che crearono assieme a Wells Coates.
L'edificio era stato concepito per essere una struttura con 22 piccoli appartamenti, 4 appartamenti più grandi, una terrazza e una serie di servizi in comune (una sala riunione, lavanderia, cucina con cuochi, garage, tutti gli arredi erano frutto del design integrato di ISOKON).
Il primo caso della Storia, almeno a Londra, di CoHousing di carattere privato (ovvero una struttura dove certi servizi sono condivisi tra gli abitanti che hanno poi ciascuno il proprio spazio). Il famoso Barbican, nella City, arriverà solo molti anni dopo, negli anni 60. Si tratta di un idea che, con il notevole aumentare della popolazione sopra i 70 anni, in varie forme, si fa sempre più strada ovunque: per ovvie ragioni pratiche di economia, di compagnia e di sicurezza. Il modello base, con qualche aggiustamento, modernizzazione e laicizzazione, rimane comunque sempre quello classico del convento.
Gli abitanti di Lawn Road Flats comunque facevano parte di un esperimento abitativo di notevole eccezione. In alcuni casi ospiti di ISOKON, in quanto collaboratori dell'azienda, come nel caso dei formidabili Walter Gropius, Làszlo Moholy-Nagy e di Marcel Breuer (che disegnò una superba Long Chair in compensato piegato per l'azienda). In altri casi erano semplici inquilini paganti, come lo storico dell'Arte Adrian Stokes, la poetessa Valentine Penrose, i coniugi architetti Rowntree, l'architetto Jacques Groag, il pittore Hugh Slater, l'egittologo Stephen Glanville, e l'archeologo Max Mallowan con la moglie Agatha Christie (sì la celebre scrittrice).
Anche il vicinato era piuttosto ragguardevole, a poche centinaia di metri - in Parkhill Road - sorgono i Mall Studios che al tempo ospitavano, per brevi o lunghi soggiorni, personaggi del calibro di Naum Gabo, Herbert Read, Fred Uhlman, Piet Mondrian, Henry Moore, Barbara Hepworth e Ben Nicholson. Insomma un concentrato pazzesco di creatività.
Un vero e proprio super-club di talenti. Non era particolarmente costoso abitare ai Lawn Road Flats, ma per entrare vi era una sorta di informale selezione: venivano privilegiati gli intellettuali e in particolare quelli rifugiati dalla furia della guerra e delle persecuzioni. Vi trovarono casa, tra tanti altri, anche Arnold Deutsch, Simon Kremer, Jurgen e Brigitte Kuczynskito; erano tutti agenti del NKVD - poi KGB - dell'Unione Sovietica (la cosa divenne nota solo anni dopo) e Deutsch in particolare fu il reclutatore del famoso gruppo di spie di Cambridge (Kim Philby, Anthony Blunt, Guy Burgess). Non mancavano nella vita culturale dell'edificio quindi variazioni geo-politiche di rilievo.
Su suggerimento di Marcel Breuer la cucina comune ad un certo punto (1937) divenne l'Isobar Restaurant gestito da Philip Harben, un genio della ristorazione e un antesignano della Nigella Lawson come chef televisivo (negli anni '50). I suoi menù creativi, che dovevano misurarsi con le difficoltà del razionamento alimentare, sono fantastici. "Gastronomia Autarchica" assolutamente attualissima.
Tutte le cose, anche le più belle, purtroppo hanno una fine. Infatti alla metà degli anni '60 i Pritchard trasferirono il centro dei loro interessi fuori Londra, nel Suffolk, e piano piano l'edificio si svuotò. Fu venduto nel 1969 e poi, abbandonato, iniziò ad andare in rovina. La municipalità di Camden voleva abbatterlo e solo una petizione internazionale di architetti che volevano includerlo nella "Listed Grade I" (Monumenti di Interesse Nazionale) lo salvò dalla totale distruzione.
Oggi è stato completamente restaurato, gli appartamenti sono abitati (da inquilini intellettualmente meno blasonati) e al piano terreno - dove erano i garage - dal 2014 c'è la ISOKON Gallery che ne racconta, grazie a una ricca e ben fatta documentazione gestita da volontari, il glorioso passato. Curiosamente pochi londinesi oggi conoscono l'esistenza di questo edificio, ma un pellegrinaggio è decisamente d'obbligo (anche per chi non abbia un particolare interesse per le vicende dell'Architettura Modernista).
ISOKON Gallery
Lawn Road, Londra NW3 2XD
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