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TAVECCHIO-GATE - “ORA BASTA”, LA RABBIA DI RENZI CONTRO IL NUMERO 1 FIGC MA IL GOVERNO NON PUO’ INTERVENIRE - L’AMBASCIATORE DI ISRAELE IN SOCCORSO DI TAVECCHIO: “CI HA AIUTATO ALLA FIFA E NON HA AVUTO TIMORE A DIRLO"

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1. NUOVE GAFFE, LA RABBIA DEL PREMIER MA IL GOVERNO NON PUÒ INTERVENIRE

Andrea Arzilli per il “Corriere della Sera”

 

Matteo Renzi è allibito. Ma il suo governo, spiegano da ambienti vicini al premier, non interverrà direttamente nel nuovo «Tav-gate». Perché non ha titolo per farlo e perché bypassare le regole della Fifa potrebbe causare danni ulteriori e più gravi.

 

RENZI TAVECCHIO MALAGORENZI TAVECCHIO MALAGO

Già nell' estate 2014, ai tempi della corsa elettorale di Carlo Tavecchio alla presidenza della Figc, il governo di Renzi si pose un problema di opportunità che gli consigliò di restare ufficialmente fuori dal caos scoppiato dopo le gaffe sui «mangiabanane» e le donne «handicappate» del calcio. Si preferì far muovere le diplomazie, mediare attraverso il capo dello sport azzurro, Malagò, per far sì che lo sport continuasse a occuparsi dello sport.
 

Il punto di rottura, però, si avvicina. «Così non si può più andare avanti», dicono gli uomini vicini al premier. «Tavecchio ne combina una al giorno». Renzi, raccontano, è rimasto di sasso di fronte alla nuova uscita del numero una della Federcalcio, presidente che al passo indietro non ci sta anche se oggi torna nell' occhio del ciclone per nuove gaffe sessiste e, stavolta, pure antisemite.
 

TAVECCHIO LOTITO GALLIANITAVECCHIO LOTITO GALLIANI

Ci risiamo, insomma. E più o meno con la stessa procedura di quindici mesi fa: le frasi sono datate giugno, stavolta Tavecchio non parla a una platea ma le sue parole vengono registrate da Massimiliano Giacomini, direttore del quotidiano online SoccerLife col quale, però, c' è un pregresso che fa pensare.

 

Perché la registrazione che scotta avviene dopo un paio di incontri a tema finanziamenti (95 mila euro che il quotidiano chiede e che la Figc non concede, più un altro no a fondi europei in qualità di società di consulenza nella comunicazione) e dopo una querela ancora in piedi per una storia di un contratto non saldato a un collaboratore. Le gaffe restano, tocca capire quale sia il motivo per cui escano solo adesso.
 

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«È un ricatto - dice Tavecchio -, si tratta di una ritorsione di una persona alla quale ho negato dei contributi. Con una registrazione fatta a mia insaputa, non un' intervista, potrebbe essere manipolata». E ancora: «Ascoltando l' audio, le mie parole sono chiare: ho lunghi rapporti di stima personali e professionali con gli ebrei. Anche le accuse di omofobia non mi appartengono».
 

«Nessun ricatto, Tavecchio mente o ha dimenticato che sono stato io a rinunciare ai finanziamenti che avevo chiesto come fanno tutti, anche le grandi testate - risponde Giacomini, che pubblicò anche la frase sulle «quattro lesbiche» dell' ex presidente della Lega dilettanti Felice Belloli, messa a verbale della Giunta Coni -. Perché ho tirato fuori solo ora quelle parole? Ho sbagliato; me ne sono accorto in ritardo riascoltando tutte le registrazioni fatte quest' anno.

tavecchio renzitavecchio renzi

 

In queste ultime settimane ho ricevuto minacce, ho pubblicato contratti di esclusiva della Federcalcio e volevo capire se potevo dare all' avvocato qualche file per proteggere la mia persona. Da chi sono stato minacciato? Dall' autista di Tavecchio a Milano, ho fatto denuncia. Ho pubblicato il suo contratto di 60mila euro in 2 anni e 2 mesi».

 

LAPO ELKANN CONTRO TAVECCHIO INSTAGRAMLAPO ELKANN CONTRO TAVECCHIO INSTAGRAM

Tavecchio ha già annunciato di volersi ricandidare allo scranno più alto della Figc, le elezioni si terranno alla fine del quadriennio olimpico (gennaio 2017) e il quadro dei suoi grandi elettori si definirà il 22 dicembre, quando la Lega Pro (l' ex serie C) andrà al voto. È quella la discriminante che lancerà o bloccherà la corsa di Tavecchio: sembrano gaffe a orologeria.

 

 

NAOR GILONNAOR GILON

2. L' AMBASCIATORE DI ISRAELE: «CI HA AIUTATO ALLA FIFA E L' HA FATTO SENZA PAURA»

Daria Gorodisky per il “Corriere della Sera”

 

Quando l' ambasciatore di Gerusalemme a Roma, Naor Gilon, difende il presidente della Figc, fa riferimento a un fatto preciso: «A Carlo Tavecchio noi di Israele abbiamo chiesto aiuto al Congresso Fifa, lui ce l' ha dato e non ha avuto timore a dirlo pubblicamente. Sul resto, non entro nel merito».
 

Le cose erano andate così. In vista del 65° congresso della Fifa a Zurigo, i palestinesi avevano chiesto l' espulsione di Israele dalla Federazione stessa: un ennesimo tentativo di boicottaggio portato avanti, questa volta, con l' accusa che lo Stato ebraico ostacolava il calcio palestinese limitando il movimento dei suoi giocatori tra Gaza e la Cisgiordania o nelle trasferte all' estero.
 

naor gilon e gianni lettanaor gilon e gianni letta

L' ordine del giorno sarebbe dovuto andare ai voti il pomeriggio del 29 maggio, giorno di apertura dei lavori. La tensione è alta: davanti alla sede Fifa si raduna una piccola manifestazione di palestinesi e un gruppo di militanti fa irruzione nei locali del congresso. Ma la diplomazia calcistica continua a cercare strade alternative per evitare la conta.
 

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Qualche giorno prima il presidente della Fifa, Joseph Blatter, era andato a incontrare Abu Mazen e Benjamin Netanyahu per risolvere la situazione. Ottiene delle proposte.
Non bastano ancora. Riunioni e colloqui proseguono fuori e dentro il palazzo. Molti presidenti di associazioni calcistiche partecipano, si schierano: tra loro c' è anche Tavecchio.
 

La mediazione va in porto proprio all' ultimo momento.
Il presidente della Palestinian Football Association, Jibril Rajub, sale sul podio e annuncia il ritiro della richiesta di espulsione di Israele dalla Federazione. Per i suoi è una sorpresa, e Rajub giustifica a latere la sua decisione con le «pressioni» ricevute.

 

tavecchio con la coppola di pelletavecchio con la coppola di pelle

Dopo di lui prende la parola il presidente della Israeli Football Association, Ofer Eini: «Lasciamo la politica ai politici, mentre noi giochiamo a calcio il meglio che possiamo», dice con soddisfazione all' assemblea di delegati. Intanto Israele fa sapere che, nonostante le precauzioni dovute a motivi di sicurezza, garantirà a giocatori e allenatori palestinesi procedure più veloci per i passaggi di frontiera, e fornirà aiuti alle spese per lo sport.
 

Mentre i palestinesi dichiarano una certa apertura sullo status di cinque squadre israeliane basate in località della West Bank.
Fra i risultati, c' è anche l' istituzione di una commissione israelo-palestinese che si deve riunire periodicamente, insieme con rappresentanti Fifa, per risolvere eventuali controversie.

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Il tavolo si è aperto il 26 agosto a Zurigo, con la stretta di mano fra Eini e Rajub e il loro impegno a una «forma di cooperazione». E il 2 ottobre scorso c' è stato il primo meeting in Medioriente, a Tel Aviv. Il prossimo appuntamento, invece, è previsto per questo mese a Ramallah.

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