"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
Jennifer Smith per “Wall Street Journal”
Lo scorso weekend, il gruppo artistico attivista e femminista “Guerrilla Girls” ha proiettato le immagini della sua ultima campagna sui muri del “Whitney Museum” di New York. Si leggeva nel messaggio illuminato: «Caro collezionista, l’arte è così cara! Anche per i poveri miliardari. Capiamo come mai non riusciate a pagare salari decenti ai vostri impiegati».
Da trent’anni combattono il mondo artistico ipocrita e corrotto e non conta il fatto che il museo “Whitney” esponga oltre 90 opere delle “Guerrilla Girls” o che alcuni membri del gruppo (sempre vestiti da gorilla per mantenere l’anonimato) siano curatori delle mostre, che i loro poster siano attualmente esposti al “Abrons Arts Center” o che le loro creazioni abbiano girato il mondo, dalla Biennale di Venezia alla “Tate Modern” e al “Centre Pompidou”.
lettera ai collezionisti al whitney museum
Le creative agitatrici, che prendono il nome di famose artiste decedute, difendono i lavoratori del settore e se la prendono con i prezzi altissimi pagati da benestanti collezionisti. Recentemente si sono unite ad altri gruppi come “The Illuminator” (il cui fondatore insegna alla “New York University”), “Occupy Museums” e “The Gulf Labor”, coalizione che ha appena protestato contro il “Solomon R. Guggenheim” per le condizioni dei lavoratori sfruttati di Abu Dhabi, dove il museo aprirà un’altra sede. I gruppi, il primo maggio, sono riusciti a far chiudere il “Guggenheim”.
Dice Frida Kahlo: «Molti nuovi artisti operano fuori dal mercato tradizionale. Non vogliono fare parte di questo sistema. E’ lo stesso che ha decretato la crisi economica, e che oggi controlla il mercato dell’arte».
guerrillagirlguerrilla girls a boston
Lo scorso mese la coalizione ha proiettato l’immagine del busto di Edward Snowden su una colonna del “Fort Greene Park” di Brooklyn. Intanto un altro gruppo metteva un gigantesco busto della “talpa” in cima a un monumento che onorava i prigionieri di guerra rivoluzionari.
L’attivismo ha legittimato le “Guerrilla Girls”, la notorietà le ha messe in una posizione scomoda. Dice la Kahlo: «L’attenzione dei musei non ci fa sentire a nostro agio, perché vogliamo essere la loro spina nel fianco. Siamo presenti in quanto siamo la coscienza del mondo dell’arte».
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