DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
1. TWEET DI MALAGO’
Lo splendido argento di Matteo Trentin nella prova in linea chiude il grande Mondiale Yorkshire 2019 della Nazionale Ciclismo. Due ori, due argenti e un bronzo: Federciclismo terza nel medagliere, protagonista in ogni categoria e pronta alla volata per Tokyo 2020. Complimenti!
2. "MI GIRANO PARECCHIO UN'OCCASIONE SIMILE NON CREDO RICAPITI..."
Luca Gialanella per la Gazzetta dello Sport
la corsa è una processione di fatica e dolore. Le colline dello Yorkshire diventano feroci come quelle di «Cime Tempestose«, il capolavoro di Jane Austin ambientato qui vicino. I corridori si scaldano con gli applausi dei tifosi, ma tremano, abbassano gli occhiali per vedere qualcosa nel fiume d' acqua che scende dal cielo e dalla strada, con pozzanghere che sembrano piscine.
Pedalano come pellegrini in processione, per tenersi insieme e darsi forza. Danno un senso di professionalità altissima. Dice Moscon: «Una giornata brutale. Il percorso non era all' altezza del Mondiale, il tratto in linea era scandaloso, con guadi e pozzanghere dove c' era mezzo metro d' acqua». Aggiunge Bettiol: «Non potete immaginare che cosa abbiamo trovato, non so come ci siamo salvati».
Ci passano davanti le immagini della Sanremo 2013 nella tormenta di neve. Doveva essere la festa del ciclismo britannico che accoglieva i Mondiali 37 anni dopo il trionfo di Saronni a Goodwood, e invece si trasforma in un flop organizzativo e gestionale che dovrà far riflettere l' Uci, la federazione mondiale. A cominciare dalla parte del tratto in linea, con due salite, cancellata alle 7 di ieri mattina con le squadre già in viaggio verso la partenza di Leeds, per gli allagamenti nelle strade, e sostituito con l' aumento da 7 a 9 dei giri del circuito finale. La corsa dei professionisti è il fiore all' occhiello del movimento, non una sfida tra il corridore e la natura.
E' in questo ambito che l' Italia torna sul podio mondiale dopo 11 anni. Nel giorno più estremo, il c.t. Davide Cassani può davvero dirsi orgoglioso degli azzurri. Una Nazionale fantastica, invisibile nella prima parte in linea flagellata dal maltempo dove bisogna pensare alla sopravvivenza (fuga di Roglic, Quintana e Carapaz per 140 km), ma imperiale nei nove giri del circuito di Harrogate. Matteo Trentin, il capitano, si gioca il titolo contro il danese Mads Pedersen e lo svizzero Stefan Kung. Ha l' occasione della vita, è veloce. Ai 200 metri, quando le pendenze passano dall' 8 al 3%, esce dalla ruota di Pedersen, è avanti, la linea bianca è lì, ma il danese, 23 anni (mai un iridato così giovane da Freire 1999), lo rimonta.
Pedersen, argento jr a Firenze 2013 alle spalle di Van der Poel, 2° al Fiandre 2018: corre nella Trek-Segafredo di Guercilena. Bronzo a Kung, quarto Moscon. Certo, ci avevamo fatto la bocca - l' astinenza dura da troppo tempo - nel momento in cui il trentino risponde a Van der Poel a 33 km dall' arrivo: cinque in fuga, con due azzurri. E poi quando Vdp si spegne sulla soglia dei 250 km.
Matteo Trentin, a 30 anni, è il simbolo dell' Italia che si fa strada con il lavoro. Da dilettante non lo cercava nessuno, in inverno è l' unico professionista a correre nel ciclocross. Il ciclismo lo vive senza stress, lui che porta nello zaino tutte le esperienze all' estero. Finisce il Mondiale tra le braccia della compagna Claudia Morandini, ex sciatrice azzurra. Le tante lacrime versate non bastano a spiegare quello che Matteo prova. Sul podio il trentino di Borgo Valsugana è bianco in volto, sicuramente vorrebbe essere in un altro luogo. Ma quella medaglia d' argento vale, eccome. Campione europeo 2018, vice iridato adesso. Da Varese 2008 un tricolore non saliva sul pennone: Ballan oro, Cunego argento. Trentin esalta le scelte di Cassani, che crede a uomini forti come Colbrelli, Moscon e Bettiol, e a un progetto.
Ecco il pensiero del il c.t.: «C' è delusione, è ovvio, arrivare secondi brucia molto. Erano anni che non piangevo, ma i miei azzurri sono stati fantastici».
E' il cuore dell' Italia. La Squadra. Corridori-uomini, prima ancora che campioni. Prendete Giovanni Visconti: il veterano, 36 anni e sei presenze, scalda l' atmosfera quando si entra nel circuito e si porta a spasso il gruppo. Cimolai è l' ombra di Trentin, Ulissi rompe il cambio e non rientra, Puccio si vede solo in fase difensiva. Ma Gianni Moscon è l' apripista che va a riprendere Pedersen e Kung a 3 giri dalla fine, e innesca l' attacco di Trentin. La corsa è chiusa, la Spagna non esiste, la Francia arranca, il Belgio insegue, ma Bettiol e Colbrelli sono mastini a rompere i cambi. E questo argento, nonostante la delusione del post gara, incornicia un Mondiale pazzesco per l' Italia: 5 medaglie, tutte maschili, ben 4 dai giovani. Siamo tornati, e facciamo di nuovo paura.
3. MI GIRANO PARECCHIO
Ciro Scognamiglio per la Gazzetta dello Sport
C' è una frase che meglio di tutte le altre spiega quanto sia profonda la delusione di Matteo Trentin.
«Se facciamo venti volate così, magari ne perdo una. Non di più. Il grande problema è che ho perso questa». Il capitano azzurro è stato generoso e valoroso, a lungo è sembrato uno di quei cavalieri senza macchia e senza paura. Fortissimo. C' era la bici al posto del cavallo, e la maglia iridata appena oltre il traguardo da mettersi addosso.
Sono mancati 200 metri. Gli ultimi. I più importanti. E alla scena dell' abbraccio commosso alla compagna Claudia Morandini dopo il traguardo non servono commenti. «E' arrivato deluso, distrutto - spiega l' ex azzurra di sci -. Era lì, poteva e voleva vincere. Domani festeggeremo l' argento, oggi stiamo piangendo per una non maglia-iridata. Matteo non digerirà facilmente questa sconfitta. Ma sa che anche in futuro potrà fare grandi, grandissime cose».
Poco più tardi, il 30enne trentino sintetizzerà: «Volevo vincere, l' ho sfiorata davvero la maglia, mi girano gli zebedei per non avercela fatta. Era una grandissima occasione che non so quando mi ricapiterà. Campioni come Sagan e Merckx ne hanno avute tante di vincere il Mondiale, io non so. In una situazione del genere, bisogna concretizzare. L' anno prossimo mi roderà ogni volta che vedrò Mads con la maglia iridata».
Trentin, che cosa è successo in volata?
trentin nazionale azzurra ciclismo
«Quello che avete visto. Lui è stato più forte di me. Non ho perso di un centimetro, e ragionandoci questo fa sì che la delusione bruci un po' di meno. Di sicuro non avevo sottovalutato Mads, mi ricordavo bene il Giro delle Fiandre dello scorso anno quando lo aveva battuto solo Terpstra. Nessuno degli altri lo aveva ripreso. E' un cagnaccio, non muore mai».
Il freddo l' ha condizionata?
«C' era tanto freddo, sì. La corsa è stata una delle più dure che abbia mai fatto. Molto, molto esigente. Se ci avete fatto caso, in testa c' erano sempre gli stessi. In tanti sono rimasti tagliati fuori. Quando ci siamo mossi io e Van der Poel nessuno ci ha seguito, nonostante la qualità in gruppo fosse tanta».
Che ha detto al c.t. Cassani?
«Che mi dispiaceva. La Nazionale ha corso alla grande. Moscon ha fatto un lavoro enorme nella fuga, è stato fondamentale, ma la stessa considerazione vale per tutti i compagni».
Come aveva vissuto l' azione decisiva, prima dello sprint?
«Sapevo di dovermi muovere con Van der Poel e non so che cosa gli sia successo quando è "saltato". Forse ha mangiato un gel in meno, forse ha sofferto il freddo. Non c' erano segnalazioni da parte delle moto sui distacchi, ci siamo arrangiati con le comunicazioni della Nazionale e le lavagne degli altri».
La morale di tutto questo alla fine qual è?
«Che domani è un altro giorno.La vita continua e il sole sorgerà lo stesso. Non c' è niente che rifarei in modo diverso. No, non sono partito troppo presto in volata, i 200 metri sono la mia distanza. Questa considerazione mi aiuterà ad accettare il tutto. E magari mi godrò di più l' argento, che ho conquistato al Mondiale e non al trofeo della castagna. All' Italia mancava da 11 anni, non poco. Anche se..».
Anche se?
«La vera morale è che Pedersen è arrivato primo. Io secondo. Fine della storia».
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