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Camilla Mozzetti per il Messaggero
Stavolta è diverso. «Le immagini sono davvero sconvolgenti». A migliaia di chilometri di distanza, nello studio di William Kentridge a Johannesburg, sgranano gli occhi: vedere quelle immagini fa male all'artista e ai suoi collaboratori più fidati. Le scritte vandaliche che sono tornate a offendere Trionfi e lamenti, la grande opera realizzata da Kentridge sui muraglioni del Tevere, destano rabbia e indignazione.
Un blocco che supera i venti tag dai colori sgargianti è apparso sulla grande opera d'arte contemporanea che l'artista sudafricano ha regalato alla Capitale (interamente autofinanziata con 600 mila euro). In confronto, quanto accaduto lo scorso marzo (quando altri writers macchiarono, sempre a suon di vernice spray, il grande lavoro site-specific che racconta le glorie e le sconfitte della Città eterna) è quasi nulla.
Stavolta, infatti, il danno è maggiore. Roma perde ancora. Perché se più di sette mesi fa i vandali avevano risparmiato le grandi figure, realizzate da Kentridge con una specifica tecnica di sottrazione dello sporco dai muraglioni, ora le vernici colorate hanno offuscato l'immagine di Papa Gregorio VII, quella del Trionfo della morte, e la sagoma di un pompiere durante il bombardamento di San Lorenzo. Hanno, in sostanza, colpito al cuore la più grande opera d'arte contemporanea a cielo aperto mai realizzata prima in una città internazionale.
I LAVORI Morale? Ci vorrà tempo (molto) e altrettanto impegno (perfino economico) per mettere nuovamente al sicuro il lavoro dopo il recupero fatto a marzo. La Sovrintendenza capitolina ha fatto sapere che nei prossimi giorni partiranno le ispezioni «per quantificare il danno e valutare come intervenire». Probabilmente si potrà procedere solo in due modi: togliere via la vernice, inficiando però ancor di più l'opera o coprire le scritte con altro colorante, snaturando l'affresco di Kentridge.
L'assessore alla Cultura e vicesindaco, Luca Bergamo, commenta laconico: «Condanno il gesto che denuncia ignoranza e dispregio tanto dello spazio pubblico che dell'ingegno di un grande artista». Ma tant'è: da marzo ad oggi nulla si è fatto per tutelare l'opera. «L'arte urbana è esposta ai rischi commenta Luca Zevi, presidente di Teverterno, l'associazione che ha portato Kentridge a Roma ma quando è abbandonata a se stessa rischia di più. Servirebbe una maggiore consapevolezza da parte del Comune nel salvaguardare un tale capolavoro, ci vorrebbero vigilanza e manutenzione». Due parole che il Tevere non conosce da tempo.
Degrado sul Tevere di fronte al murale di Kentridge
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