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Giorgio Viberti per la Stampa
Il signore del ciclismo. Miguel Indurain, vincitore di 5 Tour de France (consecutivi, unico nella storia) e 2 Giri d' Italia, è da ieri nella Hall of Fame della Corsa Rosa.
Indurain, l' Italia non l' ha dimenticata...
«Ho un grande ricordo del vostro Paese. E dei tifosi italiani».
Segue ancora il ciclismo?
«Certo, anche se con tutte queste corse sparse per il mondo...».
Nostalgia dei suoi tempi?
«Un po' sì, perché allora c' ero anch' io fra i protagonisti e perché era meno dispersivo. Oggi si corre in Cina e Australia, Africa e America, ma io tornerei a privilegiare l' anima del ciclismo mondiale che è e resta l' Europa».
Il ciclismo è cambiato molto?
«Sì. Per i corridori è meglio, sono più seguiti, guadagnano mediamente di più, ma per i tifosi è più difficile, i loro idoli sono lontani, c' è più business ma meno umanità».
Lei vinceva Giro e Tour nello stesso anno, adesso i big scelgono un solo grande appuntamento a stagione: giusto così?
«È diventato tutto più stressante, i grandi giri si corrono a tutta dal primo all' ultimo giorno, con medie altissime, tante salite, mille difficoltà, nessuna tappa facile. Ormai è impossibile fare la doppietta Giro-Tour».
Chi la fece più soffrire quando correva?
«Bugno era fortissimo anche a cronometro, Chiappucci partiva quando meno te l' aspettavi, poi Jalabert, Rominger e alla fine Pantani».
C' è oggi in gruppo un altro Indurain?
«Froome, Dumoulin e prima ancora Contador mi assomigliano, perché vanno bene in salita e a cronometro».
E nelle classiche chi le piace?
«Sagan è forte ma non ha una squadra come la Quick Step, per questo il Fiandre l' ha vinto Terpstra. Anche Van Avermaet ha talento, oltre naturalmente a Valverde. Ma per me i corridori più forti e completi sono quelli da grandi giri».
Come Nibali e Aru?
«Nibali è bravo anche nelle classiche, mi piace, ha carattere, coraggio, classe. Aru sta crescendo, ma deve essere meno impulsivo. Un Giro si vince in tre settimane, giorno dopo giorno».
Che ne pensa di Froome, che corre malgrado i sospetti di doping?
«Il regolamento glielo permette e si rischia di ripetere il caso Contador, al quale tolsero un Giro appena vinto. Non è una bella cosa per il ciclismo, né per i tifosi. L' Uci deve intervenire».
Armstrong riuscì a battere il suo record di 5 Tour vinti di fila, ma poi glieli tolsero per doping...
«Quella è stata un' epoca molto difficile per il ciclismo».
Dopo il suo ritiro, nel gennaio 1997, scoppiarono molti casi di doping. Oggi il ciclismo è riuscito a risolvere quel problema?
«C' è un' altra sensibilità tra i corridori, i tecnici e nei team. I controlli sono molto più accurati, i risultati più sinceri».
Altro caso spinoso: le bici col motorino. Esistono davvero?
«Certo, molti cicloamatori le usano (e ride, ndr). Ma nel ciclismo professionistico mi sembra difficile che vengano usate, bisognerebbe mettere d' accordo troppe persone, corridori, tecnici, meccanici. È impossibile tenere nascosta una cosa del genere».
Domenica c' è la Roubaix: chi la vince?
«È una lotteria. La corsi solo una volta, mi dissero di stare in scia a Moser che era il numero uno, ma al primo tratto di pavé non lo vidi più. Fu la mia unica Roubaix, non faceva per me. Sagan e Van Avermaet possono far bene, ma devono battere la Quick Step».
Qualche rimpianto nella sua pur splendida carriera?
«Sì, due. Non aver vinto il Mondiale, dopo due secondi posti e un terzo, e nemmeno la Vuelta, nella mia terra. Ma sono contento lo stesso, molto contento».
indurainBUGNO CHIAPPUCCI INDURAIN
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