
DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E…
Benny Casadei Lucchi per “il Giornale”
L' anno scorso Seb cantava. Oggi un anno fa, dopo un paio di ore di gara, Seb cantava parafrasando L' italiano di Toto Cutugno. Ed era felice come una Pasqua. Perché aveva appena vinto il terzo Gp stagionale e quel «lasciatemi guidare, perché non sono lento, lasciatemi guidare una bella gara» rappresentava il manifesto sonoro della sua prima stagione ferrarista. Ora, nella migliore delle ipotesi, le canta. Come ieri ai suoi tecnici.
Quando nel Q1 l' hanno tenuto in pista un giro in più con la barra posteriore della SF16H rotta e lui al rientro ha cantato «è stupido perdere tempo...». Il che sa di nervi ormai tesissimi. Il che sa di quel «geni o scemi» sibilato via radio, proprio come Seb, da Alonso ai tecnici. Anno 2013, fine di un amore. Forse è prematuro pensare che anche l' amore del successore di Fernando per la Rossa stia finendo.
Diciamo che la coppia è in piena burrasca. Quelle cose lì. Da cui si esce rinforzati o si esce prima di casa. Anche le parole successive di Vettel sono secche: «L' anno scorso qui ero in pole, ora partirò ultimo... Giravo su tre ruote...
dobbiamo indagare perché cose del genere non accadano più». Non sa di «geni o scemi» ma sa quasi di ultimatum. Quasi.
Fatto sta, davanti a tutti gongola Nico Rosberg, per lui pole numero 29, come Fangio, un bell' affiancare.
È in forma il vincitore di Monza, risorto dopo l' estate e tornato sotto a Hamilton. Due punti lo separano da Lewis mentre la statistica è dalla sua parte visto che racconta di come, dal 2008, a Singapore, solo due volte a trionfare non sia stato l' uomo della pole. Fra l' altro, una di queste fu in occasione del primo Gp, quello del crashgate Piquet, Briatore, Renault.
Come dire: capita quasi mai. Però c' è un però: Hamilton. Sfortunato a inizio week end e ieri imperfetto, a 0''700 da Nico. Un' enormità. Terzo tempo. Vorrà rifarsi, ma è dietro a Ricciardo e davanti a Verstappen, un sandwich in salsa Red Bull. Seguito da Raikkonen che tiene alta, si fa per dire, la bandiera Ferrari, quinto tempo con ammissione di «qualche errore fatto nel giro buono». Mancava solo questo.
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