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MARIO SCONCERTI per il Corriere della Sera
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Hanno vinto finora tutte le favorite, ma il Milan con una facilità in più. Non è una grande scoperta. A inizio stagione tutte le squadre sono libere mentalmente, hanno l'intero potere di se stesse. Sarà il tempo a trovare le differenze. Oggi i piccoli non sanno ancora di esserlo, giocano come se avessero l'universo spalancato. La prima partita ha detto che la differenza già si nota. La regolarità di tanti risultati incerti si deve a questa realtà di fondo che pesa da subito.
Perché è tanta, favorisce la logica stessa del calcio, per differenza di ricchezza ormai ben divisa in porzioni. Nella giornata un fenomeno strano è stato l'accettarsi come avversari diretti di Lazio e Roma.
Sarri dice che se Mourinho arriva secondo ha fallito.
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Mourinho risponde che la Roma ha speso solo sette milioni di mercato contro 39. Non è mai così facile accettarsi. Pioli e Inzaghi non hanno mai dibattuto. Ognuno ha esplorato il proprio territorio. Questo salto di qualità rappresenta il tracciamento di una diversità, il riconoscimento un po' peloso dell'avversario.
Roma e Lazio giocano lo stesso campionato e si inseguono a vicenda. Non è solo una bandiera pigra, è una novità intellettuale profonda. Significa disporre della prima sfida, quella più interiore, la più ferina. Sinonimo di coscienza, di nessuna volontà di scappare.
Vedremo. Ma l'inizio è già spettacolare. Vuol dire che la corsa è fatta di corsie interne, quelle viscerali e misteriose, però coniugate, non fuggite. Sinonimo di forza o di rabbia, certamente di spettacolo. Juve e Napoli cominciano stasera. Tutti parlano della nuova Juve, nessuno del nuovo Sassuolo che non ha Scamacca e ha perso Traore per infortunio, più Raspadori in linea di lancio. La Juve è stata fino a oggi un po' confusionaria.
La sua reale novità sono i soldi, dover fare i conti fra quel che vuole e quel che può. Se prendi Di Maria per una stagione e Pogba per 4, da una parte hai commesso un errore. Due filosofie opposte non si contestano, si evidenziano. Mancava un regista e manca ancora. Quello che si trascura è Vlahovic. Se è uno come gli altri è stato buttato il jolly. È da lui che deve arrivare la differenza. Il grande centravanti è nella regola autonomo. Ma quando si pensa alla Juve si continua a pensare a una squadra che deve portargli palloni. Non è così. Il Grande centravanti realizza quello che trova, inventa nel poco, è un padre da tempo di guerra, trasforma in cibo quello che c'è.
sarri mourinhospalletti mourinho sarrimilan udinesemilan udinese ibraFOTOMONTAGGIO DEL TRIDENTE JUVENTINO CHIESA VLAHOVIC DI MARIA
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