mostra the vulgar fashion redefined

CHE VOLGARITE’: QUANDO IL CATTIVO GUSTO E’ DA MUSEO - DALLE BRAGHETTE RINASCIMENTALI NATE PER ESALTARE LA VIRILITA’ AI TRAVESTIMENTI DI LADY GAGA, IL BARBICAN DI LONDRA DEDICA UNA GRANDE MOSTRA AL RAPPORTO TRA MODA E VOLGARITA’ (“UN INGREDIENTE IMPORTANTISSIMO NELLA VITA”)

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THE VULGAR FASHION REDEFINEDTHE VULGAR FASHION REDEFINED

Sofia Gnoli per “Il Venerdì - la Repubblica”

 

Quando nelle sue memorie Diana Vreeland parla di Elsie de Wolfe, l' arredatrice americana che considera una delle donne più eleganti del primo dopoguerra, scrive: «Aveva un gusto meraviglioso, in più possedeva una qualità tipicamente americana, apprezzava la volgarità. La volgarità è un ingrediente importantissimo nella vita».

 

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Devono essere partiti da questo concetto Judith Clark e Adam Phillips (psicoanalista e saggista inglese assai noto anche in Italia) nella realizzazione di The Vulgar: Fashion Redefined alla Barbican Art Gallery di Londra (dal 13 ottobre al 5 febbraio 2017), una mostra che indaga sui vari significati di questo termine - volgarità - e sui suoi riflessi sulla moda.

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Con gli eccessi che spesso lo contraddistinguono, il volgare non è estraneo all' abbigliamento. Spiega Phillips: «Volgari sono per esempio quelli che si divertono con l' arte dell' imitazione e dell' eccesso, che vogliono sembrare diversi e sopra le righe». Tutti concetti con cui la moda ha sempre amato giocare.

 

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Attraverso 120 pezzi, la mostra esplora secoli di storia, a partire dal '500 per arrivare a oggi, dove possono risultare volgari certi travestimenti di Miley Cyrus e di Lady Gaga, o certe creazioni esagerate di designer come Jeremy Scott o Vivienne Westwood. Quanto al passato, sono senz' altro archiviati alla voce eccessi le brachette rinascimentali - ovvero quella sorta di accessorio-gioiello che gli uomini indossavano per nascondere il membro ma che in realtà lo metteva in risalto - oppure le smisurate crinoline ottocentesche che oltre che a celare gravidanze segrete, erano l' indumento ideale per le «taccheggiatrici di negozi» che lì sotto potevano nascondere di tutto.

 

Accanto alle forme della volgarità, la mostra ne esplora i materiali, e non a caso si apre con uno sfarzoso tessuto dorato del '700 italiano, messo accanto a un abito d' oro, firmato nel 1938 da Elsa Schiaparelli, maestra di eccessi.

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Spesso vista solo negativamente, la volgarità ha sempre avuto molti ammiratori che hanno costruito il loro successo in bilico sul filo del cattivo gusto.