1. Smontata la bufala de La Stampa di #beatricedimaio, ora chiedete scusa!
jacopo iacoboni su beatrice di maio
Beatrice Di Maio, che secondo la teoria complottista de La Stampa - ripresa da tutti i tg, anche RAI, e i giornali e sposata dal pd - è l'account chiave della cyber propaganda pro M5S, non è nè un ghost, né un fake, né un troll, né un algoritmo, né antani con lo scappellamento a destra. E' lo pseudonimo dietro cui si cela Tommasa Giovannoni Ottaviani detta Titti, moglie di Renato Brunetta (lo ha scoperto Franco Bechis). Una figura del menga di queste proporzioni era difficile da immaginare.
Hanno parlato di cyberfango, il Pd ha sprecato soldi pubblici con un'interrogazione parlando di "una macchina del fango automatizzata per colpire il PD" per chiedere se Di Battista o Di Maio ne fossero a conoscenza. Altri hanno parlato persino di "hacker russi filo M5S". Le comiche!
BEPPE GRILLO ALLA CAMERA
Oggi nessuno di loro twitta più. Tutti a parlare di fake news e di come la gente sui social sia stupida e creda a tutto. Ma vi siete visti? Vi siete bevuti la fake news della Stampa come i bambini che credono alla storia di Babbo Natale. Ci aspettiamo le scuse di tutti. Tutti. Questa campagna diffamatoria contro il MoVimento 5 Stelle deve finire una volta per tutte. L’articolo de La Stampa con scritto "La procura indaga" e foto di Beppe Grillo e Davide Casaleggio, è l’emblema di una campagna che va avanti da mesi.
beatrice di maio
Un appello a La Stampa che all'autore ha pure dato un premio per quell'articolo delirante e falso: basta far scrivere giornalisti mossi solo da risentimento e astio, che non fanno verifiche, che scrivono vere e proprie bufale spacciate per inchieste solo per screditare una forza politica. Il posto per queste persone è la cronaca delle partite dei pulcini, se proprio volete pagargli uno stipendio. Un altro appello va alla FNSI e all’Ordine nazionale dei Giornalisti: non è più sostenibile che un personaggio del genere utilizzi La Stampa (giornale autorevole fino a qualche anno fa) per denigrare quotidianamente la prima forza politica del Paese.
2. La grande bufala di Palazzo Chigi che grida al complotto per qualche tweet
Luca Telese per Tiscali
maria elena boschi e luca lotti 5
La notizia del giorno ha un nome Beatrice, un cognome, Di Maio, e finalmente un volto, quello della moglie di Renato Brunetta. Tommasa Giovannoni. Dopo dieci giorni di spettacolare caccia al ladro, di grida al complotto, di complicate analisi per spiegare che Beatrice Di Maio non esisteva, ed era in realtà un pericoloso snodo di cyber-propaganda gestito dalla pericolosa spectre grillina della Casaleggio e associati, dopo la denuncia alle autorità giudiziarie di Luca Lotti, braccio destro di Renzi alla polizia, si scopre che Beatrice Di Maio è una persona fisica, è una arredatrice di interni, la moglie del capogruppo azzurro che gioca a fare la satira sul web.
renzi giornalisti
Questa vicenda oggi vale la pena di essere raccontata nel dettaglio perché è davvero ridicola, ma illuminante, per diversi motivi. Primo: la cantonata colossale. Ma come si fa a prendere sul serio un governo che denuncia come un pericoloso complotto un account di twitter? Come si fa accedere a giornali nazionali e internazionali che ci spiegavano perché sicuramente c'erano le prove che questa denuncia fosse fondata e seria, "altrimenti ti pare che Lotti e Renzi si espongano così?". Quando il potere è forte e il dubbio scompare, le tesi - come nel caso di questo account - diventano autoconfermative.
account beatrice di maio
Vengono i brividi sulla schiena a pensare cosa sarebbe accaduto se a capo dei servizi di sicurezza di Palazzo Chigi fosse stato nominato - come voleva il premier - l'amico di Renzi Marco Carrai. Secondo: su questa vicenda la vera propaganda la faceva il governo inventando un pericolo occulto, misterioso, addirittura cyborg. In realtà il dibattito su Beatrice Di Maio 5 stelle, sul retroscena misterico, sulla presunta cospirazione, fino a ieri serviva a sviare la discussione da temi vitali è ben più determinanti: ieri alla Camera è passato l'emendamento De Luca, che consente al governatore della Campania di tornare commissario alla sanità. Questo dopo che De Luca in un discorso pubblico minimizzato dagli esponenti della maggioranza Renziana come "folclore" invita i sindaci e gli amministratori a convocare gli amministratori delle aziende di sanità privata chiedendogli di riunire i propri dipendenti invitandoli a votare si.
beatrice di maio foto modificata
La registrazione di questo folle comizio non è ancora stata trasmessa da nessun tg governativo. Per fortuna che esiste la rete: quel discorso che dieci anni fa non sarebbe stato visibile adesso si può trovare e riascoltare con due semplici click su google. Non ho mai avuto particolari simpatie per il Movimento 5 stelle: ma l'idea che Matteo Renzi continui a ripetere - ieri da Vespa - la battuta sui 900 euro dell'appartamento di Casalino ("Dalla casa del Grande Fratello alla grande casa") quando paga il suo consulente di immagine Jim Messina 400mila euro è quasi grottesca.
beatrice di maio
I grillini hanno un comunicatore che era nella casa del grande fratello: Renzi ha come comunicatore Fabrizio Rondolino, che di quel programma era autore. È la disinformazione tocca vette astrali. Ministri della Repubblica, come la Boschi, ripetono senza nessun costrutto che il destino dei farmaci anti-cancro sarebbe legato a questa riforma (ovviamente non è vero). Governatori di regime tessono l'elogio della clientela. Manager e vip pagano 30mila euro di finanziamento al Sì, pur di sedersi al tavolo di una cena con Matteo Renzi. Se Tronchetti Provera regala a Renzi il reddito medio di un italiano benestante in un anno, per due ore di chiacchiere, forse una domanda sulla sproporzione (anche economica) delle forze in campo bisogna farsela.
JIM MESSINA
Invece - secondo Renzi - il problema sarebbero i 900 euro che, come un qualsiasi studente fuori sede a Roma Rocco Casalino paga per il suo appartamento, guadagnando - da capo della comunicazione di un movimento nazionale! - 2700 euro al mese? Ecco perché la vicenda di Beatrice di Maio è un simbolo: quello della propaganda fantastica che in queste ore cerca di piegare la realtà e di cancellare il buonsenso. Spero che gli italiani questa volta non la bevano. Il voto sul referendum sara anche una scelta tra lo storytelling dei comunicatori e la realtà.