Estratto dell’articolo di Marco Fagandini e Tommaso Fregatti per “La Stampa”
PAOLO EMILIO SIGNORINI - GIOVANNI TOTI
Nella memoria depositata ai pubblici ministeri mentre era in corso il suo interrogatorio Giovanni Toti ha sempre negato, tramite il suo legale Stefano Savi, di aver mai «messo da parte il telefonino durante i colloqui privati» come invece facevano Spinelli e altri indagati, prima di salire sullo yacht “Leila” dell’imprenditore portuale.
«Ne ho sempre bisogno, lo porto sempre con me», aveva ribadito il governatore che si trova agli arresti domiciliari dallo scorso 7 maggio nell’ambito dell’inchiesta sulle mazzette in Regione. Esiste però agli atti dell’indagine - depositati nei giorni scorsi - una dettagliata e nuova informativa della guardia di Finanza che, di fatto, lo smentisce e che rilancia un mistero, un’ombra proprio su come gestiva il telefonino Toti.
PAGO - ALDO SPINELLI MEME BY EMILIANO CARLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA
Il 2 ottobre del 2021, in piena bagarre per la proroga della concessione a Spinelli del Terminal Rinfuse (una delle partite sotto la lente degli investigatori), il governatore ha un incontro urgente con l’allora presidente del porto Paolo Emilio Signorini (oggi in carcere). Per i finanzieri è qualcosa di importante visto che da giorni “Pes” - come lo chiamano gli amici - lo cerca per vederlo. […]
La mattina del 2 ottobre Toti e Signorini si vedono al bar Moody di via XII Ottobre, in centro a Genova. Il capo del porto arriva alle 10.30, il presidente della Regione con venti minuti di ritardo. I due, non lo sanno, sono pedinati dai militari della Guardia di finanza. Si siedono nel dehors del Moody e questa mossa vanifica ogni possibilità dei finanzieri di usare il sistema “Campans” per le intercettazioni ambientali.
PAOLO EMILIO SIGNORINI
E però gli investigatori durante il servizio di osservazione notano qualcosa di sospetto. Ecco cosa accade dopo il colloquio, che i militari stessi definiranno «riservato»: «Giovanni Toti prendeva una giacca di colore blu posata su una sedia di un altro tavolino e dalle tasche estraeva due cellulari. Uno dei quali veniva riposto in tasca mentre l’altro veniva consegnato a Signorini», scrivono i finanzieri. Su questo aspetto sono in corso accertamenti.
E ci sono due ipotesi al vaglio. La prima: contrariamente a quanto sempre dichiarato, Toti ha posizionato lontano la giacca con il telefono per evitare che la sua conversazione fosse intercettata e ha fatto lo stesso con il cellulare di Signorini, restituendoglielo poi.
giovanni toti 2
La seconda, più inquietante, è che il governatore abbia preso quei telefonini da qualcuno che volutamente ha lasciato la giacca per lui e ne abbia consegnato uno a Signorini appositamente. Due telefoni clandestini, insomma. Nell’annotazione la Finanza non si sbilancia. Ma evidenzia però l’attenzione del governatore per evitare intercettazioni.
Come nel successivo incontro con Signorini del 5 ottobre, in piena “allerta rossa”. Dopo aver voluto fissare un faccia a faccia al ristorante le Cicale di Albaro («lì c’è un dehors dove c’è un buon rumore di fondo», propone il governatore intercettato), sposta la cena-colloquio in un altro ritrovo, il Santa Teresa in centro, dove cambia due volte tavolo scegliendone «uno più riservato».
GIANLUIGI APONTE GIOVANNI TOTI
Ma nelle nuove carte dell’inchiesta viene anche evidenziato un summit che, sempre in piena bagarre per il rinnovo della concessione del Rinfuse, si sarebbe dovuto tenere il 6 ottobre a Ginevra a casa dell’armatore e patron di Msc Gianluigi Aponte.
A parlare di questa riunione - dopo il rinvio della proroga - è lo stesso Signorini, che spiega a Toti come «siano stati convocati con una certa urgenza da Aponte» e aggiunge di come lo stesso «metta a loro disposizione un aereo».
Gianluigi Aponte, Paolo Signorini e Alfonso Lavarello
Toti è molto preoccupato e prima di andare in Svizzera (la Finanza ancora non ha chiarito se poi questo incontro ci sia effettivamente stato o no) inizia a fare pressioni sui membri del board portuale che non hanno votato la delibera sulla proroga. Contatta il sindaco di Genova Marco Bucci perché chiami Giorgio Carozzi (rappresentante del Comune in quel comitato) e Gian Paolo Giampellegrini, segretario generale della giunta ligure, per sensibilizzare Andrea La Mattina (referente della Regione). Al dirigente ammette «di non voler fare figuracce con l’armatore». […]
paolo emilio signorini 2 E IO PAGO - MEME BY EMILIANO CARLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA giovanni toti aldo spinelli