Giorgio Gandola per “La Verità”
tifosi del napoli fuori dallo stadio
Napoli in silenzio non esiste. È un'ipotesi da tragedia, è un'infinita malinconia, come spegnere i mille suoni dei clacson perenni e i mille colori di Pino Daniele. E non c'è più assordante silenzio di quello dello stadio Maradona vuoto mentre la squadra vince, stravince e si arrampica in cima alla classifica dove l'aria è rarefatta e quando urli, guardando il mondo in basso, l'eco ti porta lontano.
Luciano Spalletti e Victor Osimhen sono arrivati a un niente dalla perfezione: 30 punti in palio, 28 conquistati con nove vittorie e un pareggio. Un ritmo pazzesco, una macchina da guerra che neanche ai tempi di Maurizio Sarri e Gonzalo Higuain: 22 gol fatti e solo 3 subìti. Resiste il Milan perché Stefano Pioli è nato per resistere, almeno fino a primavera. Il Napoli chiama, nessuno risponde.
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Per il motivo più assurdo e contronatura: i tifosi gli hanno voltato le spalle.Nella città più caciarona del mondo (con Rio de Janeiro e Buenos Aires) accade qualcosa di folle, gli ultrà hanno dichiarato lo sciopero del tifo e stanno alla larga dalle curve. Più gli azzurri segnano, più loro tacciono, presumibilmente soffrendo come bestie.
La media delle presenze in campionato è inferiore alle 20.000 persone e il rimbombo del vuoto nell'astronave da 80.000 è imbarazzante. Una questione di principio determinata da un rapporto complicato con il presidente Aurelio De Laurentiis, ma soprattutto da due decisioni che hanno caratterizzato la ripresa post Covid: i prezzi aumentati per combattere un anno di mancati incassi (un biglietto di curva costa 25 euro) e le regole stringenti che hanno portato a sanzioni amministrative.
osimhen gioca una partita in nigeria con la maglia del napoli
Alcuni tifosi hanno ricevuto multe salate per il non rispetto delle sedute a scacchiera, per non aver indossato la mascherina, per essere passati da un settore all'altro dello stadio (gesto punito con una raffica di Daspo). Esiste l'idea di creare alcune fan zone all'interno delle curve, ma di concreto c'è solo lo sciopero della voce. «Amiamo la squadra ma la dignità è tutto e indietro non si torna», ripetono i capi ultrà, e oggi a Salerno (ore 18) ci sarà di nuovo il silenzio. Per la verità mancherà anche il centravanti carroarmato Osimhen per un risentimento muscolare, motivo in più per sostenere la capolista con il suo 12º giocatore naturale, il pubblico. Niente, bocche cucite.
spalletti sarri mezzelani gmt090
È in atto una trattativa per recuperare la situazione per domenica prossima contro il Verona e soprattutto per il big match con l'Inter. «Così non si può andare avanti, lo stadio senza tifo organizzato è un mortorio», ammette Edoardo Cosenza, assessore alle Infrastrutture e alla mobilità del comune. «Io non ci sto andando, mi viene la malinconia. Dobbiamo fare nuove regole senza discriminazioni.
Abbiamo in mente di mediare per il ritorno dei gruppi organizzati e il sindaco lo sa bene». Per ora il paradosso domina: gli ultrà assistono agli allenamenti, incitano la squadra, le fanno sentire calore accompagnando il pullman allo stadio. Poi stanno fuori. Tifano sul web, seguono i calciatori fin sul cancello d'ingresso. Poi si piazzano dietro le curve per esibirsi in un unico boato di scherno, quello al rinvio del portiere avversario.
tifosi napoli
Sono lontani i tempi della Champions league di Sarri, quando Pep Guardiola diceva che «per andare avanti bisogna passare l'esame del Napoli e dei suoi tifosi»; quando Yaya Touré ammise di avere paura a giocare nella «bombonera» europea; quando il coro «The Champions» spingeva Dries Mertens e Marek Hamzik a contropiedi micidiali. Un grido profondo, un mondo in sintonia con i suoi guerrieri che oggi non meritano il vuoto pneumatico.Poiché Luciano De Crescenzo faceva dire al filosofo Bellavista «Eppure è sempre vero anche il contrario», è fondamentale appostarsi dall'altro lato del marciapiede e osservare in controluce.
Vuoi vedere che, ribaltando il concetto, il Napoli non sbaglia un colpo perché lo stadio è vuoto? Per i ragazzi di Spalletti l'effetto pandemia non è mai finito, si continua in una comfort zone dove la pressione non esiste, il mugugno collettivo è estraneo, la malinconia partenopea è assente, gli amuleti come il cornetto rosso non sono un'opzione da considerare. Il tecnico nato in Val d'Elsa non lo ammetterà mai, ma dentro il catino deserto gli azzurri hanno trovato una nuova dimensione.
osimhen
E l'abbraccio soffocante dell'emotività - che solo un fuoriclasse come Diego Maradona seppe esorcizzare (almeno in campo, fuori fu un'altra faccenda) - per ora è una variabile ininfluente. Ipotesi fumosa? Neppure troppo perché c'è una classifica del Cies (l'osservatorio del calcio) che illumina la penombra.
A stadio chiuso il Napoli ha vinto il 66,7% delle partite giocate (15), più un 13,3% di pareggi. In questa bizzarra graduatoria è decimo in Europa, a pari merito con Juventus e Siviglia, con un bilancio migliore di quello del Milan (62,5%) e dei campioni d'Europa del Chelsea (61,5%). Per curiosità le squadre più forti nella bolla dove si sentiva volare una mosca sono Bodoe Glimt (15 vittorie su 15) e Rangers Glasgow (12 su 12). Sembra assurdo che ciò possa accadere dentro il Maradona, formidabile calderone di emozioni, è così e fino a quando non ci sarà la controprova, il dubbio resisterà.
Rimane lo sconforto nell'assistere a una straordinaria cavalcata nel deserto. In Europa league contro lo Spartak Mosca bastarono 200 russi per far ammutolire gli unici tifosi napoletani, gli inservienti. E contro il Legia Varsavia i 7.000 biglietti venduti furono un record da grande depressione. Eppure il Napoli sottovuoto pare un club nordico. Galleggia in un mare silenzioso ed è felicemente primo.
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