LA PRIMA PAGINA DI STAINO SULLA CRISI DELL UNITA
Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
Non c' è ironia, nella voce di Sergio Staino, mentre dice: «Mi hanno costretto a questa decisione, non potrei guardarmi allo specchio se rimanessi dopo che la mia redazione mi ha di fatto sfiduciato». Bobo lascia l' Unità. Al telefono, subito dopo aver inviato la lettera in cui dice addio, si sfoga: «Avevo chiesto loro: fate un documento duro quanto volete, ma non fate lo sciopero, perché sarebbe contro di me. Non mi consentirebbe di continuare a lottare. Lo hanno fatto, e allora basta».
La redazione non ha preso bene la prima pagina di ieri. La scelta di raccontare il momento durissimo, i tagli in arrivo, la difficile sopravvivenza della testata fondata da Antonio Gramsci nel 1924 attraverso una striscia satirica in cui il direttore Staino si raffigurava strattonato da mille parti: la proprietà, il cdr, perfino la moglie.
«Per una volta Staino, per questa volta - scrivono i lavoratori dell' Unità - non ci hai fatto ridere. Sono giorni, settimane in cui non ridiamo. Da quando la proprietà ha annunciato che il 60% dei lavoratori di questo giornale a breve andrà a casa ». E ancora, i numeri prospettati dall' azienda «sono da macelleria sociale. A pagare saremo solo noi, e tu di conseguenza depauperato dalla nostra forza lavoro».
STAINO
Chiedono al direttore di restare al loro fianco, i giornalisti. Ma lo fanno dicendogli: «La tua iniziativa di ieri non ci aiuta. Anzi, rischia di offrire all' azienda il fianco per "calare la scure" sulle nostre teste, tanto per citare l' amministratore delegato». «Danno un giudizio negativo su una striscia che tantissimi lettori hanno capito - ribatte il direttore - sono pieno di lettere che me lo confermano. Non accettano che abbia usato la satira per un discorso politico, ma sotto quel fumetto c' è il dolore di Bobo. È l' angoscia a muoverlo. Non è una striscia felice».
STAINO RENZI
Racconta, Staino, in quelle immagini, di tutti coloro che lo fermano per dirgli "bello, bello il giornale", ma non lo comprano. «Prendo in giro mia moglie che mi tira in mezzo a situazioni familiari, il cdr che giustamente mi tampina perché non vuole che ipotizzi ristrutturazioni. A mio avviso, non c' è nessuna offesa.
Mi aspettavo che si incazzasse Bonifazi, che lo facesse Renzi, cui ricordo di avergli dato del "cafone", o l' amministratore delegato Stefanelli, che metto lì tutto preso dal tagliare. Mai avrei pensato ai giornalisti». E invece, all' Unità, si è tenuta una riunione dai toni accesi e molto duri.
UNITA 2
«Io capisco che siano nel pallone per paura dei tagli che ci saranno - dice ancora Staino - ma siamo davanti a un' alternativa drammatica: o chiudiamo o ristrutturiamo. Un giornale che vende le cifre che vendiamo noi non è sostenibile. Ventinove giornalisti e sette poligrafici per seimila copie, non ce la si fa. Ho cercato delle alternative: diventare più piccoli e poi riassumere una persona ogni mille copie recuperate. Ho chiesto aiuto a collaboratori che mi hanno scritto fondi gratuitamente, solo per amore di questo giornale. Che senso ha arrabbiarsi? Ho dato tutto a questo giornale. È un' offesa che non mi merito».