Gaia Piccardi per il “Corriere della Sera”
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Olimpia e mondo, da ieri, hanno come capitale Grumo Appula (Bari) e come sindaco Massimo Stano, dalla Puglia con furore, l'unico atleta della compagnia dei celestini che un anno dopo si riprende tutto. Ai Giochi di Tokyo la 20 km di marcia, qui la 35, distanza spuria e scorbutica, con una gara velocissima (2h23'14", primato italiano e miglior prestazione mondiale che la Federazione chiederà venga omologato come record), in testa e di testa («Nella mia mente c'è solo la vittoria»), di sacrificio ma nemmeno troppo («Questo dolore lo conosco bene e poi a me fare fatica piace: nella sofferenza mi esalto»), alla Stano.
La miniera della marcia italiana non chiude - sesto titolo iridato in totale dopo Damilano ('87, '91) e Didoni ('95) nella 20 km, la Sidoti nella 10 km ('97) e Brugnetti nella 50 ('99) -, anzi rilancia: «Tra poco a Monaco ci sono gli Europei - ricorda a tutti Massimo con la faccia buffa da impunito -, mi piacerebbe completare una tripletta storica». La gara che ha riportato l'Italia sul tetto del mondo 19 anni dopo l'oro di Gibilisco nell'asta a Parigi 2003 è già in archivio.
MASSIMO STANO
L'ecuadoriano Pintado è il primo del gruppo dei leader a mollare, Stano e il giapponese Kawano si scrollano di dosso lo svedese Karlstrom, bronzo, e si giocano l'oro, spalla a spalla, nell'ultimo chilometro. Basta guardarli in volto: Massimo è rilassato, pensa alla moglie Fatima e alla piccola Sophie cui dedicherà la medaglia («Devo tutto alle mie donne»), musulmano per amore; Kawano ha la bocca spalancata, sembra l'urlo di Munch.
«Gli ultimi chilometri sono stati duri - ammette il campione olimpico e mondiale -, ma a meno 7 mi sono messo davanti per lanciare un messaggio: a voi altri lascio solo l'argento».
Telefona Antonella Palmisano, compagna di allenamenti a Castelporziano con Patrick Parcesepe, tecnico dei miracoli: «Massimo negli ultimi tre anni è cresciuto molto come uomo - racconta il coach -, e senza un grande uomo non c'è un grande atleta. Il matrimonio e la paternità gli hanno fatto fare uno scatto: la bimba è stata un acceleratore fantastico. Lui è rimasto umile e simpatico, un vero showman. Ed è al picco della sua forma che, statisticamente, dovrebbe durare fino ai Giochi di Parigi 2024».
MASSIMO STANO
Dove Massimo vorrebbe doppiare 20 e 35 km (ma in Francia sarà solo gara mista): «Prego il Cio di ripensarci e, per una volta, di farci arrivare dentro lo stadio, non in posti da lupi».
Si è allenato studiando, Stano («La settimana prossima ha un esame - dice Parcesepe -, in ritiro a Roccaraso lo sentivo che ripeteva diritto pubblico, mentre lo seguivo in bici mi parlava del libro di storia...»), e solo adesso si scopre che dopo il Golden Gala, cioè un mesetto fa, ha avuto il Covid. Asintomatico, però uno stop brusco sulla strada del Mondiale. Sceso dall'aereo che l'ha portato in Oregon, il mal di gola.
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«Non me l'aveva detto, l'ho intuito vedendolo bianco come un lenzuolo» dice il d.t. La Torre. Antibiotico, ansia, altri patemi d'animo. Ma niente poteva fermare Massimo Stano nella sua marcia da Tokyo a Eugene. È stato il campione olimpico italiano meno glamour e celebrato («Non mi lamento: meno pressioni ho, meglio mi alleno, però spero sempre che la mia marcia cresca in popolarità»), è diventato l'unico in grado di confermarsi. Stano style, con diritto d'autore.
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