franca leosini
Gloria Satta per Il Messaggero
Libri attualmente sul suo comodino: La pazza di casa di Rosa Montero, Troppi paradisi di Walter Siti, Domani nella battaglia pensa a me di Javier Marías. «Non leggo i thriller», dice. Eppure, nei 24 anni della sua trasmissione-cult Storie maledette, gioiello di RaiTre, Franca Leosini ha scandagliato l'anima degli autori dei delitti più famosi, è scesa «negli inferi della loro coscienza» registrandone ricordi, professioni d'innocenza, rimorsi.
Le sue ricostruzioni rigorose, agli antipodi della facile tv del dolore, hanno fatto riscrivere pagine di storia, come il caso Pasolini ribaltato dalle rivelazioni di Pino Pelosi. E determinato la revisione di processi: Massimo Pisano, all'ergastolo per l'omicidio della moglie, fu assolto dopo l'apparizione in tv. Sollecitato dalla trasmissione, Matteo Garrone ha girato due film: Primo amore e L'imbalsamatore.
franca leosini
Leosini, napoletana di nascita, classe 1949, due figlie, formazione letteraria e carriera giornalistica prestigiosa, icona della tv ma refrattaria al presenzialismo, ha conquistato un pubblico trasversale (i leosiners) con la sua creatura Storie maledette, che stasera riparte su RaiTre alle 21.20. Primo protagonista il delitto di Avetrana: messa in piega impeccabile e gioielli bon ton, eloquio ricercato («le parole che dico non le cerco, mi appartengono»), Leosini intervista Cosima Serrano e Sabrina Misseri, madre e figlia condannate all'ergastolo per l'omicidio di Sarah Scazzi avvenuto nel 2010.
Franca Leosini Come un gatto in tangenziale
Perché ha scelto proprio il crimine di Avetrana?
«Perché, ricco di luci e ombre, ha diviso l'opinione pubblica. Cosima si è rivelata un personaggio fortissimo: a parte le scarne dichiarazioni processuali, non aveva mai parlato. E in quel delitto ha giocato un ruolo importante l'ambiente, con i suoi intrecci umani e i pettegolezzi».
Interviste, sedute psicoanalitiche, interrogatori, psicodrammi: come definirebbe i suoi incontri?
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«Una struttura narrativa in cui scorre la storia umana, giudiziaria e psicologica del protagonista. La cronaca, per forza di cose superficiale, ha un approccio orizzontale ai fatti. Il mio è verticale: vado in profondità dopo essermi documentata per mesi. E rispetto sempre chi ho davanti, a cominciare dai suoi errori».
C'è un personaggio che l'ha colpita più degli altri?
claudio baglioni franca leosini
«Il collezionista di anoressiche. Con metà testa rasata, voleva impressionarmi. Ma solo alla fine dell'intervista gli chiesi perché si era arredato così».
Un altro?
«Luca Varani, condannato per aver fatto sfregiare con l'acido Lucia Annibali. Con me, per la prima volta, ha ammesso la propria responsabilità e chiesto perdono».
È doloroso per lei entrare in contatto con il male?
«Ma i miei interlocutori non sono mai professionisti del crimine. Sono persone normali che commettono un gesto estremo. Il mio compito è capire, dubitare, raccontare cosa ha determinato quel vistoso smarrimento. Con me, scendono nell'inferno del loro passato, riconoscono i loro demoni».
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Qualcuno si è rifiutato di parlarle?
«Un giudice di Cassazione condannato per aver ucciso il marito dell'amante e averlo seppellito nel giardino della sua villa al mare. Non voleva ripercorrere il suo passato».
E lei, che ha intervistato il massacratore del Circeo Angelo Izzo, il killer della Uno bianca, l'assassino del catamarano, la Circe della Versilia, ha mai detto dei no?
«A tutti quelli che volevano conoscere le domande in anticipo: io non patteggio, voglio la massima spontaneità. È il motivo per cui è saltata la quarta puntata di questo nuovo ciclo della trasmissione che si chiuderà il 25 marzo con Paolo Esposito, condannato per il delitto di Gradoli. E non intervisto quelli che hanno già fornito ai media la propria verità come Annamaria Franzoni, la madre di Cogne. Chi viene da me non ha parlato prima e non parlerà dopo».
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Perché il pubblico adora la sua trasmissione?
«Penso che colga la serietà del mio lavoro e apprezzi il mio linguaggio in un'epoca in cui la tv e internet tendono a mortificare la parola».
Proclamata icona gay da Muccassassina: che effetto le fa?
«Mi gratifica immensamente. Vedere il mio volto stampato sule t-shirt è fantastico».
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Claudio Baglioni ha faticato per portarla a duettare con lui sul palco di Sanremo?
«No, ho accettato volentieri perché il Festival è un evento straordinario che affonda le radici nella nostra cultura».
Dove conserva i libroni in cui annota le domande che poi solfeggia, come ama dire, in trasmissione?
«Negli armadi della redazione di Storie maledette. Sono talmente tanti, relativi a un centinaio di incontri, che a casa mia non entrerebbero».
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