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Andrea Buongiovanni per La Gazzetta dello Sport
Nel solco e nelle corsie dell’Olympiastadion, tocca a Filippo Tortu e ai suoi 100 europei. Stasera, su pista blu, in poco più di due ore: insieme a Marcell Jacobs, possibile mina vagante e a Federico Cattaneo, ieri penultimo dei ripescati in batteria. Alle 19.42 la terza di tre semifinali, in quarta corsia, con in quinta il britannico Ujah e promozione dei primi due, più gli autori dei due migliori tempi. Alle 21.50 la finale. Dall’alto della consueta serenità, a «sporcare» solo un po’ la vigilia del 20enne brianzolo, come da qualche giorno, continui colpi di tosse. Da attutire con qualche cucchiaio di sciroppo.
Pippo, qual è l’obiettivo?
“Sin qui è stata una bella stagione, ma non dimentico che il mirino è dall’inizio puntato su Berlino. Nemmeno il 9”99 mi ha cambiato prospettive”.
Cosa si aspetta?
“La finale e il personale, che ora è lo stesso del record della rassegna. Sono concentrato, carico, voglioso. Sarà il giorno più importante dell’anno. Solo dopo saprò se poter essere soddisfatto del mio 2018”.
Chi teme, tra tutti?
“Penso a me stesso, a correre forte. Se qualcuno farà meglio, applaudirò. Detto questo, siamo in molti a poter volare, in dieci in meno di due decimi. Raramente così tanti hanno ottenuto tempi di tale portata nella stessa stagione”.
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Hughes, Vicaut, Harvey, Prescod: crede in possibili sorprese?
“Il più forte è Hughes, spero le sorprese arrivino da noi”.
Invidia qualcosa a Jacobs?
“È sempre simpatico, socievole e molto determinato”.
Perché non siete in camera insieme, come al Golden Gala di fine maggio?
“Per caso. Non c’è rivalità. Sono in stanza col triplista Forte, come in tante trasferte giovanili. Io russo, lui sopporta”.
Come fa a non avvertire pressione?
“Sono spensierato, mi concentro sulla gara, non sul contorno. Non mi distraggo. Certe attenzioni fanno piacere, ma le cose importanti, nella vita e nello sport, sono altre. Forse ho anche un po’ la testa tra le nuvole, vivo leggero”.
Dorme bene?
“Facile, anche troppo. Le emozioni si scatenano in pista”.
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Legge?
“Ho con me La versione di K, di Francesco Cossiga, figura che mi affascina e della quale voglio sapere di più. Sono appassionato di storia: prima ho letto Rasputin”.
A colazione cosa mangia?
“Ho provato le uova strapazzate, ma sono piene di cipolle. Meglio pane e marmellata, frutta e succo d’arancia”.
Emozioni solo in pista: cosa succede sui blocchi?
“I pensieri scompaiono, c’è il vuoto nella testa. Accade tutto molto in fretta e si deve rimanere lucidi. È il momento in cui sacrifici di anni e tante ore di lavoro si concretizzano”.
E come si caricherà per quel momento?
“Con Pensiero stupendo di Patty Pravo, Mi ritorni in mente di Lucio Battisti e Pass it along dei Chumbawamba”.
Riti scaramantici?
“Qualche saltello prima di mettermi in posizione e papà che imita il pollo come fa da quando, bambino, giocavo a basket”.
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Non le pesa essere l’uomo copertina, il Cristiano Ronaldo della sua Juventus?
“Non lo sono. Siamo qui in 89, nessuno vale più degli altri. Anche nella Juve sarà ancora l’insieme a far la differenza”.
Ma lei ha appena battuto il record di Mennea...
“Uno dei più grandi, per quello ha fatto rumore”.
Eppure il presidente federale Giomi dice che il suo exploit “ha tolto i lacci al movimento”.
“Sono arrivati tanti risultati. Penso alla Vallortigara, a Jacobs, ai Mondiali jr e all’oro della 4x400. Siamo un bel gruppo, non individualità”.
Meglio o peggio aver saltato il primo turno?
“Vuol dire un riscaldamento, una partenza e una volata in meno. Meglio”.
Poi a lei, a giudicare anche da Savona e Madrid, piace la doppia gara ravvicinata, no?
“Non mi fa impazzire, ma mi porta bene, nella seconda ho sempre migliorato. Prima, però, devo arrivare in finale”.
Individualmente non gareggia dal 22 giugno: non pensa siano troppi 45 giorni di stop?
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“L’ho deciso insieme al mio allenatore (papà Salvino, ndr) dopo Madrid. Quella trasferta, con le successive implicazioni, nervosamente mi è costata parecchio. Era fondamentale ricaricare le batterie. Operazione riuscita”.
Nessun rimpianto per la non partecipazione ai 200?
“Per come s’è sviluppata la stagione, nessuno”.
E domenica ci sarà la staffetta.
“Ci credo molto, siamo amici e ci abbiamo investito tanto”.
Che effetto le fa gareggiare nello stadio di Owens e di Bolt?
“Per ora l’ho visto vuoto, in allenamento. E’ imponente. Chissà pieno. Ma senza nulla togliere a Jesse e Usain, il mio mito resta Livio Berruti. E poi questo è l’impianto del trionfo dell’Italia ai Mondiali di calcio 2006 e del k.o. della Juve col Real Madrid nella finale di Champions League 2015. Voglio riscattarlo”.
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