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    I VERBALI DI PIERO AMARA SULLA LOGGIA UNGHERIA CONTINUANO FARE DANNI, A DISTANZA DI TRE ANNI DA QUANDO FURONO DIFFUSI DAL PM DI MILANO PAOLO STORARI E DA PIERCAMILLO DAVIGO - STAVOLTA A FINIRE NEI GUAI SONO DUE CONSIGLIERI IN USCITA DAL CSM: GIUSEPPE CASCINI E GIUSEPPE MARRA, ACCUSATI DI AVER RICEVUTO QUEGLI ATTI COPERTI DA SEGRETO E DI NON AVER DENUNCIATO L'ILLECITA DIFFUSIONE - IL NUOVO FILONE EMERGE DALLE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DEPOSITATA IERI, 18 GENNAIO 2022, CON LA QUALE IL GUP DI ROMA, NICOLÒ MARINO, HA ASSOLTO L'EX FUNZIONARIA DEL CSM MARIA MARCELLA CONTRAFATTO…


     
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    PAOLO STORARI PAOLO STORARI

    VERBALI AMARA: GUP ROMA, IN CSM SILENZI ED OMISSIONI

     (ANSA) - ROMA, 19 GEN - "A ben vedere all'interno del Csm vi erano stati imbarazzanti silenzi ed inescusabili omissioni, che non possono trovare giustificazione alcuna per chi ha avuto in mano quei verbali, li ha letti e poi distrutti quando scoppierà il caso Contraffatto o per chi, dopo averli letti, si è finanche spinto a fornire al dott. Davigo valutazioni sulla credibilità di Amara, sicuramente al di fuori dei compiti e dei doveri istituzionali che l'alto incarico di componente del Csm ricoperto imponeva". E' quanto scrive il gup di Roma, Nicolò Marino, nelle motivazione del proscioglimento di Marcella Contrafatto, ex segretaria di Piercamillo Davigo.

    PIERO AMARA PIERO AMARA

     

    La donna era accusata di calunnia. La vicenda giudiziaria è legata alla diffusione dei verbali degli interrogatori resi da Piero Amara ai magistrati milanesi in cui l'avvocato siciliano faceva riferimento alla Loggia Ungheria. Verbali poi arrivati al Csm e ad alcuni giornali. Per il giudice "ad esclusione del dott. Di Matteo (e del dott. Ardita, che rimetteva ogni valutazione sul contenuto dei verbali alle competenti Autorità, avanti alle quali si presentava), ci si è trovati di fronte a potenziali fattispecie di omessa denuncia di cui alcuni consiglieri del CSM si sarebbero resi responsabili".

     

    Nell'atto il gup afferma che "non può non rilevarsi che gli elementi di prova acquisiti nel corso delle indagini si presentavano ab initio del tutto insufficienti, e comunque contraddittori, a sostenere in giudizio l'assunto accusatorio per il delitto di calunnia.

    PAOLO STORARI PAOLO STORARI

     

    Questo decidente ha reputato tale situazione "emendabile" acquisendo ulteriori elementi di prova e/o ulteriori riscontri a sostegno dell'assunto accusatorio e/o di quello difensivo. Tali ultimi accertamenti hanno finito per escludere del tutto la sussistenza di elementi tali da imporre la verifica dibattimentale, né il giudice del dibattimento potrebbe acquisirne altri per la completezza delle preliminari investigazioni dopo gli accertamenti compiuti".

     

    VERBALI AMARA: DA GUP ROMA ATTI A PM SU DUE CONSIGLIERI CSM

    piercamillo davigo al tg2 2 piercamillo davigo al tg2 2

     (ANSA) - ROMA, 19 GEN - Nel documento con cui il gup di Roma ha motivato il proscioglimento di Marcella Contrafatto, ex segretaria di Piercamillo Davigo, finita sotto inchiesta per calunnia, ha "rimesso gli atti" alla Procura di Roma "in sede per ogni opportuna valutazione sulla configurabilità, nei confronti del consigliere Giuseppe Cascini, dell'ipotesi di reato di cui all'art. 361 c.p (omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale ndr) e del consigliere Giuseppe Marra, delle ipotesi di reato di cui agli artt. 351 (violazione della pubblica custodia di cose ndr) e 361 c.p, con riferimento a fatti accaduti in Roma, rispettivamente, nell'aprile-maggio 2020 per il primo, e tra il giugno e l'ottobre 2020 e in data successiva e prossima al 21 ottobre 2020 per il secondo".

     

    piero amara 3 piero amara 3

    Nel provvedimento si afferma, inoltre che "anche senza gli esiti della perizia grafologica - che escludono che l'odierna imputata abbia manoscritto le parole 'altri verb. C'è anche lui' - il procedimento doveva essere definito nella presente fase processuale, non potendo il dibattimento condurre all'acquisizione di nuovi elementi sull'esistenza del dolo di calunnia".

     

    IL GUP DI ROMA: «CONGIURA DI PALAZZO» E METTE NEI GUAI DUE CONSIGLIERI CSM

    Giacomo Amadori per “La Verità”

     

    piercamillo davigo al tg2 3 piercamillo davigo al tg2 3

    I verbali di Piero Amara sulla loggia Ungheria continuano, a distanza di oltre tre anni a mietere «vittime», dopo che nella primavera del 2020 questi erano stati diffusi dal pm di Milano Paolo Storari e dal consigliere Piercamillo Davigo.

     

    Questa volta a finire nei guai sono due illustri consiglieri in uscita dal Csm: Giuseppe Cascini e Giuseppe Marra, accusati di aver ricevuto quegli atti coperti da segreto e di non aver denunciato l'illecita diffusione. Il nuovo filone emerge dalle motivazioni della sentenza depositata ieri, 18 gennaio 2022, con la quale il gup di Roma, Nicolò Marino, ha assolto l'ex funzionaria del Csm Maria Marcella Contrafatto, addetta - negli ultimi anni del suo servizio - alla segreteria di Davigo e licenziata in tronco dal Csm per questo procedimento. Innanzitutto il gup ha accertato che non vi fossero elementi sufficienti per rinviare a giudizio l'imputata per il reato di calunnia che le veniva contestato dalla Procura di Roma.

    marcella contrafatto non e l'arena marcella contrafatto non e l'arena

     

    La donna era accusata di aver provato a denigrare l'allora procuratore di Milano, Francesco Greco, inviando i verbali di Amara al consigliere del Csm, Nino Di Matteo, con una lettera d'accompagnamento in cui si facevano insinuazioni sulla lentezza dell'operato del procuratore in merito alle dichiarazioni di Amara, soprattutto perché nella nota anonima si leggeva anche la seguente chiosa scritta a penna: «Altri verb. c'è anche lui».

     

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    Per il giudice, l'accusa era priva del cosiddetto elemento soggettivo e cioè alla donna mancava la consapevolezza dell'innocenza dell'ex procuratore, dal momento che tutti intorno a lei nutrivano seri dubbi sulla condotta di Greco, a partire da Davigo «nei cui confronti nutriva incondizionata stima professionale e fiducia».

     

    Il gup Marino ha in proposito fatto ampio utilizzo delle dichiarazioni rese dai consiglieri uscenti del Csm al Tribunale di Brescia nel procedimento che vede proprio Davigo imputato di rivelazione di segreto di ufficio. Il 15 novembre Cascini ha dichiarato che rimase «stupito dal fatto che alcune cose che andavano fatte non fossero state fatte fino a quel momento».

     

    PAOLO STORARI PAOLO STORARI

    Per il magistrato della corrente progressista di Area era «dovere della Procura di Milano fare un'indagine approfondita» e questa, evidentemente, a suo giudizio non era stata fatta, visto che davanti al giudice ricorda che di fronte a «una cosa di enorme gravità», l'indagine sembrava in una «situazione di stallo». Per il testimone erano sì stati fatti «quattro cinque interrogatori, ma non erano stati fatti né iscrizioni, né atti di indagine», a partire dalle perquisizioni, che lui, invece, avrebbe fatto seduta stante. E questo era «un elemento di preoccupazione [] un aspetto della discussione».

     

    MARCELLA CONTRAFATTO MARCELLA CONTRAFATTO

    Non si comprende pertanto come la Procura di Roma abbia potuto ritenere la Contrafatto colpevole di avere e diffondere un'opinione che, negli stessi termini, è stata coltivata e propalata anche da magistrati di primo piano. A tale argomento il gup Marino aggiunge, per motivare l'assoluzione, anche l'esito della perizia grafologica - comunque non decisiva in un processo - che ha scagionato la Contrafatto e anche le dichiarazioni della giornalista Liana Milella che ha riferito che la voce della donna che intendeva trasmetterle i verbali aveva una inflessione del Nord Italia ed era giovane.

     

    Caratteristiche che escludono quindi la Contrafatto che è romana e già all'epoca delle telefonate sulla soglia della pensione. Ma la sentenza riserva comunque ben altre sorprese poiché il gup, proprio con riferimento alla condotta tenuta da Cascini, ha, senza mezzi termini, affermato che «il racconto offerto» a Brescia «dal consigliere nel corso dell'esame e del controesame cui è stato sottoposto ci consegna un'immagine preoccupante ed assai allarmante del Consiglio superiore della magistratura, che ancora una volta sembrerebbe avere operato - in questa o in altre vicende -non sulla base di conoscenze, rituali comunicazioni e/o atti formalmente acquisiti dall'organo di autogoverno della magistratura, bensì nella logica - si consenta - della "congiura di Palazzo"».

     

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    Non è specificato a che cosa si riferisca il giudice. Ma nel capo di imputazione di Davigo si legge che la rivelazione di segreto avrebbe avuto l'effetto di screditare il collega Sebastiano Ardita, finito al centro di pettegolezzi feroci per la presunta appartenenza (rivelatasi del tutto falsa) alla fantomatica loggia.

     

    Il prosieguo di Marino è persino più severo: «Cosi è stato possibile introdurre e divulgare all'interno del Csm verbali dal contenuto potenzialmente devastante per le istituzioni (e in termini di calunnia in danno di uomini delle istituzioni e perché ancora non oggetto di verifica), coperti da segreto investigativo e costituenti corpo di reato, senza attendere o verificare che esistesse una formale comunicazione del Procuratore di Milano al Csm essendovi coinvolti magistrati».

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    Non basta: il consigliere è accusato di non essersi «scandalizzato» e di non aver respinto «la richiesta di consulenza fatta dal dottor Davigo circa la credibilità di Amara, come se fosse possibile accettare uno sdoppiamento di ruolo del dottor Cascini, quale componente di un organo collegiale di alta amministrazione e di magistrato della Procura di Roma»;

     

    ma anche di non aver sentito «il dovere di interrompere la catena di divulgazione dei verbali di Amara, addirittura interloquendo sugli stessi alla presenza non solo del dottor Davigo, ma anche dei consiglieri Pepe (Ilaria, ndr) e/o Marra»; inoltre, sarebbe colpevole di non aver «denunciato alla competente autorità giudiziaria quegli accadimenti, come sarebbe stato logico pretendere da un pubblico ufficiale che avesse avuto la disponibilità di verbali costituenti corpo di reato e la piena consapevolezza (e dallo stesso la si poteva pretendere) della possibile consumazione, da parte del dottor Storari e del dottor Davigo, del reato» di rivelazione di segreto.

    GIUSEPPE MARRA GIUSEPPE MARRA

     

    Questa gravissima affermazione ha portato il giudice Marino a disporre la trasmissione degli atti alla Procura di Roma nei confronti di Cascini per omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale. Ma non finisce qui perché la toga ha ritenuto censurabile pure la condotta del consigliere Giuseppe Marra.

     

    Infatti dall'istruttoria sarebbe emerso «come il consigliere non solo fosse stato portato a conoscenza di gran parte delle dichiarazioni rese da Amara, ma avesse anche avuto la disponibilità esclusiva dei verbali, coperti da segreto investigativo (circostanza allo stesso nota per come dichiarato), e quindi costituenti corpo di reato, da lui distrutti senza neanche aver tentato di spiegarne il perché alla autorità giudiziaria di Brescia, come invece aveva fatto il vice presidente David Ermini».

    luca palamara giuseppe cascini luca palamara giuseppe cascini

     

    Per Marino si sarebbe, dunque, reso responsabile oltre che di omessa denuncia, anche della distruzione del «corpo di reato». La Procura di Roma, che quindi era partita per processare la Contrafatto, si trova ora a dover indagare su Cascini e Marra che i predetti illeciti avrebbero commesso quando erano fuori ruolo a Palazzo dei Marescialli. Il paradosso è che negli stessi uffici giudiziari chiamati ad indagare su di lui Cascini dovrebbe rientrare quale procuratore aggiunto tra pochi giorni. Sarà quindi il nuovo Csm a decidere se il magistrato sia compatibile con tale incarico.

     

    La Contrafatto, assistita dalla pugnace avvocatessa Alessia Angelini, invece, andrà a rendere dichiarazioni a Brescia nel processo contro Davigo il prossimo 23 febbraio. L'ex consigliere del Csm in aula non ha speso parole esattamente generose nei confronti della sua vecchia collaboratrice e questa probabilmente non gli farà sconti. Già nelle sue dichiarazioni spontanee depositate a Roma aveva scritto: «Ci tengo a dire che ho mantenuto con lui dei buoni rapporti anche dopo che ha lasciato il Csm, nonostante fossi "sopra le righe" (si tratta di una citazione dell'ex campione di Mani pulite, ndr).

    piero amara piero amara

     

    Mi sono occupata di restituire le chiavi di casa del suo appartamento di Roma al proprietario ed ho proceduto io alla verifica dello stato dei luoghi. Fino a quando ho lavorato al Csm, sapendo di fargli cosa gradita, ho sempre inviato ogni mattina la rassegna stampa». La donna resta ancora indagata nella Capitale per un procedimento parallelo a quello in cui è stata assolta.

     

    giuseppe cascini giuseppe cascini

    È accusata di rivelazione di segreto e favoreggiamento (dei personaggi citati nei verbali di Amara), ma lei ha sempre negato di essere la «postina» di quelle dichiarazioni. La donna, come detto, respinge la contestazione di essere stata lei a inviare alcuni verbali alla giornalista Milella nonostante le chiamate ricevute dalla stessa da un scheda intestata alla Contrafatto. Ma sul punto l'indagata ha sostenuto che quel telefono di servizio spesso nei week end rimaneva accantonato nel cassetto dell'ufficio, anche nella disponibilità di eventuali malintenzionati.

     

    GIUSEPPE MARRA GIUSEPPE MARRA

    Per la Procura, che ha trovato i verbali a casa dell'ex funzionaria, la donna potrebbe averli fotocopiati «da quelli riposti dal consigliere Davigo nella sua stanza» e non ricevuti via posta in forma anonima, una versione che non convincerebbe gli inquirenti anche perché la signora non avrebbe conservato la busta. «Come, si badi», puntualizza, però, Marino, «aveva fatto lo stesso giornalista del Fatto quotidiano» che li aveva poi consegnati alla Procura di Milano. Infine il giudice muove pesanti critiche anche in ordine all'operato della Procura di Roma sia per aver sentito una collega della Contrafatto come testimone a carico anziché come indagata, sia per non aver acquisito e depositato gli atti del procedimento bresciano, che sono stati, invece, consegnati dall'avvocato Angelini e che costituiscono l'architrave dell'assoluzione.

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