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    MALA-FEMEN: ANCHE IL VATICANO, NEL SUO PICCOLO, S’INCAZZA - STAVOLTA I GENDARMI DI BERGOGLIO HANNO MESSO IN PRIGIONE SIA LA FEMEN CHE HA PRESO IL BAMBINELLO SIA L’IMPRENDITORE CHE SALE SULLA CUPOLA


     
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    Paolo Rodari per “la Repubblica

     

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    Le camere di sicurezza allestite nello Stato della Città del Vaticano presso il comando della Gendarmeria vivono in queste ore un «sovraffollamento insolito ». Così, ieri, padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, che ha spiegato come siano tenute in stato di fermo dentro il Vaticano due persone: la giovane ucraina Iana Aleksandrovna Azhdanova, del gruppo Femen — il movimento di femministe ucraine che protestano nude contro il sessismo e le discriminazioni sociali — che ha fatto irruzione nel giorno di Natale a seno nudo nel presepe di piazza San Pietro prendendo in mano il Bambinello e urlando slogan contro la Chiesa, e Marcello Di Finizio, un imprenditore triestino che per la quinta volta ha inscenato una protesta contro le leggi europee sulla concorrenza (per quattro volte era salito sulla Cupola) accampandosi sul timpano sovrastante il loggione della basilica di San Pietro.

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     La donna ucraina dovrà rispondere alla magistratura vaticana di vilipendio, atti osceni in luogo pubblico e furto. Il fatto, ha detto Lombardi, «è da considerare particolarmente grave per il luogo e le circostanze in cui è stato compiuto». Il tutto dopo che «tre altre aderenti al gruppo avevano già compiuto il 14 novembre atti analoghi nella piazza di San Pietro».

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    Non è usuale che il Vaticano decida di trattenere qualcuno in stato di fermo all’interno delle proprie mura. Gli arresti di queste ore si spiegano con la decisione di giudicare in proprio chi commette reati nel territorio del piccolo Stato e non procedere immediatamente all’espulsione su territorio italiano o alla consegna dei fermati alle autorità italiane, come previsto dal Trattato Lateranense e come avvenne, ad esempio, il 13 maggio 1981, quando l’attentatore Alì Agca sparò a Giovanni Paolo II. Per Lombardi «è giusto procedere con opportuno rigore nei confronti del ripetersi di atti che violano intenzionalmente, ripetutamente e gravemente il diritto dei fedeli al rispetto delle loro legittime convinzioni religiose».

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    In passato si ricorda il caso dell’ex maggiordomo di papa Ratzinger, Paolo Gabriele, trattenuto durante Vatileaks con l’accusa di aver trafugato e diffuso esternamente documenti riservati. E il caso precedente di Susanna Maiolo, trattenuta dopo che nella Notte di Natale del 2009, saltando oltre le transenne della basilica vaticana, aveva causato la caduta di Benedetto XVI e provocato anche la rottura del femore del cardinale Roger Etchegaray. Ma in queste ore c’è una terza persona trattenuta entro le mura leonine.

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    Si tratta dell’ex nunzio Józef Wesolowski, dimesso dallo stato clericale nel 2014 per il delitto di pedofilia, dopo la condanna nel primo grado di giudizio. Wesolowski, in un primo momento, aveva presentato documentazione medica e aveva ottenuto gli arresti domiciliari in una stanza del collegio dei penitenzieri nel palazzo del Tribunale del Vaticano. Ora, però, i termini dei domiciliari sono scaduti e Wesolowski, pur rimanendo sottoposto all’obbligo di permanenza nella Città Leonina, gode di una certa libertà di movimento.

    Lo striscione sulla cupola San Pietro a Roma Lo striscione sulla cupola San Pietro a Roma

     

    Le celebrazioni natalizie di Francesco, comunque, non sono state toccate dalla duplice protesta. Ieri papa Bergoglio ha commentato il passaggio del Vangelo in cui Gesù dice che a causa del suo nome si potrà essere «odiati» da tutti: «Queste parole del Signore — ha spiegato — non turbano la celebrazione del Natale, ma la spogliano di quel falso rivestimento dolciastro che non le appartiene. Ci fanno comprendere che nelle prove accettate a causa della fede la violenza è sconfitta dall’amore, la morte dalla vita ».

    Jozef Wesolowski Jozef Wesolowski PADRE FEDERICO LOMBARDI PADRE FEDERICO LOMBARDI

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