ELVIRA SERRA per il Corriere della Sera
raffaella carrà
Passi, e non è poco, che il suo caschetto fa sembrare scialbo quello di Anna Wintour. Vada, e questa è ancora più grossa, che ha fatto per le donne più del femminismo («Penso che lei per liberarle abbia fatto più di molte femministe», ha detto precisamente l'artista Francesco Vezzoli).
Ma scrivere che ci ha insegnato a prendere l'iniziativa in camera da letto, più che un omaggio è una consacrazione che - Carràmba!, Che sorpresa - non si aspettava neppure la diretta interessata, la Raffa Nazionale, nata Raffaella Maria Roberta Pelloni 77 anni fa a Bologna e adesso incoronata dall'inglese Guardian come «l'icona culturale che ha insegnato all'Europa le gioie del sesso».
raffaella carrà
Il monumento le è stato confezionato in coincidenza dell'uscita della commedia musicale Explota Explota , opera prima del regista uruguaiano Nacho Álvarez sulle note dei suoi grandi successi. E lei, che pure dovrebbe essere abituata a rappresentare un simbolo, i gay l'adorano, nel 2017 fu nominata madrina del World Pride, reagisce con la consueta umiltà: «Non mi aspettavo un tale riconoscimento dal Guardian, mi ha davvero colpita! E sono naturalmente onorata dal fatto che Nacho Álvarez abbia scelto proprio le mie canzoni. Non nascondo che quando ho visto il film e le ho sentite cantate da altri artisti mi ha fatto un certo effetto. Auguro loro il successo che meritano».
raffaella carrà
Intanto una valanga di complimenti se l'è portata a casa lei. «Se la Svezia aveva gli Abba, l'Italia aveva la Carrà che vendeva milioni di dischi in Europa», ha scritto Angelica Frey sul quotidiano londinese, spiegando come abbia surclassato cantanti vocalmente più strutturate, da Mina a Milva, da Patty Pravo a Giuni Russo. Perché Raffa ha sempre avuto l'X Factor, diremmo oggi. Lei non solo cantava, ballava, recitava (e lo faceva bene).
Ma riusciva a comunicare qualcosa che andava oltre la coreografia: era un messaggio di libertà. Quando i genitori si separarono, anzi, la madre Angela Iris lasciò il marito, Raffaella e il fratello Enzo la pregarono di tornare insieme. «"Se volete che torni con lui lo faccio, ma sappiate che sarebbe il sacrificio più grande della mia vita". Fu una freccia al cuore, non glielo chiesi più», raccontò a Massimo Gramellini sul Corriere.
Forse è stato quello l'incontro più ravvicinato, e fatale, con il verbo scegliere. Infatti nelle interviste ripete spesso di fare solo quello che le va, il che forse è il segreto di ogni carriera riuscita. Dall'ombelico al vento durante Canzonissima all'audace Tuca Tuca con Enzo Paolo Turchi, il Guardian ha passato in rassegna le pietre miliari di un percorso con qualche ostacolo (il Tuca Tuca fu salvato dalle cesoie della Rai da Alberto Sordi), che ha fatto di Raffaella Carrà la bandiera della libertà sessuale. Non per niente fu lei a cantare
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A far l'amore comincia tu e Tanti auguri , scritto dall'amore di una vita Gianni Boncompagni con Daniele Pace, di cui tutti conosciamo una sola strofa: Com' è bello far l'amore da Trieste in giù/ com' è bello far l'amore io son pronta e tu... Correva l'anno 1978.
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