Laura Bittau per https://www.pambianconews.com/
STEFANO PILATI
Quello che era un rumor sembra essere diventato ufficiale: Stefano Pilati è il nuovo ‘friend of Fendi‘. La sua collezione per la maison di Lvmh, ne dà conferma Wwd, debutterà sul mercato il 26 ottobre, accompagnata da una campagna promozionale e un calendario di eventi in store in giro per il mondo.
Di Pilati non si era sentito parlare a lungo, ma il suo nome è tornato alla ribalta durante la settimana della moda parigina dello scorso giugno, in cui ha sfilato per il debutto di Pharrell Williams come direttore creativo dell’uomo di Louis Vuitton, nonché assistito allo show maschile di Dior firmato da Kim Jones, facendo pensare a una nascente affinità con il marchio romano e soprattutto con lo stilista britannico che ne guida il womenswear.
È stato proprio quest’ultimo, infatti, a reclutare lo stilista italiano, che ha alle spalle la direzione creativa di Zegna, affidatagli dal 2013 al 2016, e di Saint Laurent, dal 2004 al 2012. Al momento, Pilati è impegnato a Berlino con il proprio marchio Random Identities, rilanciato lo scorso autunno dopo una pausa di due anni.
STEFANO PILATI
Jones non è certo nuovo alle collaborazioni in casa Fendi, diventate una delle cifre distintive del suo mandato: in occasione del 25esimo anniversario dell’iconica ‘baguette’ aveva chiamato Marc Jacobs e precedentemente aveva invitato nell’orbita della fashion house Kim Kardashian e in seguito Donatella Versace, per la collaborazione co-branded ‘Fendace’.
Quella di Pilati, che si propone di adottare un approccio fluido tra maschile e femminile, è annunciata come una collezione one-off che si inserisce nel solco di un trend che vede designer più o meno noti avvicendarsi nel dare il proprio contributo al palinsesto creativo delle maison. Collaborazioni ‘uniche’, una tantum, che non si trasformano in percorsi a lungo termine che imprimano svolte significative al corso dei brand con le singole firme prestigiose scelte di volta in volta ma sono spesso un vero e proprio modus operandi che restituisce coralità e dinamicità alla loro immagine.
STEFANO PILATI
Tra gli esempi più rappresentativi e celebri, quello di Az Factory: la label fondata dall’ormai scomparso Alber Elbaz si è sviluppata proprio come un contenitore di nomi e immaginari eterogenei, adottando di volta in volta un ‘amigo’ in qualità di partner creativo, dal designer sudafricano Thebe Magugu, che ha dato il via al format, fino agli ultimi Norman Rene Devera e Peter Movrin.
Impossibile non citare il caso virtuoso di Jean Paul Gaultier che, ritiratosi dalle passerelle tre anni fa, arruola per ogni stagione nuovi creativi alla direzione delle proprie collezioni haute couture. L’ultima guest a essere scelta è Simone Rocha, che debutterà il prossimo gennaio alla fashion week di Parigi, dopo Julien Dossena di Rabanne, Haider Ackerman, Olivier Rousteing di Balmain, Glenn Martens di Y/Project e Diesel e Chitose Abe di Sacai.
STEFANO PILATI
Una strategia, quella delle collaborazioni d’autore, che ha fatto la fortuna di