RICUCCI
S.G.per il Messaggero
Assolto «perché il fatto non sussiste». I giudici della quinta sezione penale del Tribunale di Roma chiudono così il primo grado del processo a carico dell'immobiliarista Stefano Ricucci e di altre nove persone, variamente accusate di bancarotta fraudolenta aggravata, distrazione e dissipazione di quasi 1 miliardo di euro, in relazione al crac della società Magiste International. Assolti, tra gli altri, la madre di Ricucci, Gina Ferracci, l'ex commercialista, Luigi Gargiulo e Fabrizio Lombardo, genero del banchiere Cesare Geronzi.
LE ACCUSE
RICUCCI
Erano 26 i capi di imputazione contestati dai pm Rodolfo Sabelli e Giuseppe Cascini all'immobiliarista. La Procura contestava agli altri imputati i trasferimenti di ingenti somme di denaro, considerando Ricucci il dominus del gruppo rappresentato da più società che facevano operazioni di trading immobiliare e finanziario lecite.
La Magiste International, secondo la ricostruzione dell'accusa, società capogruppo, era stata dichiarata fallita il 19 gennaio del 2007. Tra le contestazioni, anche la dissipazione di Villa Feltrinelli, dove l'immobiliarista aveva festeggiato il matrimonio con la showgirl Anna Falchi.
salvalaggio ricucci
Per la procura, Ricucci avrebbe destinato il prestigioso immobile «ad uso personale gratuito, ponendo a carico della società gli oneri per le utenze e per il personale addetto alla manutenzione». Lungo l'elenco delle somme sottratte, secondo l'accusa, alle società: tra queste anche 60 milioni distratti dalla Mre e parzialmente destinati al noleggio di barca, soggiorni per le vacanze, in alberghi di Roma e Cortina.
RICUCCI
Ma il Tribunale non ha creduto alle tesi dell'accusa, accogliendo invece le argomentazioni dell'avvocato Stefano Biffa, uno dei difensori dell'immobiliarista. Soddisfatto l'imputato principale del processo. «Ritengo doveroso - ha commentato Ricucci - rivolgere un ringraziamento ai magistrati del Tribunale di Roma che, con grande serenità e professionalità, hanno esaminato migliaia di atti del giudizio, esprimendo il loro convincimento nella sentenza assolutoria».