F.Cap. per “La Stampa”
steven spielberg
[…] Non si è Steven Spielberg a caso. Nel giorno in cui riceve alla Berlinale l'Orso d'oro alla carriera[…]. Davanti alla folla di mani alzate, chiede al moderatore che ha già chiuso l'incontro un po' più di tempo per concedere risposte: «La differenza tra me e John Ford – dice con un sorriso, riferendosi alla scena di The Fabelmans in cui il protagonista sedicenne incontra il regista leggendario – è che io non direi mai a un ragazzo di uscire dal mio ufficio. […] era una forza della natura, 20 anni dopo averlo conosciuto mi sono reso conto che le sue parole per me erano state un dono meraviglioso».
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Dell'infanzia e poi della giovinezza, Spielberg, classe 1946, conserva oltre ai ricordi nitidi, l'atteggiamento dell'anima: «Rispetto a quel periodo non mi sento cambiato in nulla, se non per la nascita dei miei figli. Ogni volta che leggo un libro o una sceneggiatura, o mi viene in mente un'idea originale da cui trarre un film, provo la stessa identica eccitazione di quando ero ragazzino».
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Il prossimo progetto cui dedicherà le sue energie è la miniserie HBO su Napoleone, scritta a partire dalla sceneggiatura di Stanley Kubrick, cui sta già lavorando con la vedova del regista, Christiane […] Ai tanti che chiedono consigli sul mestiere della regia, Spielberg risponde che la cosa più importante è «trovare prima una storia interessante, in grado di catturare l'attenzione del pubblico, poi scriverla e poi pensare al come portarla sullo schermo».
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Inevitabile la domanda sul film prediletto: «So di ripetere il solito stereotipo, ma i miei film sono come i miei figli, non ce n'è uno che preferisco». Dal punto di vista del coinvolgimento emotivo, al primo posto, confessa Spielberg, «c'era stato finora Schindler's list, ora si è aggiunto The Fabelmans».
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