Alberto Gentili per il Messaggero
mario draghi a bruxelles
Esattamente come la pandemia, anzi peggio della pandemia, la guerra in Ucraina per Mario Draghi «è un'emergenza europea e ha bisogno di una risposta europea». Sia sul fronte della accoglienza dei profughi, sia su quello della diversificazione degli approvvigionamenti energetici. Nucleare incluso. Sia per riscrivere le regole del Patto di stabilità.
E le sanzioni contro Mosca, «decisive e condivise con i nostri alleati, cui non abbiamo alcuna intenzione di derogare, non dureranno poco e per farle durare devono essere sostenibili per il nostro Paese». Insomma: nessun giro di vite sulle forniture del gas russo. In più, il conflitto ad Est con tutte le conseguenze economiche, energetiche, politiche, non porterà per il momento alla revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), come chiedono Lega e Confindustria: «È prematuro in questa fase, anche se ci sono gli strumenti per farlo».
Nel suo intervento, Draghi fa capire di avere grandi aspettative dal Consiglio europeo informale che Emmanuel Macron ha convocato per oggi e domani a Versailles. In primis su energia, rifugiati e monitoraggio delle sanzioni anti-russe. Per il premier la crisi ucraina va affrontata con «enormi, grandissimi investimenti».
mario draghi ursula von der leyen
Che «vanno fatti per forza di cose a livello europeo, tutti insieme». In quanto «la sovranità europea deve esprimersi anche in ambito energetico, perché ne va della nostra sicurezza e della nostra libertà». Possibilmente con la creazione di un nuovo Recovery e l'emissione di titoli di debito comuni con cui sostenere anche le spese per la difesa.
E con la revisione del Patto di stabilità: «Dico da molto tempo», che le regole di bilancio «europee sono inadeguate e con la crisi in Ucraina lo sono ancora di più. Dunque vanno corrette. Oggi l'Ue ha priorità strategiche di cui queste regole non tengono conto, quali clima, energia, difesa. Questo tema sarà al centro delle discussioni al Consiglio europeo» di Versailles, puntando a rinviare ancora «l'attivazione della clausola generale di salvaguardia» attualmente prevista per il prossimo anno. Ma non basta. Per il premier tutto «l'impianto regolatorio che ci ha accompagnato fin qui, incluso l'agroalimentare, va rivisto almeno in questa fase di emergenza».
mario draghi ursula von der leyen
Ciò detto, l'Italia continuerà ad avere «una politica di bilancio prudente». Draghi ha poi affermato che «il governo è consapevole dell'impatto che la crisi ucraina avrà sull'economia italiana e sta facendo e farà di tutto per mitigarne le conseguenze» sia sul fronte energetico, sia su quello agroalimentare, «tutelando il potere di acquisto di famiglie e imprese intervenendo sui prezzi» di gas e derrate alimentari.
Come? Riducendo ancora le bollette: «Abbiamo previsto l'azzeramento degli oneri di sistema per le utenze elettriche domestiche e per le imprese, e l'abbassamento dell'Iva al 5% per le utenze del gas. Per questo abbiamo già stanziato 16 miliardi, ma la gente, le imprese, ci dicono che non sono sufficienti. Dunque dobbiamo fare di più». Fissando anche un tetto ai prezzi di gas e petrolio in sede europea.
MARIO DRAGHI
IL SÌ AL NUCLEARE Su questo fronte il governo «è a lavoro» per «ridurre la dipendenza dal gas russo in tempi rapidi». Sia diversificando le fonti di approvvigionamento (Qatar, Algeria, Azerbaijan), sia aumentando la produzione nazionale e aprendo la strada al nucleare: «L'impegno tecnico ed economico è concentrato sulla fusione a confinamento magnetico, che attualmente è l'unica via possibile per realizzare reattori commerciali in grado di fornire energia elettrica in modo economico e sostenibile».
Quando? «La strategia europea prevede l'entrata in funzione del primo prototipo di reattore a fusione nel 2025-2028». Ma molto c'è da fare sulle fonti rinnovabili: «Dobbiamo superare» i problemi legati «ai procedimenti autorizzativi: se non lo facciamo non andiamo da nessuna parte». Anche perché le rinnovabili restano «l'unica strategia fondamentale nel lungo periodo».
centrale nucleare
I PROFUGHI Altrettanto urgente per Draghi è pianificare l'ospitalità per i profughi ucraini. «Accoglienza, fratellanza, solidarietà» sono state dimostrate in queste ore dall'Italia verso la popolazione ucraina in fuga. Ma «molto di più sarà necessario, perché la reazione alla guerra non è una reazione di mesi, forse sarà ben più lunga».
E gli uffici della Camera, su indicazione del presidente Fico, sono in contatto con le autorità ucraine per organizzare una videoconferenza con Zelensky. Il premier ha poi snocciolato i dati: «All'8 marzo risultavano giunti nel territorio nazionale 21.095 cittadini ucraini, oggi i dati sono di 23.872. Principalmente la frontiera terrestre attraverso cui passano», ha spiegato, «è al confine italo-sloveno.
Oltre il 90% è costituito da donne e bambini: all'8 marzo i dati mostravano 10.500 donne, al 9 marzo 12.000. Gli uomini erano 2 mila, oggi sono 2.200, i minori ieri erano 8.500 oggi sono 9.700. E il flusso è destinato ad aumentare in relazione all'evolversi del conflitto». Sul fronte sanitario «i profughi o fanno il tampone ogni 48 ore o accettano di vaccinarsi. Il dipartimento della Protezione civile provvede alla ricognizione dei posti letto e al trasferimento dei pazienti.
mario draghi
Inoltre per gli ucraini nei centri di prima accoglienza è prevista assistenza sanitaria, sociale, psicologica, orientamento legale e corsi di lingua italiana. Nei centri sono previsti servizi anche finalizzati all'integrazione e alla formazione professionale».