Andrea Buongiovanni per “la Gazzetta dello Sport”
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Della figlia, nata il 17 maggio, ha deciso di non parlare. Nemmeno di Kasi, neo mamma. Dev' essere una questione di privacy, di rispetto o di chissà cos' altro. Sui suoi account social, sempre molto utilizzati, al riguardo non compare né una foto, né un pensiero. Usain Bolt, l' uomo più veloce della storia, qui anche nelle vesti di ambasciatore Hublot, su tutto il resto però non si tira indietro. A cominciare, naturalmente, dai temi legati alla più stretta attualità e alla pandemia che ha fermato il mondo.
Non la sua fama, che continua a prescindere: dal 10 luglio, per dirne una, su Apple Tv sarà tra i sette protagonisti di "Greatness code", una serie di mini documentari diretta da Gotham Chopra, dedicata ad altrettante leggende dello sport, tra le quali LeBron James, Tom Brady e Katie Ledecky.
Usain, com' è la situazione in Giamaica?
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«In confronto a tanti Paesi nel mondo, molto meno drammatica. Per ora ci sono circa 550 casi confermati di positività e nove decessi relativi. Naturalmente il Covid-19 sta avendo gravi effetti sulla nostra economia, soprattutto sull' industria del turismo, visto che nessuno al momento può ancora viaggiare».
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Com' è cambiata la vita della gente in queste settimane?
«Anche da noi ci sono in essere numerose misure di contenimento del virus. Le scuole sono chiuse, la gente viene invitata a lavorare da casa invece di andare in ufficio, gli eventi sportivi sono stati posticipati o cancellati. Su quasi tutta l' isola c' è una sorta di coprifuoco che va dalle 8 di sera alle 6 di mattina. Personalmente, in aprile e maggio, avrei avuto un' agenda molto piena, tra photo shooting ed eventi all' estero. È tutto slittato a non prima di fine estate».
Siete stati o siete tuttora in regime di vero lockdown?
«Non così severo come ho capito esserci stato in altri Paesi, se non in alcune zone specifiche dell' isola».
Le manca viaggiare?
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«Da molti punti di vista è bello poter rimanere a casa, non mi è capitato spesso negli ultimi anni. Ma sono così abituato a volare, che è davvero strano non ritrovarmi da così tanto tempo su un aereo».
Che cosa raccomanderebbe alla sua gente?
«La cosa migliore da fare è rispettare le norme, le indicazioni e i suggerimenti governativi.È da lì che provengono le linee-guida, al momento».
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A proposito del virus: come le è venuta l' idea di postare la foto che la ritrae dominante sull' arrivo dei 100 dell' Olimpiade di Pechino 2008, quando rifilò 20 centesimi al secondo, per spiegare a modo suo il distanziamento sociale?
«È stata una trovata del mio amico-manager NJ Walker. Ho pensato fosse divertente e mi è parso che la gente abbia apprezzato. È importante, in periodi difficili come questo, provare a rimanere positivi».
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Non tutti, in verità, sono sembrati così entusiasti: più d' uno ha ritenuto sia stata un' iniziativa inappropriata, quasi da sbruffone...
«Invece voleva soltanto essere un post leggero, in grado di strappare un sorriso. Nessuno avrebbe dovuto offendersi o irritarsi».
Crede che la pandemia cambierà il mondo?
«Sarà interessante verificare come il mondo tornerà alla normalità e cosa si intenderà per "normalità". Qualcuno sarà costretto a ripensare alla propria vita, a come e dove poter lavorare. E immagino che la gente non avrà tanta voglia di spostarsi e di viaggiare come in passato. Probabilmente le opportunità legate alla tecnologia diventeranno ancora più importanti. Ovviamente il passo più significativo sarà arrivare ad avere un vaccino pe il Covid-19: sino ad allora il mondo intero dovrà stare in guardia».
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L' abbiamo vista molto coinvolta in attività di beneficenza e di altro genere: la cercano sempre in molti?
«Sì, tutti da me vorrebbero interviste online e ricevere qualche messaggio motivazionale».
Come ha trascorso la quarantena?
«Sono rimasto tranquillo, in contatto con familiari e amici, trascorrendo il tempo come sempre faccio quando ne ho un po' di libero, tra video giochi e film in tv. Niente sport dal vivo: e, da patito quale sono, mi è mancato molto».
Si è mantenuto in forma in qualche modo? Si è allenato?
«A casa ho alcune cyclette e una palestrina con un po' di pesi: mi sono mantenuto attivo sfruttando le une e l' altra. Ma mi piace farlo con gli amici, in gruppo. Da solo, non molto».
Qualche mese fa erano circolate voci circa un suo possibile ritorno alle gare, magari in vista di una frazione di 4x100 all' Olimpiade di Tokyo: dato che i Giochi si svolgeranno nel 2021, ci sono possibilità che ciò possa accadere?
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«Non sapevo di tali speculazioni... Non ho mai pensato a un ritorno per il 2020 e non ho alcuna intenzione di tornare per il 2021. Mi sto godendo la pensione».
Ritiene che lo sport giamaicano risentirà molto dell' attuale situazione?
«È probabile: per quanto riguarda l' atletica è facile immaginare che quest' anno non avremo molte gare. Eventi come i campionati Boys & Girl, da noi popolarissimi e fucina di talenti, sono stati cancellati.
Credo che molti atleti top stiano già pensando al 2021. Ho sentito che il cricket sta definendo quando ripartire, mentre il calcio rimarrà fermo sino a che non ci saranno tutte le necessarie condizioni di sicurezza».
E l' atletica quando ripartirà a Kingston?
«Ne stanno discutendo, ma non penso abbiano ancora preso decisioni definitive».
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Quale sarà la priorità, in generale, una volta che si potrà tornare a gareggiare?
«Per quanto riguarda questa stagione, immagino uscirne indenni in tutti i sensi, per poi dare il meglio il prossimo anno».
È ambasciatore Hublot, azienda leader nella produzione di orologi di lusso: crede che il mondo dovrà impegnarsi in una corsa contro il tempo per recuperare quanto perso?
«Ho questo ruolo da dieci anni, ci sono tre orologi che portano il mio nome. Hublot è una grande azienda che investe molto nello sport, ma non credo che il mondo dovrà correre contro il tempo. Dobbiamo solamente pensare al futuro in modo un po' diverso e farci trovare pronti alle nuove sfide».
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Parlando di novità: l' atletica, da anni, prova a rinnovarsi, con format di meeting diversi, sfide su strada, l' introduzione di gare senza tradizione e altre proposte: che cosa ne pensa?
«Ce n' è bisogno. Alcune stagioni fa, in Australia, sono stato coinvolto in Nitro Athletics, un nuovo modo di proporre la nostra disciplina, con prove a squadre. Tutti i partecipanti, al termine, hanno detto che è stato l' evento più divertente al quale abbiano mai preso parte.
In un meeting, di solito, non seguo tutte le specialità. Ma quando ci sono in palio punti per la squadra di cui si fa parte, diventa molto più facile essere coinvolti. Credo accadrebbe lo stesso con gli spettatori. L' atletica resta sport individuale, ma il concetto e l' idea meritano di essere sviluppate».
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Carl Lewis ripete spesso che nell' atletica di oggi è tutto sbagliato, che è giunta l' ora "di avere una conversazione onesta circa il suo futuro". Come commenta questa affermazione?
«Non diventerò mai un ex atleta che si lamenta di ogni cosa, facendo confronti col proprio passato. Tutte le discipline devono evolversi col mutare dei tempi e reagire ai gusti e alle necessità degli atleti, degli spettatori, dei media. Anche l' atletica, certamente».
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