Valentina Errante per “il Messaggero”
«Sto coronavirus è stato proprio un buon affare». Così, a maggio scorso, parlava al telefono, ignaro di essere intercettato dalla Guardia di Finanza, Salvatore Emolo, napoletano in trasferta in Emilia. Era stato colpito da una misura di sorveglianza speciale per camorra e soprattutto interdetto all'attività di impresa per un anno ma non era stato riabilitato.
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Eppure, in pieno lockdown, aveva trovato una soluzione: il cugino, era già il titolare di un'impresa di lavaggio auto con sede a Pesaro, bisognava entrare in affari e riadattare l'azienda alle esigenze, trasformandola in una ditta di sanificazioni. Così è stato. Bar, ristoranti ed esercizi commerciali si rivolgevano alla Dg. Vapor. Emolo proponeva pacchetti di sanificazioni e sicurezza sul lavoro.
Tirava anche mille euro al giorno. Secondo la Guardia di Finanza, era socio di fatto, anzi, il dominus della società. Ieri, la Guardia di Finanza, coordinata dalla procura di Rimini, ha eseguito il decreto di sequestro preventivo della ditta di Pesaro e una serie di perquisizioni a Rimini e a Trento.
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Sono quattro gli indagati per intestazione fittizia di beni, oltre all'imprenditore, lo zio e il cugino, di Emolo, Luigi e Salvatore Di Guido, titolari della società. Poi una donna alla quale era stata intestata una Mercedes classe A. Gli affari andavano così bene che Emolo valutava la possibilità di estendere ulteriormente l'attività della Dg vapor allargandola anche all'aggiornamento dei documenti di valutazione di rischio. Anche questo settore spinto dalla pandemia. Già così eseguiva dieci o dodici sanificazioni al giorno.
L'AFFARE
È durante un controllo di routine, sul rispetto delle norme anticovid, che la Finanza incrocia Emolo: sta appunto eseguendo la sanificazione di un Compro oro. Una rapida verifica sul contratto di prestazione d'opera, che riporta il nome dell'indagato, fa partire le indagini. È emerso così che, al momento della pandemia, l'uomo non potendo creare una società propria si era messo d'accordo con i parenti «pattuendo di dividere il 50 per cento dei proventi».
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Emolo si sarebbe occupato dell'attività di sanificazione e della gestione amministrativa che riguardava il nuovo ramo d'azienda. Le storie pubblicate su Instagram lo immortalano mentre esegue le sanificazioni ma, si legge nel decreto di sequestro: «Emolo non si limitava a svolgere operazioni materiali, era proprio lui ad attivarsi persona per procacciare i clienti, prendendo i dovuti accordi, partecipando alle trattative e formulando i preventivi».
LE INTERCETTAZIONI
Le conversazioni sugli affari garantiti dalla pandemia ricordano le parole di Francesco Piscicelli che rideva durante il terremoto dell'Aquila pensando agli appalti per la ricostruzione. Ma non sono le sole. Quell'attività consentiva a Emolo di spostarsi anche durante il lockdown. Così il 20 maggio in una conversazione diceva: «Io c'ho la ditta di pulizie, io posso andare dove voglio».
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L'unico problema era essere legato al cugino, per via delle autorizzazioni: «Lui ha i requisiti per sanificare. Non posso farlo da solo, è lui che ha i corsi, c'ha i brevetti, c'ha tutte le cose che ha preso in ospedale, quindi lui ha i requisiti, lui deve sanificare. La legge è questa, ci vuole un esperto a fare la sanificazione». Poi il progetto di trovare un altro prestanome, perché il cugino aveva tanto lavoro e si dedicava poco assiduamente al nuovo ramo: «Chiamano solo me, ma gli altri sono più aggressivi», diceva Emolo al telefono. Lui non ha fame». E ancora: «Lui ci può certificare però l'impresa di pulizia dobbiamo averla no».
CORONAVIRUS - SANIFICAZIONE DELLO STADIO SAN PAOLO DI NAPOLI
IL PERSONAGGIO
Emolo, originario di Napoli e già coinvolto nel 2014 nell'operazione anti-droga Drugstor eseguita sempre a Rimini dalla Finanza, nel 2016, era stato sottoposto alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale. Suo fratello è ritenuto affiliato al clan camorristico dei Di Lauro.