Estratto dell'articolo di Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”
MARTA FASCINA SILVIO BERLUSCONI
«D’ora in poi cambierà il modo di stare dentro questo partito, perché davanti abbiamo un obiettivo molto importante e un anno solo per realizzarlo. Niente più atmosfere di guerra, liti personali o cose simili.
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Villa San Martino, Arcore.
Mancano poco più di quarantott’ore al pranzo di sabato con la delegazione dei ministri forzisti del governo Meloni e la meticolosità con cui il padrone di casa lo sta istruendo fa somigliare l’evento più a un summit di quelli che lasciano il segno che non a un’amichevole, per giunta giocata in casa. Ci tiene tantissimo, Silvio Berlusconi, al momento in cui lui e Marta Fascina si troveranno di fronte Antonio Tajani, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Gilberto Pichetto Fratin, Anna Maria Bernini e Paolo Zangrillo. E non tanto, o non solo, perché alcuni di questi lo rivedranno in carne e ossa per la prima volta dopo parecchi mesi.
silvio berlusconi marta fascina
Quanto perché, avviando quel processo di riorganizzazione di Forza Italia in cui sono previste tappe anche lunghe e delicate, il Cavaliere vuole imprimere nella testa di tutti che «di liti e guerre personali non voglio più sentire parlare», come ha anticipato ai fedelissimi nelle ultime ore.
Berlusconi ha un obiettivo a medio termine e un itinerario per arrivarci. L’obiettivo è «raggiungere a tutti i costi il 10 per cento alle elezioni europee dell’anno prossimo», la doppia cifra per ridurre il gap da Fratelli d’Italia e sperare di guadagnare ben altro tipo di agibilità politica all’interno della maggioranza. L’itinerario per arrivarci passa dal presentarsi ai nastri di partenza di una campagna elettorale che si annuncia lunghissima senza quei venti di guerra — veri, verosimili o anche solo presunti — che agitano da mesi gli animi del gruppo dirigente forzista, a tutti i livelli.
marta fascina silvio marina berlusconi
La decisione di ricevere i ministri del governo parte da questo presupposto, far sentire «tutti coinvolti nel delicato processo di riorganizzazione interna»; e segnalare urbi et orbi che non esistono divisioni tra il governo e il partito — leggasi, tra l’area governativa a guida Tajani e l’ala del partito dei nuovi dirigenti legati a Fascina — perché, e il Cavaliere lo ripeterà allo sfinimento anche quando si ritroverà davanti i ministri, «siamo tutti sulla stessa barca».
Il riassetto interno, molto presto, prevederà un cambio nell’architrave istituzionale del partito, con la nomina di tre coordinatori di altrettante macroaree nazionali, Nord, Centro e Sud.
silvio berlusconi e marta fascina ascoltano il discorso di giorgia meloni
Ma già sabato qualche nuovo ingresso nell’organigramma nazionale potrebbe essere annunciato, visto che due esponenti dell’area che fa riferimento a Tajani — il vicecapogruppo vicario alla Camera Raffaele Nevi e il deputato Andrea Caroppo — sono in pole position per fare un piccolo avanzamento nel loro cursus honorum. Se così fosse, si andrebbero ad aggiungere a quel pacchetto di mischia di giovanissimi dell’area Fascina — Alessandro Sorte, Stefano Benigni, Tullio Ferrante — già promossi al rango di alti dirigenti, tanto nel partito (Sorte è coordinatore della Lombardia, Benigni il capo dei giovani azzurri), quanto nel governo (Ferrante è sottosegretario alle Infrastrutture).
licia ronzulli giorgio mule
La lunga marcia verso il miraggio della doppia cifra alle Europee inizia insomma sabato a pranzo. Berlusconi, Fascina, Tajani e i ministri sono i commensali, anche se non è detto che all’ultimo secondo non venga aggiunto qualche altro posto a tavola. È probabile che, trovandoseli tutti davanti, il Cavaliere torni a insistere sulla ricerca per i nomi da candidare l’anno prossimo, visto che la sua scrivania è ormai invasa da curriculum e profili di gente pronta a spendersi nella caccia grossa alle preferenze.
Il nome del capolista in tutte le circoscrizioni, nei desiderata dell’ex presidente del Consiglio, c’è già. Ed è lui stesso. Forse gli toccherà finanziare tutta la campagna, com’è stato per le ultime Politiche con una spesa — come ha testimoniato ieri l’agenzia Adnkronos — di oltre 42mila euro. Per le risorse della casa, in fondo, neanche troppo.
antonio tajani