Mario Gerevini per www.corriere.it
mogol lucio battisti
Nel nome di Lucio Battisti. La vera storia (e i segreti) sull’eredità del cantante, scomparso a 55 anni nel 1998, è racchiusa nelle vicende burrascose di una società-cassaforte, Acqua Azzurra srl, e dei suoi tre soci. Lì dentro è custodito in esclusiva uno dei tesori più preziosi della musica italiana. Ma come mai oltre un terzo dei proventi dell’intramontabile repertorio finisce nelle casse di una società del potente finanziere francese Vincent Bolloré?
Soci dal ‘69
Per capire bisogna cominciare da una data precisa, molti anni fa, quando il 5 marzo 1969, ancora in piena epoca vinile, esce il primo album «Lucio Battisti», con i testi di Mogol, al secolo Giulio Rapetti. Pochi giorni dopo cantante, paroliere e casa discografica si mettono in società, incanalando tutti i contratti e i diritti. Nasce così la Acqua Azzurra srl, che incassa i soldi dai diritti di sfruttamento (quelli gestiti dalla Siae) di tutta la discografia della coppia. Dodici album fino a «Una giornata Uggiosa», l’ultimo insieme nel 1980. Emozioni, Pensieri e Parole, Il mio canto libero, Ancora tu: è il Battisti dall’inconfondibile voce di«“come può uno scoglio arginare il mare ...», «lo scopriremo solo vivendo …», «il carretto passava e quell’uomo gridava …».
BOLLORE' VIVENDI
L’aquilone del maestro
Il «Sig. Maestro», come si legge in un vecchio documento della società, resta presidente di Acqua Azzurra fino a pochi giorni dalla morte, il 9 settembre 1998. Riservatezza maniacale. Già dalla fine degli anni ’70 riuscire a fotografare l’eremita Battisti era considerato uno scoop, tanto che un giornale lanciò una campagna di “abbattistamenti”. Lui e la moglie, sua coetanea, ex segretaria del Clan di Celentano e conosciuta durante Sanremo 1967, detenevano attraverso la società Aquilone il 56% di Acqua Azzurra, la casa discografica Ricordi il 35% e Mogol il 9%.
lucio battisti e la moglie grazia letizia veronese 7
L’atto notarile
Prima di morire il cantante non lasciò testamento come dimostra un atto del notaio Gianfranco Lepri di Roma dal quale si presentano, pochi giorni dopo la scomparsa di Battisti, il commercialista Ettore Angelino e il pensionato Cesare Pietrangeli, probabilmente fiduciari di famiglia. Sotto giuramento dichiarano che oltre alla moglie e al figlio Luca (oggi 43 anni) “non esistono altri eredi” e che “relativamente all’attività artistica, Lucio Battisti non ha lasciato beni strumentali”.
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Così Acqua Azzurra prende l’assetto definitivo ma moglie e figlio chiudono a tripla mandata la governance: neanche una briciola di gestione è lasciata ai soci di minoranza che pure rappresentano il 44%. Inoltre, ed è il motivo di fondo all’origine dello scontro con Mogol e con Universal, incanalano nei binari stretti di una rigida ortodossia lo sfruttamento del prezioso repertorio. E’ il motivo per cui Mogol, che vorrebbe più elasticità e apertura, denuncia in tribunale la società e la moglie di Battisti, che ne è presidente. In primo grado Acqua Azzurra è stata condannata a risarcire 2,6 milioni a Rapetti.
Il «fatturato» di Battisti-Mogol
Tuttavia il fatturato di Acqua Azzurra è costante negli anni con i soli proventi Siae canonici, compresi tra gli 8 e i 900mila euro e che producono circa mezzo milione a dividendo. I soci lo incassano in proporzione al capitale e dunque il 35% dei proventi delle canzoni Mogol-Battisti vanno a quella che una volta era la Ricordi e oggi è Universal. Cioè una società del gruppo francese Vivendi, primo azionista di Telecom Italia con il 25% e ora al centro della battaglia con Fininvest per gli accordi su Mediaset Premium.
Bolloré... ancora tu
LUCIO BATTISTI MOGOL
Ma chi è il principale socio di Vivendi? Vincent Bollorè, uomo d’affari ben noto nel mondo della finanza e tra l’altro azionista importante (8%) anche di Mediobanca che a sua volta è il più influente socio di Generali. Un puzzle tipico del sistema di relazioni finanziarie e Bolloré ne è al centro. Ora sappiamo che gli arriva anche un terzo dei proventi delle canzoni di Battisti-Mogol.
La battaglia sul bilancio
Chiuso tra le carte societarie è rimasto uno scontro piuttosto violento consumatosi qualche anno fa quando Universal votò contro il bilancio e l’ennesimo rinnovo del cda ad immagine e somiglianza della signora Veronese (nota come Velezia ai tempi in cui scriveva i testi delle canzoni battistiane post Mogol). Ci fu uno scambio di lettere formali che sembrava preludere una rottura insanabile e invece poi è semplicemente scoppiato il grande gelo per cui la vedova governa e Universal abbozza. Mogol, invece, è passato alle vie legali.
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