Estratto dell'articolo di Andrea Bucci e Giuseppe Legato per www.lastampa.it
Vincenza Rapaci
Sei ore. È il tempo trascorso negli uffici della procura di Ivrea dalla dirigente di movimento della stazione di Chivasso, sentita come persona informata sui fatti dalla polizia giudiziaria della Guardia di finanza. Vincenza Rapaci, 25 anni, originaria della Val di Susa, dopo il corso tenuto ad Alessandria, da due anni è in servizio come dirigente di movimento a Chivasso.
È lei la testimone chiave della maxi-inchiesta sul disastro ferroviario di Brandizzo in cui hanno perso la vita cinque operai, travolti dal treno la notte tra mercoledì e giovedì mentre lavoravano lungo i binari.
«Per ben tre volte, quella notte, non ho autorizzato Antonio Massa a dare inizio ai lavori». Vincenza, rientrata anticipatamente dalle vacanze, lo ha ribadito davanti ai magistrati e ai finanzieri. Sei ore in cui ha ripercorso quella tragica notte. All’uscita dagli uffici della procura, alle 19,40, ad attenderla c’erano il compagno e la mamma. […]
Vincenza Rapaci
Quella sera la dirigente di movimento non autorizzò l’avvio dei lavori e in una telefonata, la terza avuta con Massa, il preposto di Rfi alla sicurezza del cantiere (indagato insieme ad Andrea Gibin Girardin, capo squadra degli operai morti), udì dall’altra parte del cavo un rumore fortissimo, «come se fosse esploso un grosso petardo, una bomba».
Una testimonianza fiume, ma fondamentale per le indagini. Perché da ora le attenzioni dei magistrati eporediesi Valentina Bossi e Giulia Nicodemi e della procuratrice capo Gabriella Viglione, si starebbero concentrando sulle condotte adottate durante i lavori lungo i binari. Sembra proprio che l’imprudenza di attaccare a lavorare prima di aver ottenuto l’interruzione della linea fosse una prassi consolidata. [...]
video degli operai poco prima dell incidente a brandizzo 2
Non è un caso, infatti, che le pm Bossi e Nicodemi abbiano ascoltato tre operai di Si.gi.fer, l’azienda di Borgo Vercelli per la quale lavoravano i cinque operai morti. Tra loro anche Antonio Veneziano, ex dipendente dell’azienda, già collega di lavoro del più giovane degli operai deceduti (Kevin Laganà). «È già capitato molte volte di iniziare i lavori in anticipo: in molte occasioni in cui ho lavorato (alla Si.gi.fer, ndr), quando sapevamo che un treno era in ritardo ci portavamo avanti con il lavoro».
Qualche esempio: «C’era una regolazione cioè il restringimento del binario, da fare con un convoglio atteso fuori dall’orario corretto di transito? Iniziavamo a lavorare, svitando i chiavardini (sistema di fissaggio delle rotaie alle traversine in legno, ndr), dopodiché, prima del transito dei convogli ci buttavamo fuori dai binari. Eravamo in sei-sette e in quei casi c’era chi guardava le spalle: l’altra notte non è andata così, erano tutti sulla massicciata». [...]
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