Anais Ginori per la Repubblica - Estratti
stravaleaks macron
Il culto del corpo a scapito della sicurezza del Capo. Le Monde pubblica un’inchiesta su Strava, una delle applicazioni più usate da chi fa footing, con oltre 125 milioni di utenti nel mondo. Tra chi è abituato a registrare attraverso dispositivi elettronici tempi, percorsi e prestazioni sportive ci sono però anche i bodyguard di Emmanuel Macron e di altri leader come Joe Biden e Vladimir Putin. Il giornale francese, nella prima parte dell’inchiesta ribattezzata “Stravaleaks” e dedicata a Macron, rivela che circa una dozzina degli agenti dell’Eliseo utilizza regolarmente la popolare applicazione, condividendo apertamente le proprie corse.
strava
Questi percorsi visibili nella grande comunità di Strava sono diventati così un modo di geolocalizzare anche gli indirizzi frequentati da Macron. Ogni volta che si sposta, i suoi “angeli custodi” vanno infatti qualche giorno prima per delle ricognizione, dormendo spesso negli alberghi dove poi arriverà il leader. E ad ogni tappa non mancano di fare un salutare footing, pubblicato su Strava.
Le Monde ha ricostruito così un centinaio di spostamenti di Macron negli ultimi sette anni. Viaggi ufficiali, risalendo a informazioni riservate, per esempio gli hotel in cui pernottava, e soggiorni più privati, come le vacanze. I bodyguard hanno anche condiviso foto personali, con amici e parenti, mentre per il ruolo che ricoprono la loro riservatezza dovrebbe essere assoluta.
stravaleaks macron
Un peccato di vanità ai tempi dei social, che diventa di più grave se mette a repentaglio la protezione di un leader del G7. Macron non è solo.
Le Monde promette nuove rivelazioni sulla Casa Bianca e sul Cremlino.
Intanto, l’Eliseo ha cercato di minimizzare sostenendo che l’uso di Strava di qualche agente non avrebbe conseguenze sulla sicurezza del capo dello Stato. Il quotidiano ha allertato lo staff di Macron quindici giorni fa eppure — notano gli autori dell’inchiesta — molti profili dei bodyguard identificati sono ancora su Strava. L’app era già finita nel mirino del Pentagono per l’utilizzo che ne facevano dei soldati americani, con gli stessi rischi di condividere informazioni sensibili su basi militari.
Strava si difende ricordando che i «dati sulla posizione vengono utilizzati solo con un consenso esplicito» degli utenti.
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