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    POTREBBERO ESSERCI ALTRI INDAGATI NELL’INCHIESTA SUL “DOSSIERAGGIO”, OLTRE AL FINANZIERE PASQUALE STRIANO? AL VAGLIO LA POSIZIONE DI ANTONIO LAUDATI, RESPONSABILE DEL SERVIZIO OPERAZIONI SOSPETTE, CHE POTREBBE ESSERE CONSIDERATO PARTE LESA - STRIANO SOSTIENE DI AVER RACCOLTO LE INFORMAZIONI SU IMPULSO DEL MAGISTRATO, E DI AVER TENUTO UN DIARIO ELETTRONICO DI TUTTE LE OPERAZIONI SVOLTE – LA SUA ERA UNA DELEGA IN BIANCO? PER OGNI NOME C’ERA STATA UNA AUTORIZZAZIONE SPECIFICA? 


     
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    Estratto dell’articolo di Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”

     

    guido crosetto foto di bacco (3) guido crosetto foto di bacco (3)

    Non ci vorrà molto a capire se l’inchiesta sul «dossieraggio» denunciato dal ministro Guido Crosetto […] vedrà altri indagati: in particolare il magistrato responsabile del Sos (Servizio operazioni sospette), Antonio Laudati.

     

    Oppure se lui e l’organismo di coordinamento delle indagini antimafia saranno considerati parti lese di una presunta attività illecita da parte del finanziere Pasquale Striano. […]

     

    CAFIERO DE RAHO CAFIERO DE RAHO

    Nell’ipotesi iniziale della Procura si trattava di accesso abusivo a sistema informatico. In quella del ministro Crosetto del «tentativo di condizionare la composizione del nuovo governo attraverso l’acquisizione illecita e la diffusione strumentale di notizie false».

     

    Accuse che l’indagato ha respinto in toto. Spiegando ai pm romani di aver raccolto informazioni su «impulso» di Laudati. E pronto a dimostrarlo ora ai pm umbri. Secondo il quotidiano La Verità grazie a un diario elettronico, tenuto giorno per giorno, sulle richieste di accertamenti ricevute. «Si è sempre mosso nell’alveo delle regole, seguendo le direttive che gli arrivavano e senza divulgare notizie coperte dal segreto istruttorio» assicura il suo avvocato Massimo Clemente.

     

    Fare presto è l’obiettivo della Procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone. Senza rallentare per il consueto stop di Ferragosto, anzi accelerando. Si vogliono chiarire al più presto i contorni di un’inchiesta che fa fibrillare la politica tra timori di presunti dossieraggi e richieste di interventi normativi che buttino via, assieme «all’acqua sporca» del presunto complotto, persino preziose norme anti-riciclaggio e la legge Spazzacorrotti.

     

    raffaele cantone foto di bacco raffaele cantone foto di bacco

    I pm dovranno gettare luce su quella «zona grigia» relativa al mandato del finanziere.

    Era una delega in bianco? O per ogni nome da approfondire c’era stata una autorizzazione specifica? E perché, visto che la Dna ha il compito di coordinare indagini altrui?

     

    L’allora capo della Procura Antimafia, eletto nel M5S, Federico Cafiero De Raho, destinatario ultimo delle informazioni sui soggetti sospetti, ha cercato di chiarire il meccanismo che, assicura, impedisce la «pesca a strascico». «In Dna — spiega — c’è una tutela incredibile dei soggetti sospettati. I dati che giungono dall’Ufficio Informazioni bancarie della Banca d’Italia come operazioni di sospetto riciclaggio sono criptati. Il sistema li incrocia con le banche dati delle procure distrettuali antimafia e se i nomi coincidono con soggetti accusati di mafia li segnala alla Dna che li gira alle dda».

     

    antonio laudati 5 antonio laudati 5

    E da dove viene allora «l’impulso»? «Sono verifiche accurate», chiarisce De Raho, svolte prima di inviare tutto alle Dda, anche incrociando informazioni di altre banche dati e fonti aperte. E passavano il vaglio prima di Laudati, poi dell’allora procuratore aggiunto della Dna, Giovanni Russo, per arrivare, in appositi fascicoli, al superprocuratore.

    Un meccanismo che l’attuale capo della Dna Giovanni Melillo ha bruscamente mutato, avocando a sé la supervisione del Servizio operazioni sospette. Ma di ciascun passaggio, informatico e non, resta traccia. Quindi dovrebbe essere molto facile risalire a come è andata la fuga di notizie che ha allarmato Crosetto. […] Non è difficile appurare le mosse del finanziere: gli accessi ad altre banche dati richiedono una password personale. Più difficile risalire agli eventuali mandanti.

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